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Voto: 6/10 Titolo originale: La stanza , uscita: 04-01-2021. Regista: Stefano Lodovichi.

La stanza | La recensione del film di Stefano Lodovichi (esclusiva Amazon)

05/01/2021 recensione film di Francesco Chello

Il terzo lungometraggio del regista, con protagonisti Guido Caprino, Edoardo Pesce e Camilla Filippi, si rivela una visione interessante, grazie a tensione ed atmosfera capaci di compensare qualche incertezza di scrittura

la stanza film 2021

A partire dal 4 gennaio, Amazon Prime Video propone in esclusiva La Stanza, film prodotto dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti. Terzo lungometraggio per Stefano Lodovichi che ne scrive anche il soggetto (e poi la sceneggiatura insieme a Francesco Agostini e Filippo Gili) partendo da uno spunto che inizialmente avrebbe dovuto dare vita ad un documentario.

La genesi del progetto risale alla scorsa primavera; in pieno lockdown Stefano Lodovichi inizia a pensare ad un documentario (appunto) intitolato Chiusi in Casa, partendo dal fenomeno degli hikikomori (termine giapponese, letteralmente ‘stare in disparte’, ‘isolarsi’) ovvero coloro che hanno scelto – per motivi personali o sociali di vario tipo – di ritirarsi dalla vita sociale, spesso raggiungendo livelli estremi di isolamento e confinamento.

Il lungo processo di elaborazione e la complessità dell’argomento hanno spinto il filmmaker italiano a mutare la natura del prodotto ricavandone un lungometraggio di finzione; l’idea era quella di conservare l’argomento e, nello specifico, focalizzarsi sulla famiglia di oggi per identificare le cause dell’isolamento al centro di questa storia, raccontare le difficoltà dell’infanzia, del diventare adulto, la voglia/necessità di confrontarsi con un genitore, le conseguenze che i comportamenti di un genitore possono avere sulla vita di un figlio. L’intenzione, quindi, di affrontare temi serissimi e socialmente delicati, ma di farlo attraverso un film di genere che possa innanzitutto intrattenere.

la stanza film poster 2021La Stanza, infatti, è un thriller psicologico con qualche elemento da survival / home invasion ed un plot twist (non l’unico, anzi, ma il più importante) persino di natura vagamente sci-fi. Affrontare problemi reali, attuali, concreti, mediante l’utilizzo di un contesto a suo modo fantastico, surreale. Ricorrendo alla violenza come soluzione ai problemi, la sofferenza fisica per rimediare alla sofferenza emotiva. Non posso entrare nel dettaglio di queste definizioni per tutelarvi da spoiler e rivelazioni di una trama che poggia molto della sua efficacia sul mistero.

Uno dei meriti del film del Stefano Lodovichi è quello di saper catturare l’attenzione – in particolare nella prima parte, quella in fin dei conti determinante nel trattenere (oltre che intrattenere) lo spettatore su un prodotto di questo tipo, sollecitare degli interrogativi, stimolare la curiosità attraverso dei personaggi che rivelano gradualmente la loro vera natura, il loro passato, le loro azioni.

Molto ruota intorno all’identità di Giulio, su chi sia e se sia realmente chi (varie volte) dice di essere. Un primo atto che costruisce una foschia intorno ad un personaggio difficilmente inquadrabile, dagli atteggiamenti ambigui volutamente depistanti, un’invadenza (condita da attimi di morbosità) che porta il pubblico a pensare a tutt’altro profilo.

A dirla tutta, La Stanza inizia a perdere qualcosa proprio nel momento in cui il mistero inizia a dipanarsi e la situazione prende realmente forma, una fase in cui la sceneggiatura si fa meno solida ed insinua qualche dubbio (finale compreso); non che fosse un tipo di storia da ‘spiegone’ – che avrebbe finito per svilire tutto il gioco di incognite e suggestioni, ma qualche dettaglio o spiegazione in più sul perché di determinati accadimenti avrebbe conferito maggiore stabilità al racconto nella sua interezza.

Nei panni di Giulio si muove bene Guido Caprino, il migliore (per intensità e cambi di tono piuttosto netti) di un cast composto da sole quattro persone; performance molto fisiche tra cui non sfigurano, comunque, i due genitori entrambi con rivelazioni (da scoprire) e responsabilità nei confronti del figlio (che fino alla fine non sappiamo se effettivamente ci sia), ovvero Edoardo Pesce nel ruolo dell’ex marito bugiardo e un po’ carogna, e Camilla Filippi, madre fragile sull’orlo di un crollo rovinoso (e del suicidio), sufficientemente provata e vulnerabile nonostante a volte forse spinga un po’ troppo su quel pedale melodrammatico molto italiano.

Particolare, quest’ultimo, che mi offre il gancio per parlare di un aspetto meno accattivante seppure (per fortuna) non determinante, ovvero quella tendenza decisamente italiana di far venire fuori (facendovi leva) il dramma familiare, le beghe coniugali, i tradimenti, le bugie, i segreti; certo, ripeto, nulla di determinante, anzi il contesto evidentemente si rivela funzionale alla narrazione ed al relativo messaggio sulla famiglia implosa e ciò che emotivamente ne consegue, la mia era più una constatazione sull’indole del nostro cinema che volente o nolente riesce a venire fuori anche in quello che, per contrasto, è un film che invece si aggiunge a quelle produzioni di genere (e di vario genere) che negli ultimi tempi si stanno affacciando con maggiore frequenza all’interno del nostro panorama cinematografico – è ovviamente presto per parlare di rinascita del nostro cinema di genere ma è di certo un segnale incoraggiante, a prescindere poi dall’esito dei singoli titoli.

la stanza film 2021 primeTornando in topic, con un titolo così esplicito bisogna necessariamente parlare dell’ambientazione. La casa assume un ruolo fondamentale all’interno del racconto, un lavoro scenografico certosino, con quella sua particolare estetica tra il Liberty e l’Art Nouveau, il look logoro, lo scricchiolio del legno, le crepe sulle pareti, il rumore del vento e della pioggia battente, un’atmosfera un po’ rétro che solo la presenza di uno smartphone riesce a contestualizzare ai giorni nostri.

Una location che sembra fuori dal mondo, degna di una situazione senza tempo, che Stefano Lodovichi capitalizza a dovere con un approccio autoriale ed una regia precisa, attenta ai piccoli dettagli, non priva di intuizioni.

In definitiva, La Stanza è un film che costruisce un buon meccanismo tensivo e, specie nella prima parte, una suggestiva atmosfera mistery attraverso l’adeguata mescolanza tra un’ambientazione singolare e la componente relazionale dei suoi ospiti con cui, intenzionalmente, non viene a crearsi empatia. Oltre a combinare l’intrattenimento di un film di genere con la serietà di argomenti delicati come quelli relativi all’ambito familiare. Perde qualcosa dal punto di vista della scrittura che mostra un po’ di fragilità nel momento in cui la situazione inizia a definirsi. Una visione complessivamente interessante, in cui Stefano Lodovichi riesce in qualche modo a raggirare le sopracitate incertezze dello script grazie a una narrazione capace di stuzzicare lo spettatore riuscendo a catturarne l’attenzione e mantenerla costante.

Di seguito il trailer di La Stanza, nel catalogo di Amazon Prime dal 4 gennaio: