Voto: 6/10 Titolo originale: The Jack in the Box , uscita: 09-11-2019. Regista: Lawrence Fowler.
Jack in the Box: la recensione del film horror di Lawrence Fowler
16/09/2020 recensione film Jack in the Box di William Maga
Il regista inglese trasforma il tranquillo gioco per bambini in un nuovo terrificante boogeyman, metà clown e metà demone
Come ogni appassionato sa bene, un sottogenere dell’horror ormai piuttosto ‘importante’ è quello che vede protagonisti i clown spaventosi. Che si tratti del Pennywise di IT, del Captain Spaulding di La Casa dei 1000 Corpi o dell’Art di Terrifier, questi essere più o meno demoniaci terrorizzano con regolarità da anni il pubblico, anche quello meno coulrofobico.
I pagliacci fanno paura essenzialmente perché nascono per essere ‘intrattenitori’ dei più piccoli (stessa sorte che tocca a bambole e giocattoli), ma sul grande schermo si trasformano in creature che compiono le gesta più truci e malvagie. Ora, alla lista di titoli del terrore si aggiunge Jack in the Box del britannico Lawrence Fowler (Curse of the Witch’s Doll), che porta le radici di questa paura a un livello completamente nuovo, trasformando il tradizionale giocattolo – poco diffuso in Italia, molto nel mondo anglosassone – in qualcosa di decisamente più pericoloso.
Per chi non fosse pratico, il ‘Jack in the Box’ nasce sulla scorta di una leggenda francese, secondo cui queste scatole furono costruite per contenere gli spiriti maligni al loro interno. In effetti, la traduzione letterale di “Diable en boîte” è effettivamente “Diavolo in scatola”, quindi è facile capire da dove sia venuta al regista l’ispirazione principale per il suo racconto.
Quando Norman Cleaver (Philip Ridout) trova una vecchia jack in the box e la porta a casa, entusiasta inizialmente della sua nuova scoperta. Presto però accade qualcosa di orribile, che lo porta a credere che l’oggetto abbia una vita propria.
Dodici anni dopo, la scatola viene ritrovata da Casey Reynolds, dipendente di un museo (Ethan Taylor). Ambientare il film – che già soffre degli inevitabili problemi di tutte le opere a basso budget – sullo sfondo di un museo si rivela una mossa intelligente, poiché i personaggi sono circondati da altri artefatti raccapriccianti e di solito si trovano da soli.
Casey si è trasferito nel Regno Unito per il suo amore verso gli oggetti d’antiquariato, e viene rivelato che prima era un curatore quando viveva ancora negli Stati Uniti. Quindi era solo questione di tempo prima che si interessasse alla jack in the box tra gli altri manufatti presenti nell’edificio.
Lui e la sua collega Lisa Cartwright (Lucy-Jane Quinlan) scoprono così che è stata inviato al museo in seguito allo sgombero di una casa ed è stata semplicemente etichettata come “Scatola sconosciuta”. La donna gli suggerisce quindi di aprirlo e, come possiamo ampiamente immaginare, questa si rivelerà essere una pessima idea.
Con lo scoperchiamento della scatola, infatti, Casey libera involontariamente uno spirito, che viene semplicemente indicato come Jack, che inizia a terrorizzare tutti quelli che gli capitano a tiro, con risultati orrorificamente gustosi e momenti raccapriccianti.
Più che la banalità della sceneggiatura, eccessivamente verbosa e inutilmente affastellata, è il creature design del boogeyman del titolo a destare grande impressione – specie perché frutto di make-up applicato sull’attore e non di CGI, che lo rende una creatura disumana, simile per certi versi allo Slenderman, ma che rimanda anche al Pinhead della saga di Hellraiser e alla sua scatola di Lemarchand. Il suo aspetto è terrificante almeno quanto la sua ‘innocua’ controparte giocattolo. Per nostra fortuna, pur comparendo con forse eccessiva parsimonia, Robert Nairne offre una performance brillante. E questo – se non si hanno grosse pretese – già non è cosa da poco.
Jack è un orrendo miscuglio di pagliaccio e demone, dai denti affilatissimi e dal corpo allampanato.
Oltre ai dignitosi effetti speciali, anche il sound design sorprende per un prodotto sostanzialmente indipendente, col ricorso alle tipiche musiche da giostre e Luna Park distorte e l’uso della famigerata melodia “Pop Goes the Weasel” in maniera ben poco tradizionale e rassicurante.
Come detto, le aspettative sono (quasi) tutto nell’approcciarsi alla visione dell’ennesimo horror con clown psicopatici / killer, quindi è meglio non pensare di trovarsi di fronte a qualcosa di inedito o particolarmente inventivo. Sebbene il concetto di un raccapricciante jack in the box sia interessante, il film di Lawrence Fowler non fa poi molto per elevarsi al di sopra di blasonati ‘cugini’ come The Conjuring o Annabelle, pescando da temi e sequenze similari e abusate.
Sebbene la storia sia piuttosto stereotipata, Jack in the Box in fondo risulta una visione scorrevole – anche per i valori produttivi mostrati – e una piacevole variazione sul tema delle ‘bambole assassine’, buona per una serata di fine estate in cui l’offerta di prodotti simili scarseggia.
Di seguito trovate il full trailer italiano di Jack in the Box, nei nostri cinema dal 17 settembre:
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