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Voto: 7/10 Titolo originale: The Lords of Salem , uscita: 18-04-2013. Budget: $1,500,000. Regista: Rob Zombie.

Le streghe di Salem | La recensione del film di Rob Zombie

01/02/2020 recensione film di William Maga

Nel 2012 il regista tornava sulle scene con un'opera spiazzante e incompresa, un personalissimo horror sperimentale e metafisico che riflette sul genere prendendo a calci lo status quo hollywoodiano

Le streghe di Salem film sheri moon

Nel 2012, dopo la parentesi dedicata ai due controversi reboot di Halloween (i suoi ricordi di quelle ‘difficili’ esperienze), l’ex frontman dei White Zombie, Rob Zombie, tra i pochissimi registi americani ad aver destato l’attenzione della critica nel corso degli anni 2000, tornava sulle scene con un nuovo lungometraggio, Le Streghe di Salem (The Lords of Salem), un horror spruzzato di religioso spiazzante (e per questo mal giudicato all’epoca) dal budget ridottissimo (1.5 milioni di dollari) che lo riconfermava tra i talenti più visionari e originali del panorama.

Le streghe di Salem film posterQuesto non significa che il quinto film della sua carriera sia in qualche modo assimilabile all’apice raggiunto sette anni prima con La Casa del Diavolo (The Devil’s Rejects), la sua opera ancora oggi più apprezzata e nota, una rivelazione incendiaria, perfetto omaggio nero pece al sottogenere inclassificabile dei titoli da drive-in / grindhouse degli anni ’70 che a tutti gli effetti non si era più visto di allora.

Le streghe di Salem, con la sua struttura narrativa onirica e i riferimenti cinematografici colti e profondi, che spaziano dagli spettrali L’Inquilino del Terzo Piano (la recensione) e Rosemary’s Baby di Roman Polanski agli allucinatori film del nostro Mario Bava, passando per il dimenticato come Sentinel di Michael Winner, non è tanto un’opera che segue una narrazione tradizionale, ma più una sequenza ondivaga di micro-incubi ai confini dello sperimentale, ciascuno rafforzato dallo stile psichedelico e snervante tipico di Rob Zombie.

Il regista dimostra con estrema maturità trascendente – se ce ne fosse bisogno – di non aver paura di osare l’inosabile, e se è vero che Le streghe di Salem globalmente non risulta – volutamente – mai coerente (o, più in generale, trova un ‘senso’), non può che far piacere vedere un filmmaker statunitense sovvertire e prendere a ceffoni i canoni dell’horror vigenti allora come oggi a Hollywood e fregarsene di dover piacere per forza al potenziale pubblico (va ricordato che, un po’ sorprendentemente, il film è stato prodotto da Oren Peli, l’uomo dietro alle milionarie saghe di Insidious e Paranormal Activity, non certo famose per essere scioccanti o inventive).

La moglie e musa di Rob Zombie, Sheri Moon, recita qui nei panni – e nei dread biondi – della DJ radiofonica notturna Heidi Hawthorne, che un giorno riceve un misterioso vinile realizzato apparentemente da una band chiamata The Lords. Forse prendendo spunto da Ringu di Hideo Nakata e dal romanzo di Tim Lucas del 1994 Throat Sprockets, la ragazza e i suoi collaboratori – i fedelissimi Ken Foree (Zombi) e Jeff Daniel Phillips (Halloween II) – decidono di mandare il misterioso LP in onda, con effetti disastrosi per le loro menti. (La traccia distorta e minimalista, che si insinua nella testa e non ne esce per giorni, è merito del chitarrista John 5, già al lavoro con Marilyn Manson).

La trama di Le streghe di Salem – quel poco che c’è almeno – rimane in netto secondo piano rispetto all’interesse distorto del film per il quotidiano che scivola lentamente, e inesorabilmente, verso l’abisso del bizzarro e dell’incomprensibile, metafisicamente e iconograficamente, ben reso visivamente dalle torve scenografie. Basti dire che è ambientato nella cittadina di Salem, che le streghe per cui quel luogo è universalmente noto tornano per esigere la loro secolare vendetta, che Satana in persona non starà certo a guardare e che il prode Sid Haig fa un cameo che se non si presta attenzione si rischia di perdere tanto è rapido. Inoltre, c’è un piccolo e rivoltante Anticristo, compare la Magenta del Rocky Horror Picture Show (alias Patricia Quinn) e ci sono un sacco di capre. Mica male no?

Sheri sheri moon streghe di salem filmMoon Zombie ha fatto molta strada dal punto di vista della recitazione dall’esordio in La casa dei 1000 corpi del 2001. La sua parabola discendente in questa fosca fiaba nera e il suo crollo psichico sono credibili in un modo che ricorda quello che subiva Catherine Deneuve in un altro punto di riferimento polanskiano, Repulsion, e mentre la sceneggiatura la esorta a sopportate ogni tipo di situazione, la sua performance in Le streghe di Salem è di gran lunga la più sfumata mai sperimentata.

Forse è difficile convincere i detrattori di Rob Zombie a riconsiderare il suo cinema e in particolare Le streghe di Salem, ma perché preoccuparsi? Questo è un progetto così chiaramente personale e sentito, all’interno di un percorso teoretico sul genere, che tutto il resto passa in secondo piano. È un viaggio di testa (o di pancia), quindi il consiglio è solo quello che di mettersi comodi e goderselo senza porsi troppe domande.

Qualcuno dirà sempre che è un cantante videoclipparo edonista, provocatore e baciato dal cielo, che non è David Lynch o Alejandro Jodorowsky (sebbene faccia sicuramente riferimento al cinema e alle pulsioni dei due influenti artisti) e che non potrà mai raggiungere le vertiginose altezze delle fantasie paranoidi del citato Roman Polanski, ma la grezza fantasmagoria di Rob Zombie finisce per essere ugualmente un trionfo, semplicemente perché prende lo status quo hollywoodiano e lo calpesta compiaciuto. Prendendosi nel mentre il tempo di evocare una non facile riflessione sull’horror demoniaco contemporaneo.

Di seguito il trailer internazionale di Le streghe di Salem: