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Voto: 5/10 Titolo originale: Roald Dahl's The Witches , uscita: 26-10-2020. Regista: Robert Zemeckis.

Le Streghe: la recensione del film di Robert Zemeckis

28/10/2020 recensione film di William Maga

Anne Hathaway e Octavia Spencer sono le protagoniste del nuovo adattamento del romanzo fanta-horror per ragazzi di Roald Dahl, una trasposizione carica di CGI e con pochi lampi

le streghe film 2020 Anne Hathaway

Fin dall’annuncio, uno dei motivi principali per voler vedere Le Streghe (The Witches) è stato probabilmente per molti quello di assistere a quella che potremmo definire come la prima performance da cattiva ‘pura’ per Anne Hathaway. nel film che segna anche il suo ritorno al genere fantasy dopo i due film di Alice del 2010 e 2016 (e di Tim Burton torneremo a parlare più avanti), l’attrice 37enne diventa completamente calva e completamente malvagia nei panni della Strega Suprema, una fattucchiera demoniaca dalla dentatura poco raccomandabile che ama trasformare e calpestare i bambini e che strilla e ringhia con un accento (in originale) collocabile tra la Natasha Fatale del cartone Rocky and Bullwinkle e Greta Garbo.

Incarna un ‘mostro’ sopra le righe ma in qualche modo delizioso, con l’aiuto di un sorriso da orecchio a orecchio che potrebbe ricordare quello del ​​Joker (o del Kakihara di Ichi the Killer), che si fa ancora più spaventoso quando apre la bocca rivelando una fila di denti aguzzi da fare invidia a Venom.

le streghe film poster 2020 zemeckisAnne Hathaway non è, naturalmente, la prima ad assumere il ruolo per il grande schermo; Anjelica Huston è stata infatti la prima memorabile protagonista dell’adattamento del 1990 firmato da Nicolas Roeg dell’omonimo romanzo per ragazzi di Roald Dahl. La febbrile brillantezza di quel film aveva qualcosa a che fare con il suo tremolante realismo di basso profilo, ottenuto con poco più che angoli di ripresa inclinati, pupazzi artigianalmente creati dal mago Jim Henson e da ondate di fumo verde.

Soprattutto, gran parte del successo è tutt’ora ascrivibile alla performance magnetica di Anjelica Huston: riversando altezzosa imperiosità e gioia omicida dentro un abitino nero che le metteva in risalto il décolleté, si garantì un rilancio di carriera (e una delle sue prove più complete). Senza mai mostrare accondiscendenza al materiale originario o ricorrere alla comicità palese per smorzarne l’alone magico, è scivolata nella storia inquietante e audacemente assurda pensata da Roald Dahl nel 1983 come se fosse la cosa più plausibile del mondo.

Qui Anne Hathaway sta chiaramente mirando a vette affini di malignità semiseria pronunciata con accento ilare. Se non riesce a raggiungere la collega – ma davvero qualcuno riuscirebbe a farlo? – non è per mancanza di caparbietà o di momenti creati ad arte per metterla nelle condizioni di poterci provare. Infarcita di CGI, moderatamente divertente e rassegnatamente inferiore, questa nuova trasposizione di Le Streghe? diretta da Robert Zemeckis (che ha scritto la sceneggiatura con Kenya Barris e Guillermo del Toro), cerca di rinfrescare la storia dell’autore britannico spostandola dalla Norvegia e dall’Inghilterra all’Alabama del 1967. La vicenda narrata è sostanzialmente ‘trapiantabile’ all’infinito, perché postula che in quasi ogni città e paese del mondo le streghe siano una minaccia molto reale e molto pericolosa.

Conducendo vite apparentemente ordinarie, ma possedendo straordinari poteri magici, queste donne dedicano ogni minuto di veglia a tentare di liberare il mondo dai bambini, che considerano esseri visceralmente disgustosi. E come nel romanzo di Roald Dahl, hanno caratteristiche fisiche inquietanti che si sforzano di nascondere: artigli affilati, piedi senza dita, narici allargate che le aiutano a fiutare i suddetti ragazzini (che puzzano di cacca di cane, naturalmente) e teste calve che coprono di cappelli e parrucche. Il protagonista senza nome della storia (interpretato da Jahzir Bruno) apprende tutto questo da sua nonna (il premio Oscar Octavia Spencer), che è diventata la sua tutrice in seguito alla morte prematura dei suoi genitori. Guaritrice e numerologa dilettante, la nonna ha una particolare esperienza in fatto di streghe, essendo sfuggita per un pelo a essere schiacciata da una lei stessa da giovane.

le streghe film 2020Un flashback di quell’orrendo incontro di tanto tempo fa, ambientato in una piccola comunità di neri poverissima e segregata nel sud degli Stati Uniti offre uno scorcio di quel film più interessante e politicamente sovversivo che Le Streghe – a volte – accenna a voler essere. È allora ragionevole vedere due attori neri protagonisti, con Octavia Spencer che, sebbene un po’ giovane per la parte, attinge adeguatamente alle sue riserve naturali di calore, arguzia e fermezza. Fa di questa nonna una forza della natura costante, sia quando usa i suoi rimedi personali per consolare il nipotino in lutto o quando lo porta in un lussuoso hotel in riva al mare non appena una strega (Josette Simon) mette piede nel loro quartiere.

Quell’hotel è infarcito di lavorati neri che si occupano di una clientela bianca vistosamente facoltosa, uno dei numerosi accenni di Robert Zemeckis al sottotesto razziale che alla fine, però, risulta solamente vago e poco sviluppato. Ad esempio, a un certo punto la donna nota che “le streghe danno la caccia solo ai poveri, agli ignorati”, un’idea intrigante che va contro la logica narrativa stessa del film.

Con un colpo di sfortuna sfacciata, la Strega Suprema e le sue servitrici locali dell’Alabama, spacciandosi per un ente di beneficenza per bambini, giungono nel medesimo hotel per la loro riunione annuale (purtroppo nessuno la chiama ‘congrega’ …). E quando il ragazzo rimane accidentalmente intrappolato nella sala da ballo dove tengono il loro incontro, viene a conoscenza di tutti i loro orribili piani segreti, incluso un complotto per trasformare tutti i bambini del mondo – non solo i poveri, ma tutti quelli trascurati – in topi.

Il ragazzino viene presto scoperto e “topificato” con una magia, un processo che causa uno degli effetti visivi più pacchiani e meno convincenti di Le Streghe, con la sua pelle umana che esplode in pustole viola. Da qui in poi, il film diventa sostanzialmente uno dei film live-action della Disney che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni (nel bene o nel male). Viene quindi da chiedersi che aspetto avrebbe potuto avere questo remake / reboot di lunga gestazione nella sua forma originariamente prevista, ovvero di animazione in stop-motion che un tempo Guillermo del Toro aveva intenzione di dirigere (magari ne avremo un’idea con Pinocchio).

In ogni caso Le Streghe, nelle mani di Robert Zemeckis, è diventato qualcosa di nettamente diverso, avanzando lentamente – ma vistosamente – nel territorio dell’ultimo Tim Burton; esattamente come lo stravagante e lugubre collega, il 68enne regista di Ritorno al Futuro dimostra una certa difficoltà nel gestire il tono diabolicamente complicato della storia e la tendenza ad appoggiarsi sui grotteschi svolazzi visivi piuttosto che su una visione forte o sul significato reale delle pagine di Roald Dahl.

le streghe 2020 filmSe i passi avanti rispetto alla motion capture primordiale di Polar Express e Beowulf sono evidenti, il fascino del ben più maturo Benvenuti a Marwen (la recensione) resta invece lontanissimo. Non esistono effetti pratici in Le Streghe; i topolini diventano allora cugini di Alvin and the Chipmunks, col resto degli effetti speciali concentrati su Anne Hathaway: oltre alle sue allarmanti mandibole, sfoggia mani con tre dita, braccia snodabili ed estensibili e un singolo dito aguzzo su ciascun piede.

L’attrice affonda le sue zanne digitali nel ruolo con evidente piacere: levita, sibila e indossa parrucconi biondi con disinvoltura. Soprattutto, si diletta nell’affrontare l’ossequioso direttore dell’hotel interpretato da Stanley Tucci, in quello che sembra l’antipasto di un bizzarro sequel di Il diavolo veste Prada.

A questo proposito, viene in mente allora anche Meryl Streep, che fu protagonista nel 1992 di La morte ti fa bella (la recensione), un film al quale si sperava che Le Streghe potesse un po’ ispirarsi nei suoi 104 minuti e riconquistarne lo spirito macabro e ammaliante, che lo rendono ancora oggi tra i pochi titoli di Robert Zemeckis in cui il suo talento visivo sia riuscito a sposarsi adeguatamente con le atmosfere macabre, in sintonia con la storia narrata. Nonostante alcuni lampi, tuttavia, questo adattamento è incredibilmente fiacco (ed è pure stato classificato PG).

Tra l’altro, fioccano i cliché e il già visto: abbiamo un coprotagonista cicciotto di nome Bruno (Codie-Lei Eastick), un’avventura con dei topi in cucina che ricorda terribilmente Ratatouille e il poco arguto contrappasso per le streghe, che per la maggior parte sembrano meri ottusi automi monodimensionali e con gli occhi spenti piuttosto che il peggior incubo incarnato di ogni bambino.

Di seguito trovate 10 minuti di Le Streghe, disponibile direttamente in VOD dal 28 ottobre: