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Voto: 5/10 Titolo originale: 반도 , uscita: 15-07-2020. Budget: $17,000,000. Regista: Yeon Sang-ho.

Peninsula: la recensione del film di Yeon Sang-ho, sequel di Train to Busan

31/08/2020 recensione film di William Maga

Il regista ci riporta nella Corea del Sud devastata per un horror che - come forse prevedibile - non riesce ad essere all'altezza del capostipite

peninsula film 2020

Dopo quattro anni, il regista coreano Yeon Sang-ho ritorna nel mondo devastato di Train to Busan (la recensione) con il suo attesissimo Train to Busan Presents: Peninsula, che è tormentato dall’essere il seguito di quello che è ormai considerato un piccolo classico del cinema di zombie. Il film non è male, ma funziona più come un semplice B-movie che altro, facendolo sembrare solo un divertissement gonfio di non morti e sangue, senza un vero tessuto connettivo col capostipite.

Sono passati quattro anni dagli eventi di Train to Busan. La Corea del Sud è stata per lo più ‘contenuta’ e isolata, con il resto del mondo che invece è riuscito a superare in qualche modo l’epidemia di zombi. Questo lascia quindi grande opportunità per gang criminali e spacciatori di droga di approfittare della situazione allo sbando nel paese asiatico, con l’ultima brillante idea che prevede l’invio di un gruppo di persone a recuperare un camion pieno di soldi.

TrainToBusan2Peninsula.jpgIn Corea del Sud, questo denaro non significano infatti nulla e probabilmente raccoglieranno per sempre solo polvere mentre i morti viventi ci camminano stupidamente intorno. Per il resto del mondo, però, questo tesoro è decisamente allettante e vale la pena rischiare la vita di qualcuno per tentare di acquisirlo.

Jung Seok (Gang Dong-won) intraprende così il viaggio, non per bisogno o per desiderio, ma per senso di colpa. Non è riuscito a salvare sua sorella e suo figlio, riuscendo a malapena a scappare col di lei marito quattro anni prima e questo ricordo lo perseguita ancora oggi. Ora vive da solo e occasionalmente interagisce col cognato, che gli ha suggerito di prendere quest’ultimo lavoro e poi intraprendere strade separate.

Jung conosce bene i rischi della missione, ma si rende conto che non ha più nulla per cui vivere e aiutare suo cognato ancora una volta potrebbe garantirgli la redenzione di cui ha estremo bisogno. Tutto cambia una volta che arrivano in Corea del Sud e si rendono conto che lì c’è un intero ‘altro mondo’ che convive in mezzo alle orde di pericolosi zombi.

Se lo avete visto, saprete che nel 2016 Train to Busan era riuscito nella per niente semplice impresa di portare qualcosa di unico al sottogenere horror degli zombie movie, catturandone i necessari gore e violenza, ma anche stabilendo un nucleo emotivo con i suoi personaggi e mettendoli in una situazione unica ma assolutamente intrigante da guardare mentre si svolge. Potrà non raggiungere la Top5 dei titoli più importanti della storia del genere, ma è difficile negare che non spicchi dalla saturazione di ‘cugini’ prodotti nell’ultimo decennio.

Train to Busan Presents: Peninsula è ben lontano dall’innovazione e dall’efficacia dell’originale, accontentandosi di viaggiare lungo i binari della modesta pellicola di serie B – pur ad alto budget (circa 17 milioni di dollari) – piuttosto che di continuare sulla strada di quella stessa storia. Gli unici veri tratti comuni sono i non morti e il regista Yeon Sang-ho, con il resto del film che si avverte come un’entità separata a quasi tutti i livelli.

E questo non è esecrabile di per sé, ma qualcosa che vale la pena considerare quando si inizia la visione. Le aspettative saranno senza dubbio alte, ma dovrebbero essere abbassate e ‘modificate’. Se vi approcciate a Peninsula aspettandovi un altro chiassoso film di zombi, probabilmente alla fine sarete per lo più soddisfatto, ma se pensate di assistere a un altro Train to Busan, potreste voler procedere con cautela.

peninsula film horror 2020La ragione principale è la mancanza di storia. Non c’è molto sullo schermo che non abbiamo visto già prima. Ci sono rimandi a La Terra dei Morti Viventi di George A. Romero e persino alla serie The Walking Dead ovunque. C’è la vicenda della redenzione che cerca di affascinarci e coinvolgerci come avveniva in Train to Busan, ma al suo fianco troviamo la tipica spazzatura post-apocalittica che affligge film come questo quasi istantaneamente.

Parliamo del gruppo di militari disadattati che sono impazziti, guidati da un pazzo indolente sostenuto da un vero e proprio maniaco che uccide le persone a caso o le getta in una fossa per divertirsi a guardare cosa gli zombi faranno loro.

Parlando degli ipercinetici morti viventi protagonisti, Peninsula somiglia molto a World War Z per la sua capacità di catturare un’enorme quantità di zombi tramite la CGI. Ci sono tantissime orde che si muovono velocemente e si ‘impilano’, nonostante la maggior parte delle sequenze d’azione si svolgano in esterni e coinvolgano automobili.

Gran parte di Peninsula ricorda tuttavia gli inserti filmati dei videogame, specie quanto i nostri eroi sono visti sfrecciare attraverso un incrocio e falciare zombi con i loro veicoli. Niente di tutto questo sembra essere stato filmato e orchestrato con effetti pratici tradizionali, il che rende la CGI evidente e un po’ sconfortante.

Tutto sembra accadere nell’oscurità, un comodo espediente su cui il film si appoggia troppo spesso, rendendo in tal modo un po’ più facile nascondere i difetti. E c’è una dose costante di ‘azione zombie’ in giro, ma nessun momento ha un vero peso specifico.

peninsula film horror 2020Sorprendentemente, ci si ritrova a perdere facilmente interesse per tutto ciò che accade. Gli zombi sono fantastici per un minuto, ma poi le stesse sequenze continuano a ripetersi più e più volte, fino a quando anche lo spettatore più paziente inizia ad alzare gli occhi al cielo alla vista di un altro veicolo che schianta l’ennesimo branco di non morti in una scena che sembra uscita da Mad Max: Fury Road.

La conclusione poi si trascina, presentando diverse false piste fino a quando, alla fine, non succede qualcosa che permette di tirare le somme in modo sufficientemente pulito.

In definitiva, Train to Busan Presents: Peninsula non ha molto ‘senso’ dal punto di vista della storia raccontata, ma va bene lo stesso, perché il regista Yeon Sang-ho – oltre che sull’attesa del sequel – ha scelto di puntare evidentemente sul fatto che il pubblico ami guardare masse sterminate di zombi che vengono costantemente investite o fatte saltare in aria, senza molte variazioni sul tema (e gli incassi gli han dato ragione).

Resta un buon esempio di cinema di serie B fatto coi soldi, che solo per il nome che porta ha goduto di una distribuzione cinematografica (in patria e negli USA) invece che finire dritto su Netflix, nulla di più.

In attesa di capire quando verrà distribuito dalle nostre parti, di seguito trovate il full trailer internazionale (con sottotitoli) di Peninsula: