Home » Cinema » Horror & Thriller » Piove: la recensione del film horror diretto da Paolo Strippoli

Voto: 5.5/10 Titolo originale: Piove , uscita: 21-10-2022. Regista: Paolo Strippoli.

Piove: la recensione del film horror diretto da Paolo Strippoli

09/11/2022 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista esordisce in solitaria dietro alla mdp con un'opera metaforica che parla di disagio giovanile e traumi famigliari

piove film strippoli 2022

A un anno da A Classic Horror Story (la nostra recensione), Paolo Strippoli torna dietro alla camera da presa – questa volta in solitaria – con Piove, horror urbano meno ispirato e irriverente del suo debutto, ma che rimane comunque una delle rare produzioni di genere meritevoli di essere esportate all’interno del misero panorama italiano. Ciò non lo risparmia comunque da una tiratine d’orecchie per quel che concerne alcuni dettagli della trama e nella costruzione dei personaggi e, più in generale, di una narrazione filmica che sia completamente fluida.

Piove si sviluppa come metafora in chiave soprannaturale del classico rapporto problematico tra padre e figlio. Un po’ come in Ju-on – Rancore di Takashi Shimizu, il carico di astio e il senso di colpa nutrono una misteriosa forza maligna che si diffonde per le strade di Roma (e, chissà, del mondo …) come una maledizione, ‘infettando’ tutti coloro che vengono a contatto con gli effluvi maligni coi quali si palesa.

Piove di Paolo Strippoli- posterTuttavia, diversamente dal  J-horror del 2000, la sceneggiatura scritta a sei mani da Paolo Strippoli con Jacopo Del Giudice e Gustavo Hernández sceglie di focalizzarsi su rapporti familiari disfunzionali e traumi profondi quali genesi di un’esalazione malevola.

Lo shock di un evento tragico particolarmente devastante sul piano emotivi diviene infatti il principio di un’epidemia di violenza in una esegesi del demoniaco che subisce, però, più di qualche forzatura.

Il film – presentato in anteprima al Festival di Sitges – si apre durante una notte di pioggia battente. Due manutentori, padre e figlio, lavorano sotto il manto stradale a una falla nella rete fognaria della capitale. Nei cunicoli li attende qualcosa di sinistro: un fumo denso e biancastro prelude a un’oscura materializzazione che ammalia e induce presto ad atti di indicibile violenza.

Si tratta solo di una breve premessa, durante la quale una funesta apparizione femminile, mostrata frontalmente completamente nuda (Strippoli è piuttosto generoso in tal senso, anche in altri frangenti), abbraccia la sua vittima nelle fogne sussurrandogli sinistri bisbigli a mo’ di sirena, ricordando un’iconica scena di Shining di Stanley Kubrick.

Stacco. Dopo l’inquietante antefatto, il focus di Piove si sposta su un appartamento in un indistinto condominio romano. Al suo interno vivono Thomas (Fabrizio Rongione) e i due figli, Enrico (Francesco Gheghi) e la piccola Barbara (Aurora Menenti). La madre è invece mancata, vittima di una tragedia non ben definita. Il clima in casa è sempre teso. Da una parte, l’uomo cerca in ogni modo di tenere in piedi la famiglia dividendo le sue frenetiche giornate tra più lavori e la fisioterapia cure di Barbara, che è rimasta gravemente lesionata dopo un grave incidente. Come se ciò non bastasse, Enrico è scontroso e intrattabile, non frequenta la scuola e passa le sue giornate a taccheggiare nei supermercati o a far esplodere manichini in una piscina pubblica abbandonata, riprendendo tutto con il cellulare.

Piove è anzitutto una storia di profondo disagio e solitudine. Sullo sfondo di grigi architetture razionaliste si consuma il dramma interiore di Enrico, adolescente abbandonato a sé stesso e disperatamente alla ricerca di amore e attenzioni che trova, forse, solo tra le braccia di una prostituta, unica con cui ha un rapporto umano, seppure fugace. La psicologia travagliata del protagonista è resa in maniera credibile da Francesco Gheghi (Padrenostro), che riesce a rendere in maniera concreta l’alternarsi di eterogenei moti emotivi senza però mai cadere nello stucchevole, nell’eccesso o nell’artificioso.

Meno funzionante è la performance monocorde di Fabrizio Rongione, che non riesce a dare la giusta consistenza alla complessità e alla parabola psicologica di un personaggio che sembra vagamente ispirato a Jack Torrance. L’attore belga (Piove è frutto di una coproduzione col Belgio) manca della giusta espressività che si richiederebbe al difficilissimo compito di delineare la profonda alienazione di un padre logorato da sensi di colpa e dalla depressione fino all’esaurimento di nervi, il quale discende gradualmente nella psicosi omicida.

Inoltre, la caratterizzazione di Thomas è meno sfaccettata e più stereotipata di quella di Enrico e le motivazioni e reazioni del suo personaggio sembrano – in più di un’occasione – una forzatura tesa a portare avanti la narrazione, che a sua volta non è sempre coerente.

piove film 2022Pesa poi duramente sull’economia della tensione un lungo flashback piazzato a tre quarti del film che ripercorre in maniera un po’ troppo didattica gli eventi da cui potrebbe essersi scatenata ogni cosa. La genesi del ‘Male’ è inquadrata in dettaglio, fornendo una spiegazione insieme ingenua e ambigua del prolificare del demoniaco e assimilando tra loro fattori individuali, familiari e collettivi senza un reale effetto di causalità, soprattutto se ci si sofferma sulle dinamiche e i dettagli spazio-temporali.

D’altra pare, è difficile mantenere il giusto equilibrio tra allucinazione e sovrannaturale. Piove ci riesce bene a livello visivo, quando l’elemento maligno si sprigiona, specie nelle scene notturne e negli interni, catturati dalla fotografia cupa e a tratti stroboscopica di Cristiano Di Nicola.

Altra nota decisamente positiva è la profusione di violenza una volta che le esalazioni iniziano a propagarsi senza controllo in città: un campionario di teste spappolate, cadaveri affogati nella tazza del water e fiumi di sangue tingono alcuni dei momenti di maggiore impatto di Piove. Lo stesso vale per gli effetti speciali e pratici, sempre apprezzati in questo tipo di lavori (spicca in particolare una materializzazione rabbiosa che prende le forme di una concrezione fangosa umanoide). Per quanto concerne il finale, lasciamo a ciascuno spettatore il compito di giudicarlo a modo suo.

Insomma, a conti fatti, Piove si dimostra una discreta seconda prova per Paolo Strippoli, novello alfiere dell’horror italiano dal respiro internazionale.

Di seguito trovate il trailer di Piove, nelle sale italiane dal 10 novembre col V.M. 18, che sicuramente ne pregiudicherà fortemente gli incassi: