Voto: 5/10 Titolo originale: Kin , uscita: 29-08-2018. Budget: $30,000,000. Regista: Jonathan Baker.
Kin (2019): la recensione del pasticciato film sci-fi con James Franco e Dennis Quaid
19/08/2019 recensione film Kin di William Maga
I fratelli australiani Jonathan e Josh Baker debuttano al cinema con la versione lunga di un precedente cortometraggio, mescolando toni e intuizioni poco felici
È raro (ma nemmeno troppo …) trovare un film così sconclusionato come Kin, primo capitolo di una possibile saga che inizia come un dramma familiare disfunzionale, si trasforma in un road movie e si conclude in un film d’assedio in salsa sci-fi. Con cambiamenti di tono apoplettici capaci di provocare un colpo di frusta, i fratelli e co-registi esordienti australiani Jonathan e Josh Baker perdono rapidamente il controllo della loro storia (iniziata come un cortometraggio del 2014, intitolato Bag Man).
A volte tedioso e arrancante e altre cartoonescamente sciocco, Kin raramente funziona e, quando lo fa, lo è spesso per ragioni sbagliate. Si tratta in sostanza di un pasticcio che si appoggia a un deus ex machina imperdonabile, che non solo chiude il film, ma promette almeno un sequel (che mai vedrà a luce …). Oltretutto, questa scelta non può che generare frustrazione, in quanto gli elementi più interessanti della torturata narrazione rimarranno inespressi.
Kin si apre presentandoci i membri dell’infelice famiglia Solinski: il padre single Hal (Dennis Quaid) e i suoi due figli – il 14enne Eli (Myles Truitt – una delle poche cose buone che il film ha da offrire) e il 21enne ex truffatore Jimmy (Jack Raynor). La storia spende una quantità eccessiva di minuti a costruire legami ed esplorare fessure, il che potrebbe essere interessante se questi aspetti fossero stati trattati come qualcosa di più di un mero passaggio ‘obbligato’.
Scopriamo presto che Jimmy ha un debito di 60.000 dollari con uno strozzino, Taylor Balik (James Franco, ancora in fase ‘Tommy Wiseau’ …), che non è affatto un tipo tollerante. Per ottenere i soldi, Jimmy accompagna Taylor nell’ufficio di Hal, dove intendono aprire la cassaforte. Sfortunatamente, papà si presenta in un momento inopportuno e viene ucciso (non una delle apparizioni più infelici per il 65enne, che ha intascato soldi buoni per pochi giorni di lavoro).
La ‘seconda parte’ di Kin segue invece il ‘road show’ di Jimmy ed Eli, una sequela di momenti standard per i due fratelli che si fanno strada attraverso il paese a bordo di un furgoncino. Lungo il tragitto, raccolgono una spogliarellista (Zoe Kravitz), che resta con loro almeno fino al lago Tahoe (essendo PG-13, l’attrice – unica presenza femminile del cast assieme al cammeo di Carrie Coon – diventa l’ultima spogliarellista di Hollywood a rimanere completamente vestita mentre si esibisce, una procedura operativa standard negli strip club …).
Nel mentre, Eli comincia a giocare con una misteriosa arma spaziale che ha trovato in magazzino abbandonato dietro casa – una sorta di futuristica pistola a raggi dall’enorme potere distruttivo che solo lui può impugnare (alla Judge Dredd insomma). Ogni volta che la attiva però, questa si comporta come una sorta di richiamo per alcuni soldati corazzati in stile Halo che la stanno cercando. Il viaggio termina quando Jimmy ed Eli vengono arrestati e portati in una stazione di polizia. Proprio qui si palesano Taylor e i suoi sgherri che, in pieno stile Terminator, iniziano a falciare poliziotti per raggiungere la loro preda. Prima dei titoli di coda, la fantascienza pura prende finalmente il sopravvento.
Per quanto Kin cerchi di sviluppare i suoi personaggi, il risultato è poco brillante. Jimmy è uno sbandato che rifiuta fermamente di assumersi qualsivoglia responsabilità per le sue azioni, eppure il film lo approccia con simpatia. Eli invece perde la testa quando da bravo ragazzo che non ha mai commesso alcun crimine grave decide di spazzare via senza pensarci due volte alcuni cattivi, senza un attimo di esitazione o rimorso.
La mancanza di profondità psicologica in questa scena è quasi scioccante, anche per un lungometraggio d’azione / avventura senza pretese, specialmente quando ci si rende conto che Jonathan e Josh Baker si aspettano palesemente che gli spettatori esultino davanti a tali morti. Già. I due registi sembrano volere che il pubblico urli e applauda un quattordicenne che usa una pistola a raggi per far esplodere le persone.
Come anticipato, poi, il finale scombinato offre tre ulteriori elementi che portano Kin al di là della soglia di speranza di redenzione o di piacevole guardabilità. C’è un deus ex machina.
Sì, è vero, viene in qualche modo prefigurata, ma sembra comunque ugualmente una soluzione ben poco inventiva e facilotta. C’è un prolisso spiegone che in realtà non chiarisce molto. E – per qualche ragione ignota – c’è infine la promessa che la storia raccontata fin lì sia appena un assaggio e che ci sia molto altro ancora da scoprire.
Pur non avendo alzato completamente bandiera bianca preventivamente e aver optato per una distribuzione direttamente in VOD, Lionsgate e Summit Entertainment hanno senza dubbio riconosciuto la mancanza di potenziale al botteghino del film. Kin – che è costato 30 milioni di dollari – è infatti stato pubblicizzato assai debolmente negli Stati Uniti (anche – e soprattutto – a causa dei problemi di James Franco, al centro di accuse per molestie), dove è stato distribuito già nell’agosto del 2018 durante uno dei fine settimana più scarichi dell’anno, incassando meno di 6 milioni di dallori.
Il suo fallimento finanziario era quindi ampiamente previsto ma, per qualcosa di così disordinato e fondamentalmente insoddisfacente, non è niente di meno di quello che un’opera del genere merita. Ad maiora (su Netlix probabilmente …)
Di seguito trovate il trailer nella versione italiana e internazionale (per meglio apprezzare le voci originali) di Kin, a sorpresa nei cinema italiani dal 15 agosto:
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