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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Death Race: Beyond Anarchy , uscita: 02-10-2018. Regista: Don Michael Paul.

Recensione | Death Race – Anarchia di Don Michael Paul

03/12/2018 recensione film di William Maga

Nel quarto film della saga è stavolta Zach McGowan a sfidare il pericoloso Frankenstein alla 'gara della morte', in un mondo governato dalla violenza brutale e da donne belle e spietate

death race anarchia film 2018

Il quarto capitolo della serie Death Race era già pronto per l’uscita già due anni fa, ma la Universal decise di accantonarlo momentaneamente perchè impegnata a lanciare prima Death Race 2050 di G. J. Echternkamp, sequel diretto del classico Anno 2000 – La corsa della morte di Roger Corman del 1975. Che ci siano o meno due saghe parallele in competizione resta tutto da capire, ma resta il fatto che Paul W.S. Anderson col suo Death Race del 2008 con Jason Statham uscito nei cinema ha dato il via a un paio di sequel straight-to-DVD sorprendentemente decenti, entrambi ben diretti dal collega Roel Reine, che è riuscito a raggiungere buoni risultati con budget drasticamente ridotti e ha dimostrato un non comune talento nel realizzare seguiti di titoli noti direttamente per l’home video (sono suoi anche The Scorpion King 3, The Man With The Iron Fists 2 e Hard Target 2), rendendo questi prodotti ‘minori’ bene più appetibili e professionali della maggior parte dei loro simili.

Death Race Beyond Anarchy posterNon c’è tuttavia Roel Reine dietro alla mdp per Death Race – Anarchia (Death Race 4: Beyond Anarchy), ma al suo posto è stato convocato un altro specialista di sequel casalinghi, ovvero Don Michael Paul, nel cui curriculum figurano Jarhead 2, Un poliziotto alle elementari 2, il quarto Lake Placid, il quinto e il sesto Tremors e un quinto e sesto Sniper. Death Race – Anarchia risulta essere meno un seguito dei suoi tre predecessori e più una risposta a Mad Max: Fury Road di George Miller, con l'(anti)eroe “Frankenstein” che è ora un cattivo senza volto che si nasconde dietro una maschera di ferro (interpretato dallo stuntman Velislav Pavlov e doppiato da Nolan North).

In sostanza è l’Immortan Joe di questo film, uno spietato guidatore nell’ormai divenuta illegale ‘Gara della Morte’, che si svolge dietro le altissime mura che circondano una vastissima area soprannominata The Sprawl (Il Letamaio), che funge da gigantesca città-prigione (un concetto che ricorda evidentemente 1997: Fuga da New York di John Carpenter) per volere della Weyland International, che ha stabilito di sbatterci dentro tutti i peggiori criminali degli Stati Uniti e abbandonarli a loro stessi.

Naturalmente, da quelle parti il caos regna e la violenza dilaga e visto che non c’è modo di fuggire, l’unica maniera di alleviare la permanenza è partecipare alla corsa, sperando di non morire, ma soprattutto di sconfiggere Frankenstein – Frank per gli amici – e prendere il suo posto. In ogni caso, Fankenstein trova un nuovo interessante sfidante in Jena Plis …, cioè … Connor Gibson (Zach McGowan), un nuovo detenuto che diventa presto amico di Baltimore Bob (Danny Glover) e dell’onnipresente Lists (la colonna portante della serie Fred Koehler), i due responsabili del ‘dietro le quinte’ della Death Race, che viene trasmessa sul dark web a oltre 54 milioni di spettatori.

Dopo un’ora di scontri all’ultimo sangue contro bestioni e maniaci di ogni tipo, Gibson supera naturalmente tutte le dure prove, ottenendo così l’ambito posto dentro l’abitacolo dell’ultima vettura blindata e armata disponibile per la gara successiva, trovando un insolito navigatore nell’agguerrita Bexie (Cassie Clare). Da qui, tutto procede come ampiamente prevedibile.

Death Race Beyond Anarchy filmGirato nell’economica Bulgaria, Don Michael Paul fa un uso efficace dei magazzini e delle fabbriche abbandonate della zona per aiutare a descrivere Il Letamaio / The Sprawl come un luogo selvaggio e apocalittico (non diversamente da come già agli inizi degli anni ’80 faceva il nostro Enzo G. Castellari, tra gli altri …), ma le sequenze d’azione sono tutte girate con un montaggio rapidissimo e uno stile traballante, i personaggi di supporto sono quasi tutti fastidiosi (come la Carley di Lucy Aarden, la fidanzata pornostar di Frankenstein, nonché la Grace Pander de facto del 2018, un’intuizione interessante sviluppata in modo piuttosto piatto), si eccede con gli interludi musicali urlati della band metal bulgara This Burning Day – che ha firmato diversi pezzi della colonna sonora -, un altro rimando al Doof Warrior di Fury Road, e comunque nel complesso si abusa degli eccessivi 111 minuti a disposizione.

Venendo ai protagonisti, il personaggio di Danny Trejo – Goldberg – torna dopo le apparizioni nel secondo e terzo capitolo e ora gestisce un losco centro scommesse in Messico (ovviamente), guardando la Death Race in TV. Sembra palese che l’attore abbia girato le sue scene in un giorno soltanto, senza mai peraltro interagire con nessuno degli altri membri del cast. Il veterano della TV Zach McGowan (The 100, Black Sails, Agents of S.H.I.E.L.D., The Walking Dead) non è il solito ‘belloccio tutto muscoli e cagnaccio’, ma per un eroe carismatico citofonate altrove, Danny Glover continua a raccogliere assegni di accompagnamento tra un b-movie e l’altro (vedere il recente Ulysses – A Dark Odissey) e Fred Koehler sta apparentemente aspettando che qualcuno gli scriva lo spin-off con la storia delle origini di Lists.

death race anarchia 2018Non va dimenticato però che Death Race – Anarchia è stato marchiato con l’R-Rating, quindi l’exploitation la fa da padrona, con violenza, brutalità, scene di sesso e oscenità al centro dell’attenzione dall’inizio alla fine. Innumerevoli morti sono causate da spari, esplosioni, coltellate, decapitazioni e selvaggi combattimenti corpo a corpo dai graziosi tocchi splatter. La mdp indugia spesso sui cadaveri sanguinanti, sugli smembramenti e sulle percosse inferte fino alla morte.

E se alcune donne prendono attivamente parte ai pestaggi, altre sono descritte meramente come oggetti sessuali, si contorcono sui pali da strip club o si mostrano nude anche integralmente (Lucy Aarden, Vanina Arias e Vera Milanova) e lascivamente seducenti come da tradizione del sottogenere accanto al sottobosco di punk, goth e metallari di rito.

In definitiva, Death Race – Anarchia dovrebbe riuscire a soddisfare i fan della saga con una formula ormai consolidata che innesta piccola variazioni sul tema, compensando col sangue e i centimetri di pelle scoperti le lacune recitative e di budget.

Di seguito il red band trailer di Death Race – Anarchia: