Voto: 5/10 Titolo originale: Lou , uscita: 23-09-2022. Regista: Anna Foerster.
Lou: la recensione del film boschivo di Anna Foerster (su Netflix)
23/09/2022 recensione film Lou di Gioia Majuna
Allison Janney e Jurnee Smollett sono le protagoniste di un thriller modesto, che spreca la prova rocciosa del premio Oscar
Arrivando da Oltreoceano con la nomea di rip-off scadente dell’imitatissimo Io vi troverò, Lou è finito ora direttamente nel catalogo di Netflix senza passare dai cinema, finendo sostanzialmente per diventare l’ennesima novità semi invisibile del venerdì offerta dalla piattaforma di streaming ai suoi abbonati.
Il thriller – che super abbondantemente i 90 minuti – vede inedita protagonista la vincitrice del premio Oscar Allison Janney (Tonya), lontanissima dai soliti ruoli di “regina della satira”. Insieme a lei sullo schermo ci sono Jurnee Smollett (Lovecraft Country) e Logan Marshal-Green (Upgrade), mentre la regia è stata curata da Anna Foerster, con J.J. Abrams dietro le quinte nelle fila dei produttori.
Come di consuetudine in questi casi, la storia ruota attorno al personaggio principale, interpretato dalla Janney appunto, una donna che vive su un’isola remota insieme al suo cane Jax. Ogni giorno le sue tendenze suicide provano a prendere il sopravvento, ma è sempre puntualissima nel riscuotere l’affitto da Hannah (Smollett), la vicina che vive con la figlia Vee (Ridley Asha Bateman).
L’angosciante sensibilità di Lou viene costruita grazie a una regia tetra e da una premessa piuttosto classica – ma sempre funzionale – della trama. Elementi come una location isolata, un tempo cupo e piovoso e ogni possibile cliché per dare il via a questo survival thriller sono tutti tenuti in grande considerazione dalla sceneggiatura. Inoltre, il ‘cattivo’ del film non è altri che Philip (Marshall-Green), l’ex violento di Hannah che ha fatto finta di niente finché non ha visto la possibilità di fare la sua mossa.
Non preoccupatevi, non è uno spoiler, c’è molto di più in ballo, ma in qualche modo tutta questa tensione latente non riesce mai a costruire personaggi a cui possiamo realmente aggrapparci. Quindi, Philip si sta muovendo e decide di perseguitare la sua stessa famiglia portandosi via la sua giovane figlia. Hannah rivela a Lou che l’uomo è un berretto verde “altamente addestrato, un esperto di esplosivi”. Eppure, tutto l’allure minacciose associato alla sua identità non è ancora sufficiente a rendercelo terrificante, perché dall’altra parte c’è un avversario apparentemente all’altezza come Allison Janney, che è stata sul campo per 26 anni in qualità di spia della CIA.
Alle prese con i suoi traumi tossici e i suoi problemi genitoriali, Philip probabilmente non è il miglior padre che Vee potrebbe sperare di avere. Tuttavia, le di lui azioni convincono l’anziana donna a tornare in azione. L’assillante inseguimento che ne segue vede le due protagoniste unire le forze, salvo poi sentirsi ripetere più volte che Lou non permetterà ad Hannah di rallentarla. Va detto che questa cosa del “non ho bisogno del tuo aiuto” suona un po’ eccessiva, financo semplicemente sopravvalutata.
Molti segreti, anche se rivelati alla fine, non riescono comunque a scavare adeguatamente nei molti strati di melodramma che vengono portati in scena prima di arrivare alla conclusione. Questo limite ‘azzoppa’ Lou per l’intera durata. Con un’ambientazione circoscritta e pochi personaggi, ci sarebbe bisogno di un livello di approfondimento psicologico molto più ampio, che vada oltre le scene più concitate che – a conti fatti – costituiscono il film.
Sebbene Allison Janney sia encomiabile, la sua brusca e roca Lou non si apre mai abbastanza, come pure l’antagonista di Logan Marshall-Green. Proprio i due personaggi che avrebbero potuto/dovuto essere le componenti vincenti della storia sono quelli che la trascinano nel fango.
Il pensiero assolutamente sconfortante che offusca i pensieri dopo la visione di Lou è che sottoutilizza fortemente il talento del suo premio Oscar. Nonostante l’esile materiale a disposizione, ironia della sorte, è comunque lei l’unica che prova a fare qualche sforzo recitativo che si elevi sopra il minimo sindacale.
Soprattutto nei film di questo particolare sottogenere del cinema d’azione, il villain dovrebbe emergere poi come vera forza intimidatrice e perturbante, lasciando presagire i momenti più duri che seguiranno.
Purtroppo, il cattivo in Lou è troppo poco incisivo, ma ci si domanda comunque come potrà mai essere fermato. Questo non perché la sua presenza sia credibilmente raggelante, sia chiaro. Piuttosto, perché lo script lo ha puramente etichettato così, quindi dobbiamo crederlo.
L’inseguimento nei boschi di Allison Janney e Jurnee Smollett, invece, si può pure definire dopotutto avvincente. Se non fosse che ci lascia con l’amaro in bocca. Facendo un mezzo volo pindarico, Lou ‘amplia’ e dà una mano di vernice fresca al filone degli action con protagonisti attori ultracinquantenni (inserendo una donna peraltro), fino ad ora dominato sostanzialmente con successo da Liam Neeson. Possiamo vederlo come un aspetto positivo, un buon proposito che magari qualche regista più esperto saprà cogliere.
Di seguito trovate il trailer internazionale (con sottotitoli italiani) di Lou, nel catalogo di Netflix dal 23 settembre:
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