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Titolo originale: Escape from New York , uscita: 23-05-1981. Budget: $6,000,000. Regista: John Carpenter.

Riflessione | 1997: Fuga da New York, le differenze tra il film e il romanzo

03/05/2018 news di Sabrina Crivelli

Dal passato di Jena Plissken a molteplici altri passaggi, scopriamo gli innumerevoli dettagli succosi assenti nel film di John Carpenter e presenti invece nel libro di Mike McQuay

jena plissken kurt fuga new york

John Carpenter ha da poco compiuto 70 anni e, giunti a questa fase, è innegabile che il suo retaggio cinematografico sia ormai da tempo assicurato. A lui dobbiamo infatti alcuni cult indimenticabili come Distretto 13 – Le brigate della morte (Assault on Precinct 13), Halloween, La Cosa (The Thing), Grosso guaio a Chinatown (Big Trouble In Little China), Essi vivono (They Live) e molti altri. Non solo, ingegno poliedrico, ha anche composto colonne sonoro per la maggior parte della propria filmografia, oltre a essere sceneggiatore, produttore, montatore e, occasionalmente, attore. Purtroppo per i suoi fan, tuttavia, il maestro dell’horror sembra essersi ormai ritirato dalla regia, scegliendo invece di concentrarsi sulla produzione (a ottobre uscirà il nuovo capitolo di Halloween diretto da David Gordon Green) e sulla propria musica, lavorando tra le altre cose al CD Lost Themes, che contiene molte celebri tracce rilette di film del terrore da lui create.

Tornando invece ai capolavori di John Carpenter, uno dei più memorabili è senza dubbio 1997: Fuga da New York (Escape From New York) del 1981, che ha consacrato un degli antieroi più irriverenti e iconici della storia del cinema, quel Jena (o Snake) Plissken (Kurt Russell) che mai si sognerebbe di aiutare il prossimo se non vi fosse costretto. Il regista non è mai stato tipo da eccedere in grandi spiegazioni, ma ha sempre preferito lasciare agli spettatori la facoltà di fantasticare.

Ad esempio, non c’è mai stato dato sapere come Jena abbia perso l’occhio o perché tutti siano persuasi che sia morto, né che fine abbia fatto il suo socio Fresno Bob. In realtà, nessuno di questi dettagli è particolarmente rilevante in fin dei conti, sono solo tocchi di colore per rendere l’universo messo in scena ancora più accattivante.

Carpenter scrisse la sceneggiatura – assieme a Nick Castle – del film nei primi anni settanta, guardando a Il giustiziere della notte e il libro sci-fi Il pianeta dei dannati di Harry Harrison quali punti di riferimento. Quest’ultimo, nello specifico, seguiva le peripezie di un eroe che veniva inviato nel peggior posto possibile, un pianeta devastato dalla guerra, e doveva combattere contro il tempo per prevenire un disastro di epiche dimensioni. Successivamente all’uscita nei cinema della pellicola, il copione di 1997: Fuga da New York fu tradotto in un romanzo pulp a sé stante (inedito in Italia) dallo scrittore Mike McQuay, che prese l’originario materiale carpenteriano e lo espanse un po’ di più. Tra le pagine del libro venivano peraltro date risposte a una serie di domande e veniva prospettato un futuro, se possibile, ancora più fosco di quello mostrato sul grande schermo. In ultimo, facevano parte della storia anche scene eliminate e sottotrame eliminate nel film, compresa una backstory riguardante il commissario Bob Hauk (Lee Van Cleef).

Andiamo dunque a esaminare insieme tutte le differenze contenute nell’adattamento letterario di 1997: Fuga da New York di Mike McQuay:

1) “Chiamami Jena”

La nutrita schiera di estimatori di 1997: Fuga da New York ha senza dubbio familiarità con la scena d’apertura, poi eliminata, in cui Jena è intento in una rapina al Deposito della Federal Reserve con un compagno e viene arrestato. Questa sequenza è stata tagliata dopo che il pubblico durante gli screen test ha espresso l’opinione che ci fosse voluto troppo tempo per arrivare alla missione a Manhattan. In ogni caso, si tratta di una scena interessante a modo suo, ma l’economia generale del racconto non risente certo della sua mancanza (e comunque è stata inserita nei contenuti speciali dell’edizione home video). Il romanzo, contrariamente al film, si apre proprio con questa rapina, e i capitoli iniziali richiedono un po’ di tempo e di pagine per dare corpo al mondo e alla storia del protagonista.

Come menzionato anche nel film, Jena Plissken è stato un patriota e un eroe di guerra, fino a quando non venne reclutato inconsapevolmente per una missione suicida soprannominata “The Leningrad Ruse“. Lui e la sua squadra pilotavano i loro jet Gulffire sulla città in una spettacolare battaglia che però era stata concepita fin da principio per fallire. Ciò avrebbe difatti consentito ai russi di catturare un agente doppiogiochista che gli avrebbe poi fornito informazioni sbagliate, invertendo forse così le sorti della Terza Guerra Mondiale. Purtroppo fallì anche tale piano, dacché il nemico si era accorto subito dell’inganno.

L’unico sopravvissuto dell’unità di Jena durante era il suo amico Taylor. Non solo, proprio durante questa missione l’antieroe perse un occhio. Difatti, i russi avevano usato il gas nervino durante il combattimento e, una volta rotti gli occhiali protettivi che indossava, il gas penetrava facendogli perdere in parte la vista. I nervi ottici ne rimasero infatti danneggiati, causandogli anche un dolore costante, che avrebbe spiegato il suo umore costantemente pessimo.

Il libro rivela inoltre anche che i genitori di Jena furono uccisi dalla polizia durante un missione fallita per salvare un gruppo di ostaggi. A ciò si aggiungeva che i loro risparmi erano stati sequestrati dal Governo. Il suo doppio disgusto per la loro morte e il tradimento della sua unità, portava così Jena sulla strada dell’anti-eroismo. Allo scoppio della Terza Guerra Mondiale i paesi coinvolti accettavano di non ricorrere ad armi nucleari, optando invece per il gas nervino.

 

Il prolungato conflitto rendeva però la maggior parte dell’America tossica, mentre i cittadini sopravvissuti lentamente impazzivano a causa degli effetti persistenti del gas. Anche Jena e Bob Hauk avevano sperimentato alcuni effetti collaterali minori.

Tornando alla rapina, Taylor era il complice di Plissken, e benché il secondo riuscisse a sfuggire durante l’arresto, cercava di salvare l’amico ferito, che alla fine veniva però ucciso. Il libro salta poi direttamente alla parte ambientata nella prigione di Manhattan, rivelando che la città era stata il primo obiettivo degli attacchi con il gas, rendendo folle la maggior parte della sua popolazione. Con l’economia del paese in caduta libera e l’aumento incontrollato del crimine, le autorità decisero che la scelta più immediata fosse limitarsi semplicemente a lavarsene le mani e di stipare all’interno dei confini della città tutti i reietti e gli indesiderabili.

2) Mi ucciderai ora, Jena?

A quanto pare anche Hauk è quindi un veterano disilluso e, se di rado fa sopralluoghi nella prigione di New York, ha compiuto il viaggio per incontrare il leggendario Jena, sentendo che i due hanno una sorta di legame. Il commissario è invero a bordo del medesimo elicottero che fa saltare coloro che tentano di fuggire e che sono appena usciti dall’acqua nell’incipit della versione ufficiale del film. di John Carpenter. Inoltre, mentre dà l’approvazione al sanguinario pilota di eliminarli, gli ordina di dargli prima un avvertimento. Hauk è generalmente disgustato dalle forze di polizia di questo futuro distopico – soprannominate “blackbellies” – composte perlopiù da veterani assetati di sangue.

L’uomo ha un motivo personale per diventare un guardiano della prigione: suo figlio è lì dentro da qualche parte. Ha perso il lavoro per cercarlo e si è perfino addentrato  all’interno della necropoli per ritrovarlo. In sostanza, si è arreso lì, ma quando viene a sapere che Jena sta preparando il suo equipaggiamento, Hauk gli chiede di dare un’occhiata, dicendo che suo figlio ha tatuato il suo cognome sulla mano. L’informazione sarà utile in seguito, quando i Pazzi si imbatto in Jena e iniziano a inseguirlo.

Ricordate in 1997: Fuga da New York quando Kurt Russell fa saltare la mano di un inseguitore con intenti omicidi nei suoi confronti? Nel romanzo, il protagonista si ferma per una manciata di secondi, quando nota che l’appendice recisa ha tatuato sopra proprio Hauk. In seguito, durante la scena conclusiva in cui cui lui e il commissario si rincontrano, questi chiede a Plissken se avesse visto suo figlio. Allora, Jena gli dice la verità, affermando che suo figlio è felice dove si trova e che non ha bisogno di nulla. L’aggiunta apportata da McQuay, conferisce forse maggiore profondità al personaggio di Hawk, ma stride parecchio con la storia.

3) Lo sai che cosa fecero a Bob? Eh?

Nel romanzo sono presenti altri passaggi eliminati dalla sceneggiatura. Uno dei più notevoli è quello in cui Jena viene ricevuto con una pessima accoglienza all’inizio della sua missione. Il film salta la sua discesa dalle scale del World Trade Center e il suo primo incontro con la banda dei Redskins, che sono raffigurati mentre cucinano un gatto su un falò nella hall. Mentre Jena osserva dall’ombra, un membro di una banda gli arriva alle spalle e cerca di strangolarlo. Plissken si libera e corre fuori, mentre i compagni del suo aggressore gli danno la caccia, ma lui si gira e con una pistola lanciarazzi fa partire un colpo che temporaneamente li stordisce, conquistandosi il tempo necessario per fuggire.

Inoltre, un capitolo che probabilmente è stato aggiunto da McQuay risponde a una domanda che sorge naturale, ossia come avviene il controllo delle nascite nella prigione a cielo aperto. Infatti, quando Hauk medita di mandare Snake in prigione, lo porta nella Steri-Chamber, dove ai nuovi prigionieri è applicata una scatola speciale appoggiata sui loro fianchi, che li castrate.

Plissken viene portato nella stanza da una guardia deviata, che prova un piacere perverso nell’applicare il processo, ma quando il protagonista ignora le sue provocazioni, il suo carceriere lo colpisce e gli punta contro una pistola, cercando di provocarlo. Per fortuna, l’infausto destino viene in ultimo risparmiato a Jena, quando viene chiamato nell’ufficio di Hauk.

Quando il protagonista entra nel teatro, mentre sta seguendo il segnale emesso dal Presidente, viene fermato da una nerboruta guardia munita di bastone. Quest’ultima tira un colpo all’uomo che sta davanti alla porta addormentato per non aver fermato l’intruso, ma quando cerca di ottenere il pagamento, Jena mostra il suo fucile, spaventandolo. Nella scena nel seminterrato, altresì, dove Plissken ignora un gruppo di punk che stanno aggredendo una donna, mostrando di non essere esattamente un eroe, ma nella versione originale la banda si fermava quando lo notava. Inoltre, il loro leader tentava di attaccarlo con un coltello, ma l’altro gli spara e poi continua a per la sua strada.

E’ stato invece tagliato dal finale un lungo inseguimento in auto, in cui il Duca (Isaac Hayes) e i suoi uomini sono all’inseguimento di Jena, mentre lui fa una pausa per il muro. Nel film vediamo solo il Duca alle calcagna del protagonista, ma in origine erano coinvolte altre tre automobili. Jena riusciva a creare un incidente, facendo sì che due vetture si schiantassero l’una contro l’altra, prima di distruggere la terza con il suo taxi.

Ci sono infine molti altri dettagli, altri frammenti, nell’adattamento letterario, tralasciati nella versione cinematografica. Hauk ha a che fare con un Segretario di Stato vigliacco, mentre sovrintende il salvataggio di Fresno Bob – che è stato spellato vivo dalla polizia, dopo che lui e Jena sono stati traditi da Brain. Jena a un certo punto, umanamente, è sfinito, ma Hauk gli che fornisce un cristallo di metanfetamine, per dargli una botta di energia quando necessario. Purtroppo, lo perde, dopo essere stato catturato dal Duca, ed è perciò sconfitto nella battaglia dei gladiatori, ma la perdita di sangue e lo sforzo a cui ha sottoposto il corpo, mettono momentaneamente fine al dolore.

In definitiva, l’adattamento letterario di 1997: Fuga da New York è una lettura pulp divertente e concisa. La prosa di Mike McQuay, che rende l’azione più viscerale, e le sue descrizioni di pazzi cannibali ricoperti di pus, tengono incollato il lettore alle pagine. L’autore aggiunge anche alcuni dettagli intriganti e, mentre dipinge un futuro particolarmente cupo, si assicura di condire la storia con umorismo nero.

La sua versione di Jena è dotata di maggiore emotività, anche se molti fan preferiranno probabilmente non conoscere il suo tragico passato. Se quindi siete dei cultori del classico di John Carpenter e volete rivivere con una nuova prospettiva le avvincenti peripezie dell’orbo protagonista, la versione libresca farà certo per voi. Per gli altri, da alcuni anni è in lavorazione un prequel cinematografico, che magari prima o poi vedrà la luce.

Di seguito il prologo eliminato dal montaggio finale (inserita negli extra di alcune edizioni home video) di 1997: Fuga da New York:

Fonte: DoG