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Titolo originale: Mercy Christmas , uscita: 28-11-2017. Regista: Ryan Nelson.

Recensione | Mercy Christmas di Ryan Nelson

30/03/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Il Natale in famiglia diventa cannibalico in questa black comedy, orgogliosamente indie, dallo humor davvero scabroso

Horror comedy dai toni marcatamente grotteschi, Mercy Christmas di Ryan Nelson, che è anche co-sceneggiatore del film insieme a Beth Levy Nelson, torna ad ambientare nella festa dell’anno in cui tutti sono – o dovrebbero essere – più buoni un po’ di sano omicidio, condito con un pizzico di sagace e surreale humor nero.

Michael Briskett (Steven Hubbell) è il classico bonaccione un po’ rubicondo, maltrattato da tutti, emarginato e sfruttato senza soluzione di continuità dal suo capo, Andy Robillard (Cole Gleason). L’ultima vessazione arriva addirittura alla vigilia di Natale, quando il superiore impone al poveretto di completare un lunghissimo lavoro di analisi di report per il 26 dicembre; quantomeno, a portare al tapino incapace di dire di no i due enormi faldoni con tutti i report da analizzare è la sorridente e favolosa Cindy (Casey O’Keefe). Le fantozziane vicissitudini di Michael sembrano comunque proseguire all’amarissima festa natalizia organizzata a casa sua, dove nessuno si è presentato. Il protagonista è del tutto sconfortato, quando d’improvviso suona il campanello Cindy, che non solo trascorre parecchio tempo chiacchierando amabilmente con lui, ma lo invita addirittura a seguirla il giorno successivo a pranzo dalla sua famiglia. Sembra tutto troppo bello: finalmente l’uomo può trascorrere le festività come ha sempre desiderato, ma dietro a tutta questa insperata felicità si nasconde un infelice destino… Quello di diventare lui stesso una portata messa in tavola.

Mercy Christmas offre un ritratto caricaturale fino all’ossimoro su più fronti, e proprio per questo esilarante, ma certo non adatto per coloro che facilmente si scandalizzano, né per alcune categorie di bigotti, i cui occhi ed orecchi potrebbero a molteplici livelli esserne offesi. Da un lato Michael è un personaggio al limite del farsesco, ingenuotto, cicciottello e credulone, è quasi commovente nel suo ostinato insistere nella sua ridicola e melliflua visione del mondo. E’ Natale, sta per essere fatto a pezzi ancora cosciente e servito per pranzo, hanno appena mozzato e mangiato le gambe di un altro prigioniero, ma ancora continua a implorare Cindy – che peraltro non lo ascolta assolutamente -, rievocando il legame che si è instaurato la sera prima tra loro. La comicità del personaggio è inscindibile dall’amarezza estrema con cui viene delineato, un’ironia triste insomma: è solo, in disperata ricercata di un po’ di calore umano, s’illude di averlo finalmente trovato, ma invece s’imbatte in un gruppo di sadici cannibali. Steven Hubbell riesce allora a renderne la parte con un mix di goffo e disperato, per poi passare repentinamente dalla totale e remissiva accettazione alla violenza compiaciuta munito di mazza da golf … – sussurrando però sottovoce numerosi “scusa, scusa”, tra un colpo e l’altro! Il cinismo raggiunge poi apici addirittura sublimi quando ad essere descritti sono gli smielati e completamente folli Robillard. Cindy alterna accessi zuccherini ad attacchi d’isteria legati ad ansia da prestazione, a momenti di sanguinaria pazzia. Casey O’Keefe ne interpreta le mutazioni di umori con abile cambiamento di tono – mantenendo costanti solo gli straniati occhi a palla e il mood paradossalmente giuliv o- arrivando a una recitazione quasi schizofrenica, e con divina autoironia. Allo stesso modo, Cole Gleason e David Rupprecht incarnano alla perfezione, il primo, il volitivo e sociopatico Andy, il secondo il petulante Abe, suo padre da poco rimasto vedovo e che sovente rimpiange i bei momenti tutti insieme intorno alla tavola imbandita (peccato che i manicaretti amabilmente cucinati dalla defunta e “santa” consorte fossero brandelli di carne umana …).

Infine ci sono le geniali quanto macabre trovate comiche in un crescendo di dialoghi ed eventi sempre più assurdo: da un invitato saccentello ucciso letteralmente a sforbiciate tra un sorriso e l’altro, una disputa su come cuocere una gamba al forno per farne diventare la pelle croccante, Michael costretto a lavorare a ritmo incessante da continue scosse al collo date dalle lucette di natale con cui è legato, oppure Cindy che sgrida la nonna che indossa una pelliccia per andare in chiesa (!!), perché dice che è una crudeltà contro quei poveri animali che sono uccisi in un disumano mattatoio – giusto dopo essersi divorata pezzi di un suo simile solo una manciata di ore prima. Il registro è costantemente questo, una parossistica satira delle festività in famiglia, in cui anche la nefandezza più agghiacciante, anche il dettaglio più scabroso, sono trattati come se normali e dal contrasto nasce un senso dello spirito per pochi, ma quei pochi – compreso chi scrive – ne saranno entusiasti. In ultimo, per non farci mancare nulla, al funambolesco e inventivo repertorio è aggiunto più di un tocco di gore, tra gente fatta a pezzi, crani fracassati con ferri da stiro e facce sfondate con mazze da golf.

Insomma, Mercy Christmas ci regala un’inedita ed esaltante declinazione dell’horror natalizio (leggete il nostro approfondito dossier Rosso Natale) mettendo in scena, dopo i plurimi killer degli slasher alla Black Christmas e i demoni alla Krampus – a cui per black humor questa pellicola somiglia non poco -, una lieta famigliola di cannibali, che tra un canto e una messa staccano parti corporee da vittime ancora vive, per poi cucinarle come fossero un succulento e tradizionale cosciotto d’agnello.

Di seguito trovate il trailer ufficiale: