Titolo originale: Ghostland , uscita: 14-03-2018. Regista: Pascal Laugier.
La casa delle bambole – Ghostland: interpretazione del film di Pascal Laugier
10/12/2018 recensione film La casa delle bambole - Ghostland di Redazione Il Cineocchio
Proviamo a fare chiarezza nell'horror scabroso e allucinato diretto dal regista francese, che getta le sue protagoniste in un incubo perverso dove realtà e immaginazione scarsamente scindibili
Che piaccia o meno, La casa delle bambole – Ghostland di Pascal Laugier è un film che difficilmente lascia indifferenti (la nostra recensione) e che altrettanto quasi certamente non è destinato indistintamente a chiunque. La storia è scarna, ai limiti dell’inesistente e i cattivi non sono pienamente descritti, approfonditi e nemmeno troppo inventivi.
La donna transgender che vediamo è più vicina ai personaggi di un fosco cartone animato che a una persona reale e la sua presenza senza il beneficio di una backstory è piuttosto banale e antiquata. Il gigantesco mostro bambinone sembra uscito da I Goonies, ma manca della sensibilità o dell’affabilità del classico degli anni ’80. Detto questo, l’intera vicenda può lasciare spiazzati visto il modo in cui il regista francese l’ha costruita, quindi proviamo a venire a capo dell’horror con una spiegazione / interpretazione di quello che accade alle due protagoniste, Elizabeth “Beth” Keller (interpretata da Crystal Reed ed Emilia Jones) e Vera (Anastasia Phillips e Taylor Hickson).
La casa delle bambole – Ghostland racconta la storia di due sorelle che vengono picchiate, torturate e tenute in ostaggio da un paio di individui seriamente malati. Una famiglia composta da mamma e due figlie si trasferisce nella casa ereditata da una zia. Facciamo così la conoscenza di Vera, la sorella più dura e più aperta, Beth, un’aspirante scrittrice introversa e la loro madre (Mylène Farmer). Improvvisamente le tre donne vengono attaccate e terrorizzate da due persone, per ragioni sconosciute. L’assalto è tanto rapido quanto brutale, e non lascia nulla all’immaginazione dello spettatore, il che è positivo perché poco dopo all’immaginazione del pubblico viene chiesto di fare un salto attraverso la follia.
Interlacciate tra questi momenti da pura home invasion ci sono scene che mostrano la Beth ‘del futuro’. Mescolando scene di due timeline o realtà diverse (ci torneremo dopo) Pascal Laugier cerca di mostrare quanto possa essere flessibile la mente umana nel superare un duro trauma. Le sequenze dell’infanzia si mescolano infatti ad atimi iper-reali di un futuro perfetto e ad una ragazza matura che ha realizzato il suo sogno di scrivere romanzi horror per lavoro. Ora è una scrittrice di successo, che gira il paese rilasciando interviste. È anche sposata, benestante e felice.
Ci sono moltissimi suggerimenti fin dall’inizio che tutto non è come sembra. Indizi palesi di qualcosa che si vedrà più avanti vengono pesantemente prefigurati, per indurre chi osserva che qualcosa non va come invece appare. Ad esempio, la nostro precoce scrittrice spiega nella sua prima scena che lei fugge nelle sue storie e che sono sue amiche. Inoltre, le sequenze della realtà apparentemente attuale sembrano parecchio surreali e fin troppo immacolate, quasi oniriche, con la messa a fuoco sfocata e ambientazioni idilliache. I dialoghi sono superficiali e i colori virati al rosa.
Di primo acchito, La casa delle bambole – Ghostland è un’opera sull’abuso violento e il suo effetto sulla mente. Beth è una ragazza dotata di immaginazione e lei e sua sorella si sono ritrovate in una delle peggiori circostanze possibili. Con nient’altro che violenza e morte intorno a lei, Beth si ritira in un mondo fantastico del futuro e crea una realtà così sfaccettata e credibile che riesce addirittura a convincere se stessa per diversi giorni di essere sopravvissuta all’ ‘incidente’ e aver continuato a vivere una vita piena e di successo.
Niente di tutto questo è ovviamente vero però. Mentre sua sorella viene torturata senza pietà per giorni, lei si è isolata, lasciando Vera a cavarsela completamente da sola. Alla fine Vera riesce a destare sua sorella e le due ragazze iniziano a combattere per le loro vite, ma non prima di molti altri episodi psicotici, due poliziotti morti, un fallito tentativo di fuga e la visione di una bambola sciolta con la fiamma ossidrica che si fatica a dimenticare.
Alla fine, le due vengono adagiate su alcune barelle e trasportate fuori dalla casa della zia, dopo essere state salvate. Immagini del cortile e dell’interno dell’abitazione mostrano un luogo ben oltre l’eclettico, che ha sterzato completamente nella terra di un serial killer disturbato. Questo fa sorgere la prima grande domanda: la loro mamma le ha davvero portato in una casa che si presenta in quella maniera, per giunta situata nel bel mezzo del nulla?
Una cosa è essere circondati da enormi quantità di “cose” ovunque, ma è una cosa completamente diversa se tutte quelle “cose” sono bambole raccapriccianti a cui mancano gli arti, infilate dentro a gabbie e con parti del corpo sciolte … La famigliola viene adocchiata per la prima volta dai maniaci che guidano un camion dei dolci, naturalmente, in un minimarket non troppo lontano dalla loro nuova casa.
Possibile che nessuno abbia fatto caso alla spaventosa struttura abbandonata o notato l’aspetto sinistro dei due futuri killer, che evidentemente si erano appostati proprio lì? E nel caso, perché nessuno è intervenuto prima? Come hanno fatto questi due stramboidi amanti delle bambole, presenza fissa della zona, e evitare la cattura così a lungo? La casa appare essere stata infatti chiaramente abitata dai due da un po’.
Forse le due ragazze non sono mai arrivate a casa della zia e ogni cosa che vediamo, dopo la sosta al negozio, fa parte di un’illusione. E se la madre fosse stata uccisa lungo la strada e Vera e Beth fossero state trascinate nella casa? Questa spiegazione – furbetta – certamente aiuterebbe a comprendere alcune parti meglio della visione suggerita dal film.
Inoltre, uno dei quadri che appaiono nella casa ‘del futuro’ di Beth così come pure nella casa delle torture mostra il volto del suo futuro marito. Piccoli dettagli come questo sono appena intuibili durante la prima visione di La casa delle bambole – Ghostland, ma diventano evidenti quando lo si ri-guarda con la consapevolezza che niente è come sembra.
Nel corso di una scena particolarmente bizzarra, la Beth adulta ha una conversazione circa la sua esperienza di scrittura con H.P. Lovecraft a una cena di gala. Il fatto che lo scrittore dei Providence sia morto a qual punto da circa ottant’anni dimostra quanto la donna abbia perso il lume della ragione. Guardare Vera nell’illusione creata da Beth mentre viene aggredita da forze invisibili e vedere le sue dita contorte in modi impossibili fa capire che c’è qualcosa che non va secondo logica e razionalità.
C’è poi un’ultima domanda cruciale. Uno dei soccorritori chiede a Beth se sia appassionata di sport, poiché è stata così forte e coraggiosa. La ragazza guarda allora dritto nella telecamera e rompe la quarta parete esclamando: “No, io amo scrivere storie“. A prima vista, sembrerebbe una dichiarazione netta sulla forza del personaggio, che, dopo tutto quello che è capitato, non si è ‘spezzata’.
Ci fossimo trovati davanti a un altro film, avrebbe potuto tranquillamente essere così, ma questo è La casa delle bambole – Ghostland, un’allucianazione all’interno di un delirio, e la fuga dalla realtà è il nome del gioco. Esistono in definitiva due possibilità: sua sorella è morta nella casa e Beth è l’unica sopravvissuta. O nessuna delle due è stata salvata e si trovano ancora in balìa dei killer. Vera non emette alcun suono mentre viene portata fuori dai paramedici, il che può indurre qualcuno a pensare che sia già morta.
Il suo sguardo perso nell’oblio … forse tutto quello che vediamo è quello che Beth stessa vede mentre viene torturata ancora dentro la casa degli orrori. Con la dipartita di Vera, la sanità mentale di Beth si spezza, catapultandola in modo permanente nella sua nuova realtà dove è stata salvata e vive sicura, almeno fino a quando non viene uccisa dal bruto. Questa ipotesi si inserirebbe perfettamente nella poetica di Pascal Laugier – qui anche sceneggiatore -, che come i suoi fan sapranno ha una vera e propria passione per le narrazioni cupe (vedi Martyrs).
Non abbiamo il salvataggio in extremis, nessuna speranza e nessun eroe, solo la morte. Qualcuno interpreta anche la battuta finale di Beth come un cenno al fatto che tutto ciò che abbiamo visto fino a lì è stato, a conti fatti, il contenuto del libro che ha scritto da adulta. Se il regista francese può essere definito con un aggettivo, quello sarebbe ‘nichilista’, e la teoria appena letta si adatterebbe molto meglio alla sua peculiare sensibilità.
Come detto in apertura, La casa delle bambole – Ghostland è un’opera che si ama o si odia, ma certamente non lascia indifferenti. Le particolari scelte registiche, i punti di vista che distorcono la realtà e la tragedia realmente capitata sul set – con successiva causa alla produzione – da parte dell’attrice Taylor Hickson, sono tutte degne di una discussione.
Di seguito il trailer italiano di La casa delle bambole – Ghostland:
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Fonte: SH