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Voto: 5/10 Titolo originale: Mara , uscita: 22-08-2018. Budget: $5,000,000. Regista: Clive Tonge.

Mara: la recensione del film horror di Clive Tonge

11/09/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Olga Kurylenko è la protagonista dell'ennesimo stanco titolo incentrato su un demone del sonno, che ben poco si distacca qualitativamente dai deludenti predecessori

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Le soprannaturali origini della paralisi del sonno (il nostro dossier) sono ancora fonte d’ispirazione prolifica; se il terrificante Freddy Kruger della saga di Nightmare affondava – almeno in senso più lato – le sue radici nella patologia notturna, ne sono altresì una diretta filiazione diversi recenti titoli distribuiti negli ultimi tempi. In particolare, dopo il documentario del 2015 The Nightmare di Rodney Aschernel pare esserci stata una vera e propria epidemia, da Dead Awake di Phillip Guzman a Be Afraid di Drew Gabreski, fino a Slumber – Il Demone del Sonno di Jonathan Hopkins; eppure, nessuno di questi – a parte il suddetto “real-life” horror – è stato capace di dare degna forma all’inquietante fenomeno, sprecando il concept più che promettente.

I tentativi non si sono comunque esauriti e così adesso l’esordiente Clive Tonge ha deciso di cimentarsi di nuovo con l’argomento nel suo Mara, il cui titolo rimanda direttamente al Sanscrito Māra, poi mutato in mare (o mære) nell’antico inglese, da cui discende infine il moderno night-mare. Il risultato è forse un po’ migliore rispetto ai predecessori, il cui livello era desolante, ma anche in questo caso non siamo davanti a una riuscita materializzazione dell’oscura entità che regna sui sogni dei mortali … e purtroppo questo non è l’unico problema.

Al centro della narrazione c’è Kate (Olga Kurylenko), psicologa forense interpellata dalla polizia in un sinistro caso di omicidio per valutare Helena (Rosie Fellner), che sembra aver assassinato il marito a causa di un tradimento. Fatto singolare, l’uomo è deceduto in una posizione del tutto innaturale e la moglie dichiara di non essere assolutamente la colpevole, ma che sia stata una mostruosa creatura, che lei stessa ha intravvisto la notte della tragedia. La protagonista non crede alla versione dell’accusata, ma vorrebbe comunque approfondire ulteriormente i fatti prima di scrivere un qualsiasi referto, soprattutto dato che questa ha una figlia piccola (Mackenzie Imsand) che rimarrebbe senza genitori.

Benché recalcitrante, Kate cede altresì alle pressioni del detective McCarthy (Lance E. Nichols) e accondiscende quasi subito all’internamento, non riuscendo però a smettere di tormentarsi su ciò che è successo. Procede quindi con le indagini, da sola, e ciò che scopre però, tra un gruppo di sostegno per affetti da disturbi della fase onirica e squilibrati vari, diventa sempre più inquietante. Infine, mentre le morti inspiegabili iniziano a succedersi una dietro l’altra, comincia a credere di essere divenuta il bersaglio di una sovrannaturale presenza notturna che marchia le sue vittime.

Tra le molteplici pecche di Mara c’è, anzitutto, la mancanza di originalità. La trama sembra infatti un incrocio tra i precedenti film sul medesimo argomento. Come in Slumber – Il Demone del Sonno, c’è sempre un medico (lì era la dottoressa Alice Arnolds incarnata da Maggie Q) il cui paziente (qui una donna, là un bambino) soffre di una disfunzione legata appunto al sonno. Non solo, entrambe le pellicole si aprono con un decesso dai contorni poco chiari (il marito in uno, il fratellino nell’altro), motivo per cui entra in gioco e viene coinvolta assai più di quanto vorrebbe la protagonista, la quale peraltro in ambedue ha drammatici pregressi legati all’infanzia.

Similmente a Dead Awake invece, lo sviluppo è strutturato su una sorta di detective story che porta Kate, come la Beth (Jocelin Donahue) dell’horror di Phillip Guzman (che iniziava con la morte della gemella), a venire in contatto con singolari individui all’apparenza del tutto psicolabili, prima di scoprire il vero – e assai poco scientifico – fondamento del male con cui vengono a contatto per un’infelice fatalità.

Oltre al canovaccio, si ripete in maniera piuttosto pedissequa la sintomatologia standard del disturbo: dall’ansimare immobile ad occhi aperti, all’impossibilità di muoversi o di svegliarsi, fino alla visione di ombre che si muovono per la stanza con i soliti scricchiolii di contorno, gli ingredienti essenziali non cambiano, l’immaginario è sempre lo stesso; a quanto pare, è troppo difficile inventarsi qualcosa di innovativo e sconvolgente. Il tutto ovviamente è mirato al consueto florilegio di apparizioni e conseguenti jumpscare che contraddistinguono questo tipo di prodotti.

Diversamente dagli altri, Mara ha di positivo tuttavia che non mostra mai eccessivamente il demone, evitando così di incorrere in effetti speciali posticci che invece affliggevano in particolar modo Dead Awake. Inoltre, il fido Javier Botet (la nostra intervista esclusiva all’attore spagnolo), che interpreta il sovrumano boogeyman, sfrutta il limitato spazio riservatogli con grande abilità e riesce a dar vista a una presenza davvero minacciosa (anche grazie alla sua fisicità unica) e sovente mantenuta saggiamente nella penombra. Seppur con minor stacco, anche la buona performance di Olga Kurylenko permette al film di elevarsi sopra la ben scarsa media del filone.

Purtroppo, le parche virtù sono troppo limitate per risollevare in generale il giudizio di Mara che – magari – si sarebbe pure salvato se avesse osato ulteriormente in termini di sanguinosità e scene cruente, oppure a visionarietà nella regia e nel montaggio. Non avendo provato nessuna di tali strade, finisce così per accodarsi al gruppo dei mediocri, incrementandone malauguratamente il numero.

Di seguito trovate il trailer dell’horror, che ha debuttato in alcune sale selezionate negli USA, in VOD e sulle piattaforme digitali il 7 settembre: