Voto: 6/10 Titolo originale: Don't Breathe 2 , uscita: 12-08-2021. Budget: $10,000,000. Regista: Rodo Sayagues.
L’Uomo nel Buio: Man In The Dark, recensione del film Rated R di Rodo Sayagues
10/10/2021 recensione film L'uomo nel buio - Man in the Dark di William Maga
L'ex sceneggiatore esordisce dietro alla mdp con un'opera controversa, che trasfigura la figura di Norman Nordstrom per generare un dilemma morale nello spettatore
Premessa. In quanti detestiamo quando la dicitura “non necessario” viene usata con accezione negativa? In fin dei conti, quale film – almeno sulla carta – lo è mai davvero? Eppure, storie leggendarie sono emerse dalle pozze primordiali apparentemente più superficiali, quindi i critici (e gli spettatori) dovrebbero imparare a valutare ogni avventura cinematografica in base a come è stata realizzata. E qui veniamo al caso di L’Uomo nel Buio – Man In The Dark (Don’t Breathe 2). Il terribile Norman Nordstrom di Man in the dark del 2016 meritava davvero di essere ripescato, e addirittura portato sulla via di una impossibile redenzione? A meglio ancora, il sequel diretto ora dall’esordiente Rodo Sayagues potrebbe mai concedergli il perdono?
Il sentimento più probabile all’inizio della visione di L’Uomo nel Buio – Man In The Dark è la trepidazione per come l’ex sceneggiatore e Fede Alvarez avrebbero reintrodotte quel perverso bastardo cieco, trasformandolo peraltro nel protagonista della nuova storia. Questa precauzione è scemata presto, perché la creazione di un ‘eroe’ non è certo la priorità della continuazione filmata da Rodo Sayagues. Aspettatevi infatti una dose ancora maggiore della stessa brutalità vista cinque anni fa, che non convertirà nessuno di quelli fermamente contrari a Man in the dark. Il regista ci tiene a sottolineare il “brivido” in questo thriller di origine sospetta.
Il 69enne Stephen Lang torna a vestire i panni di Norman Nordstrom, un ex marine con un passato che include rapimenti, omicidi e aggressioni a sfondo sessuale. Ora è il ‘custode’ di una piccola sopravvissuta all’esplosione di un laboratorio di metanfetamine avvenuto circa otto anni prima (interpretata da Madelyn Grace), che cresce come fosse sua figlia.
È uno stratagemma contorto che vuole ‘distrarre’ il cuore spezzato di Nordstrom, ma lei sta cominciando a desiderare ardentemente una vita ‘normale’, lontana dalle ferree regole imposte dal genitore. L’uomo decide così di allentare un po’ le redini e le consente una visita in città, dove lei attira però l’attenzione del viscido Raylan (Brendan Sexton III), che conduce una banda di criminali a bussare alla porta di Nordstrom in cerca della ragazzina, o di una rissa.
Affiorano barlumi di quei film d’azione nichilisti degli anni 2000 influenzati dall’horror come Death Sentence in L’Uomo nel Buio – Man In The Dark, dove aggressioni e pestaggi prevalgono sulle linee narrative. Stephen Lang è più aggressivo, lanciandosi in corpo a corpo sonori invece che rimanere nelle retrovie a difendere la sua casa, ed è orribilmente sconvolgente.
Non si prova minimamente a replicare il labirintico e oscuro seminterrato creato da Fede Alvarez, che viene sostituito dai precisi attacchi dettati dal ‘sonar tattico’ di Nordstrom, coi quali l’uomo riesce a tenere testa alla masnada di degenerati, che vengono eliminati uno dopo l’altro con colpi alla testa o infilzati con spietatezza splatterosa (la classificazione Rated R è meritata). Per il ‘cieco’ viene quindi architettato un arco narrativo alla Sylvester Stallone o Arnold Schwarzenegger, in cui inizia a polverizzare chi ‘se lo merita’ per salvare una vita innocente, una scelta che vorrebbe distanziarlo dalla sua precedente prova. Rodo Sayagues cerca una miscela tra il primo Man in the dark e il cinema di Simon West, dove la necessità del silenzio assoluto diventa meno tematicamente importante mentre si attiva la modalità survival più tosta.
L’aspetto più interessante e controverso della sceneggiatura diventa allora mettere lo spettatore nelle condizioni di dover ‘gestire’ il passato da stupratore seriale di Nordstrom e la sua attuale conversione a mite ‘figura paterna’ con il cuore spezzato, un antieroe per cui ci ritroviamo nostro malgrado a fare il tifo perché i cattivi riescono ad essere ancora più riprovevoli di lui. È un enigma morale che colora L’Uomo nel Buio – Man In The Dark di una particolare sfumatura di sudicio, ma è un terreno decisamente scivoloso.
Forse, da qualche parte, c’è un messaggio sul riconoscimento dei propri peccati, sull’accettazione e sulla crescita personale oltre la cortina dell’azione da grindhouse, ma non è facile dire se lo script abbia compreso come gestire tale peso. Stephen Lang è letale e dominante nei panni di Nordstrom e Madelyn Grace – in modo sano (quindi indicibilmente) – dimostra di possedere i mezzi per reagire prontamente contro le trappole mortali che si trova davanti: le performance dei due attori non sono mai un problema. Piuttosto, lo sono le zone grigie che aggrovigliano i fili.
Da qui il dilemma: L’Uomo nel Buio – Man In The Dark mette in mostra la giusta violenza che pone agnelli innocenti in mezzo a scenari di traumi estremi per il bene dell’impatto finale su chi guarda. Percepiamo l’appassionato altruismo di Nortrom quando combatte contro scagnozzi più giovani e muscolosi senza motivo se non per la sicurezza della sua bambina, pur riconoscendone le complicazioni intrinseche.
Ci dimeniamo sulle poltroncine mentre il nascondiglio nell’hotel abbandonato di Raylan diventa terreno fertile per la giustificazione dietro alle famiglie ‘scelte’ sopra ai legami di sangue, mentre il fumo delle armi da fuoco si dirada e l’unico arco di redenzione significativo del film – un mastino furioso – capisce come appare la vendetta nella sua forma più animalesca.
Rodo Sayagues utilizza le increspature dell’acqua, le cortine fumogene e persino richiama la suspense della finestra incrinata da Dylan Minnette nel primo film come mezzo per amplificare i sensi potenziati o i colpi di Nordstrom, il che è tremendamente intenso mentre ogni pugno o taglio arriva a destinazione più forte di prima. La fotografia di Pedro Luque è disgustosamente lurida, offrendo la visione più grezza di una famiglia distrutta, di un novello cowboy senza vista o di un boss derelitto.
Insomma, L’Uomo nel Buio – Man In The Dark è un sanguinario e inquieto accumulatore di cadaveri pesti con al centro i sani valori della famiglia, e questa cosa non sarà facilmente assimilabile o accettabile. C’è chi non ci leggerà nulla di più che un omaggio sfrontato da parte di Rodo Sayagues ai titoli di exploitation degli anni ’80, ma non vuol dire che in molti non rimarranno comunque spiazzati dal risultato.
Ah si, non alzatevi ai titoli di coda perché c’è una breve sequenza mid credits.
Di seguito trovate il trailer italiano di L’Uomo nel Buio – Man In The Dark, dall’11 novembre nei nostri cinema:
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