Titolo originale: Men , uscita: 20-05-2022. Budget: $6,500,000. Regista: Alex Garland.
Intervista ad Alex Garland su Men: lo stato dell’horror e le influenze, da Suspiria a The Wicker Man, passando per L’attacco dei Giganti
26/08/2022 news di Alessandro Gamma
Abbiamo fatto quattro chiacchiere col regista di Men, approfondendo la sua connessione col cinema di genere
Con un passato da fumettista e da scrittore (è suo il romanzo The Beach da cui venne tratto il film con Di Caprio), il britannico Alex Garland ha fatto il salto nel cinema nel 2001, firmando prima la sceneggiatura dell’horror 28 giorni dopo di Danny Boyle e poi del fantascientifico Sunshine (2007).
Il passaggio alla regia è invece avvenuto nel 2015 con Ex Machina (di cui ha curato anche lo script, che ottenne la nomination all’Oscar), cui ha fatto seguito nel 2018 Annientamento, adattamento dell’omonimo romanzo sci-fi di Jeff VanderMeer.
E ora, dopo la presentazione in anteprima all’ultimo Festival di Cannes, Alex Garland arriva nei cinema italiani con la sua ultima fatica, il criptico Men (la recensione), che vede protagonisti assoluti Jessie Buckey e Rory Kinnear.
Abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con il filmmaker 52enne, col quale abbiamo soprattutto affrontato il suo rapporto stretto con il cinema horror.
Il tuo Men ha diviso la critica, forse perché si può considerare un film ‘di rottura’, capace di ribaltare quelle che sono considerate ormai le convenzioni del genere. Quale pensi possa essere il segreto per realizzare un horror efficace? Pensi che la ‘credibilità’ del contesto aiuti in tal senso rispetto ad opere più di finzione e ‘irreali’?
Non saprei. Probabilmente dipende da film horror a film horror, e nel modo stesso in cui i film del terrore funzionano. Credo ci sia un tipo di horror che si rifà deliberatamente a paure che molti individui sperimentano nel mondo reale. Quindi, con Halloween di John Carpenter, ad esempio, è la paura nei confronti di un maniaco che penetra in una casa, o qualcosa di simile.
Il primo film in cui ho lavorato era un horror intitolato 28 Giorni Dopo, che è essenzialmente uno zombie movie. E, in un certo senso, non ha nulla di realistico. Non esistono gli i morti viventi. Le nostre strade non sono piene di persone che mangiano cervelli. Eppure, ha risvegliato qualcosa nelle persone e ha funzionato come film del terrore.
Perciò credo che ‘horror’ sia una accezione molto ampia e includa, in un certo modo, anche titoli come Alien. Comparando brutalmente Halloween e Alien, sono decisamente differenti nel modo in cui si relazionano con la realtà. Quindi, credo che i confini dell’horror siano molto estesi, in senso positivo.
Ti sei appoggiato a riferimenti visivi e stilistici precisi per Men? Ci sono particolari film a cui magari hai guardato prima di iniziare a girarlo?
Non in maniera specifica. Ci sono molti film che mi frullavano in testa e dai quali sono stato inevitabilmente influenzato, anche senza rivederli un’altra volta prima di iniziare le riprese di Men. Penso ad esempio a Suspiria, e nello specifico all’uso dei colori in Suspiria. Poi, penso all’uso di colori in Men, con quei rossi e i verdi molto accesi. Credo ci sia una connessione tra Suspiria e Men, di un tipo meno immediato da individuare per gli spettatori.
Poi ci sono invece affinità più facili da intravvedere. C’è un’inquadratura in Men, una prospettiva in prima persona con una telecamera mobile, che si muove velocemente verso una donna in piedi fuori dalla casa, poi lei entra in casa e sbatte la porta, che è in effetti un’inquadratura ripresa da La Casa di Sam Raimi. Conosco benissimo questi film, coi quali sono cresciuto … Alcuni mi hanno influenzato molto, primo tra tutti il già citato Suspiria, sia per la colonna sonora che a livello visivo. Tuttavia, non li ho dovuti rivedere perché erano insiti già nel mio DNA di regista.
Parlami un po’ delle ingerenze – più o meno evidenti – di The Wicker Man, L’attacco dei giganti e Un lupo mannaro americano a Londra su Men
Andando con ordine, è molto difficile realizzare un film britannico che rientri nel sottogenere folk horror senza conoscere The Wicker Man, perché è praticamente il folk horror per antonomasia, seminale. Esistono in effetti altri folk horror precedenti, ma questo è quello che ha definito il paradigma, su molti livelli: ha a che fare con l’immaginario, con il tono, con l’allusione a cose molto antiche e comprese solo in parte dagli uomini, aspetti di questo tipo. Quindi, The Wicker Man è come un Titano che proietta un’ombra molto estesa e lo vedi per forza all’orizzonte.
Nel caso di L’attacco dei giganti, invece, ero interessato al modo in cui rappresenta i giganti, le loro sembianze fisiche. L’immaginario horror, spesso, trova modi di rendere le cose spaventose ricorrendo a tecniche particolari come le silhouette, grandi forme mascoline dimorfiche, cose che sembrano incredibilmente potenti, o magre in modo innaturale. È come una forma di caricatura estrema.
Ciò che ha fatto L’attacco dei giganti è stato di rendere le forme umane patetiche e goffe. Così erano davvero spaventose, ma allo stesso tempo avevano qualcosa di impacciato e di patetico. Ho cercato di replicare questo aspetto in Men: il mostro aveva una sorta di patetico ed ero interessato nel modo in cui l’avevano realizzato. In gran parte era il risultato della postura e del modo di muoversi, che in parte persiste nel mio film.
Nel caso di Un lupo mannaro americano a Londra ha a che fare invece con la scena della trasformazione mostruosa di un corpo, dove vedi ‘in diretta’ il protagonista nel momento in cui muta in un lupo mannaro. Si sono seduti a un tavolino chiedendosi cosa capitasse davvero quando ci si trasforma in un licantropo: il tuo cranio cambia forma, i tuoi arti si devono espandere, la muscolatura intorno alle ossa deve cambiare. Ha creato uno standard.
Film come Un lupo mannaro americano a Londra, i lavori di David Cronenberg, o La Cosa di John Carpenter in cui sono stati creati una serie di elementi collegati all’immaginario del body horror, sono collegati al senso di disagio generato negli spettatori per il modo in cui i muscoli e le ossa vengono mostrati mentre si muovono sotto la pelle in modi mostruosi.
In Men ho cercato – più che altro – un modo di rendere visivamente gli aspetti body horror che non si limitasse a ripetere ciò che Un lupo mannaro americano a Londra, o La Cosa o David Cronenberg avevano già fatto prima. Nonostante siano tra i miei favoriti, specie quello diretto da John Carpenter, non volevo necessariamente ripetere in Men cose già viste.
Visto che hai introdotto l’argomento, mi pare di capire che tu sia un fan degli effetti pratici piuttosto che della CGI per quanto riguarda la creazione di mostri, e in Men c’è una davvero raccapricciante che coinvolge sul finale Rory Kinnear …
Si è vero, In Annientamento, ad esempio, ho usato una enorme testa di una specie di orso, una creazione artigianale impressionante. Un animatronic davvero straordinario, specie nel suo modo di muoversi e di funzionare. Molto di quello che vedi invece nella scena del parto in Men, quasi tutto lì è invece in CGI.
Abbiamo usato effetti pratici solamente per il framing, per capire come costruire le inquadrature nel momento in cui poi avremmo girato. Devi sapere che le riprese di Men sono state molto veloci. E una delle caratteristiche degli effetti pratici è che per impiegarli devi avere molto tempo a disposizione. Noi abbiamo avuto pochi giorni a disposizione, quindi abbiamo usato soprattutto VFX, anche nella scena del parto cui facevi riferimento.
Spostiamoci ora sul Green Man, una figura arcana che al cinema non si era curiosamente mai vista nel modo in cui lo presenti in Men
Non so perché. Credo sia un po’ un mistero. Di sicuro, in Inghilterra, cresci immerso nelle immagini del Green Man. Eppure, Io non mi sono reso conto dell’immaginario relativo al Green Man fino a quando non ho avuto trent’anni. Quando però te ne rendi conto, noti che è davvero ovunque. Se parli con gli inglesi, molti di loro non sapranno dirti con esattezza cosa sia il Green Man, non ne sono consapevoli appieno. Se esco da casa mia, però, so che quattro strade più in là, c’è un Green Man scolpito sulle volte di pietra soprastanti le porte di molte case.
C’è un pub davanti a cui passo spesso quando vado al lavoro che si chiama proprio The Green Man Pub. A essere precisi, l’immaginario relativo al Green Man è presente anche nella tua Italia, perché appare in alcuni mosaici romani. Puoi trovarlo anche in Iraq, in Germania e Francia. È un elemento dell’immaginario assai più comune di quanto la gente lo percepisca, fatto che lo rende per me particolarmente interessante: è tutto intorno a noi, ma non lo vediamo. Ed è proprio questo che trovo affascinante.
Come valuti lo stato di salute del genere horror in UK – e al di fuori – nel 2022?
Mi sembra che sia in salute, decisamente. Il cinema horror, fintanto che verrà proiettata nei cinema, sarà in salute. Fin dai primi film della storia è possibile trovare degli horror, perché puoi realizzarli con pochissimi mezzi. Non c’è problema se il film è ambientato dentro una casa e con solo quattro persone. Se invece vuoi girare un thriller politico, è molto complicato farlo allo stesso modo.
Robert Eggers con The Witch o Ari Aster, o anche il recente Titane … Ci sono molti registi e molti film interessanti in giro ultimamente. Credo che il genere sia florido come lo è sempre stato, in parte per motivi pratici … è anche un buon genere con cui cimentarsi con il tuo primo film, ma anche perché è qualcosa che serve alla gente … Non puoi guardare solo commedie romantiche per tutta la vita!
A cosa stai lavorando ora?
Sto lavorando a un film action dal titolo Civil War. Ho finito di girarlo un paio di settimane fa e sono appena tornato in Inghilterra per cominciare a lavorare al montaggio. Sarà finito, probabilmente, all’inizio del 2023. In realtà un film di guerra, ma c’è anche azione.
Quindi il tuo futuro è lontano dall’horror?
Non mi pongo limiti in termini di genere: potrebbe essere un film sci-fi, un thriller o un horror, che importa? Fintanto che è un buon film non conta. Non lascerò da parte l’horror fintanto che non lascerò perdere la regia, e a quel punto abbandonerò semplicemente il cinema. Come genere, credo che l’horror sia valido come tutti gli altri, e io personalmente amo il cinema di genere!
Di seguito il trailer italiano di Men, nei cinema dal 24 agosto:
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