Voto: 6/10 Titolo originale: Polar , uscita: 25-01-2019. Regista: Jonas Åkerlund.
Polar: la recensione del cruento film Netflix col killer Mads Mikkelsen
25/01/2019 recensione film Polar di Sabrina Crivelli
Il regista svedese Jonas Åkerlund dirige un action thriller non proprio originale, ma eccentrico e generoso in efferatezze e proiettili
Approcciandosi a Polar di Jonas Åkerlund (Lords of Chaos) si hanno delle emozioni contrastanti, entusiasmo e perplessità colgono lo spettatore, che si ritrova combattuto tra apparenza e sostanza. Il giudizio finale è sospeso tra la priorità che ciascuno dà a uno o all’altro elemento e all’animo, più in generale, con cui si approccia al film.
Da un lato, la trama è assai elementare e non esattamente inedita. Un killer di professione, Duncan Vizla, nome in codice Kaiser Black (Mads Mikkelsen), è in procinto di ritirarsi in meritata pensione dopo un lungo servizio della Damocles. Mancano un paio di settimane, ma ormai tutto è già organizzato, cospicuo fondo pensionistico compreso, seppure acciaccato l’hitman pregusta la tranquilla esistenza ritirato in una baita in mezzo ai boschi in un paesino disperso nel nulla, di cui nessuno conosce l’ubicazione (non si è mai abbastanza prudenti visto il lavoro foriero di pericoli e nemici).
Tuttavia, a due settimane dalla fatidica data, la fascinosa Vivian (Katheryn Winnick) lo contatta con un ultimo ingaggio, l’omicidio di un collega messicano che parrebbe aver eliminato degli agenti dell’agenzia; va dunque dato un messaggio esemplare e lui, con la sua esperienza, è l’uomo perfetto per la missione. Ovviamente si tratta di un tranello, tesogli dal suo eccentrico ex capo, Mr. Blut (Matt Lucas), che mira al pareggio di bilancio ‘eliminando’ la voce pensioni dagli oneri da pagare. Il Black Kaiser dovrà quindi vedersela con numerosi e pirotecnici assassini incaricati di eliminarlo, mentre cerca di aiutare la misteriosa e solitaria Camille (Vanessa Hudgens), incontrata per caso nel suo segretissimo rifugio.
La storia, il protagonista così come pure lo svolgimento di Polar, sono come detto piuttosto triti e stereotipati. Abbiamo un assassino spietato e insieme sensibile, che incontra una giovane in pericolo e se ne affeziona; chiunque abbia visto The Equalizer – Il Vendicatore (The Equalizer) – di Antoine Fuqua o, a ritroso, Leon di Luc Besson, molto riconoscerà dei due burberi sicari nel personaggio incarnato dal danese Mads Mikkelsen (Valhalla Rising), che con la sua aurea imperturbabile e a tratti inespressiva si rivela una scelta assai sensata per il ruolo.
D’altra parte, per chi avesse familiarità con il canovaccio alla Hitman – L’assassino, action tratto dall’omonima serie di videogiochi e diretto da Xavier Gens nel 2007, noterà che la premessa fondamentale è sempre la medesima: un killer di professione improvvisamente tradito dai suoi datori di lavoro e braccato perché divenuto ‘scomodo’. Indubbiamente il motivo è differente (là erano disegni di potere, qui semplicemente la spesa pensionistica), ma ci siamo capiti.
A lasciare poi dubbiosi è, sempre nella narrazione, il singolare alternarsi di registri usati dal regista, dal grottesco ed estremamente eccentrico, al drammatico decadente, tanto che sovente non si capisce bene quale sia realmente la direzione che Jonas Åkerlund e lo sceneggiatore Jayson Rothwell abbiano voluto dare al film.
Va in tal senso sottolineato che lo smaccato tono fumettoso in molti passaggi e nelle caratterizzazioni di tutti i villain di Polar sia più che comprensibile, dato il fatto che si tratta dell’adattamento del graphic novel pubblicato dalla Dark Horse nel 2012 dal titolo Polar: Came from the cold di Víctor Santos. Anche in tal caso stridono tuttavia due anime opposte (anche cromaticamente).
Abbiamo da un lato la suddetta estetica pop e cartoonesca dei variopinti mercenari coadiuvati da un incrocio platinato tra il Dr. Evil e la sua nemesi, Austin Powers (con cui sembra condividere il guardaroba …). Dall’altro, il triste grigio e malconcio Duncan Vizla, la cui ruvida apparenza e la cui parabola interiore sono assai più realiste e decadenti rispetto ai nemici, mossi al contrario da motivazioni, disegni e stati d’animo ben meno verosimili.
In tutto ciò s’inserisce poi la sottotrama lacrimevole dedicata a Camille, tesa forse a suscitare più profondi sentimenti nell’altresì caciaronesco insieme, oppure meccanismo dietetico essenziale per la prototipa missione dell’eroe (o meglio antieroe), ma comunque mal amalgamata con il resto. Da notare che nei momenti altamente tragici, in cui si accompagnano un terribile passato e pianti disperati, Vanessa Hudgens non è certo all’altezza del compito. Per finire, lascia in ultimo parecchio perplessi la balzana conclusione.
Passati in rassegna gli aspetti meno riusciti, bisogna anche riconoscere però a Polar che, se non si presta troppa attenzione alle minuzie e ci si lascia trasportare dal vortice dell’azione, l’esperienza spettatoriale sia più che piacevole. Sin dall’apertura a effetto il ritmo è infatti tenuto alto e non si lesina in sangue, sesso e proiettili, che sovente dominano le missioni dell’action team della Domino.
Ogni suo membro ha una sua distintiva connotazione e un ruolo preciso, dall’adescatrice super sexy Sindy (Ruby O. Fee), che mette in posizione il bersaglio attraverso il sesso orale, alla volitiva Hilde (Fei Ren), che organizza e dirige sul campo, dal cecchino a distanza Facundo (Anthony Grant), all’assassino hipster Alexei (Josh Cruddas), che si accompagna a Junkie Jane (Lovina Yavari), il cui nome parla da solo.
Un perfetto repertorio di maschere ‘spalla’ che rimane sicuramente impresso nella mente. Punto di forza ancora maggiore sono le scene d’azione, ideate e realizzate in maniera esplosiva. Le sparatorie sono repentine e ipercinetiche, e non viene mai risparmiata una pallottola quando si può invece utilizzarla contro lo sventurato obiettivo (ci sono pure scene collettive con tanto di mitragliatrici che crivellano tutti quanti). Inoltre, ciascuno dei killer si avvale dei più vari strumenti di morte per trafiggere, strozzare, trapanare crani, strappare brandelli di carne e così via, e ne viene inquadrato ogni dettaglio con scabrosa meticolosità.
Non bastasse, a deliziare gli appassionati del gore spinto c’è anche un campionario di torture! Insomma, Jonas Åkerlund – che sta molto attento all’uso dei colori, con una predominanza di grigi e neri contrapposti a dettagli in giallo e rosso smaglianti – non si è fatto mancare nulla e la dose di inventiva generale è più che soddisfacente.
Tra alti e bassi, Polar si presta in definitiva a una serata di intrattenimento senza pretese, adatto per coloro che amano la violenza senza censure (e Mads Mikklesen orbo).
Di seguito il trailer italiano del film, nel catalogo di Netflix dal 25 gennaio:
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