Voto: 7/10 Titolo originale: Flatliners , uscita: 10-08-1990. Budget: $26,000,000. Regista: Joel Schumacher.
Recensione story: Linea Mortale di Joel Schumacher (1990)
03/08/2020 recensione film Linea mortale di William Maga
Kiefer Sutherland, Julia Roberts e Kevin Bacon erano i protagonisti di un thriller che danzava pericolosamente ai confini della vita
Dopo i figli in vitro e le gravidanze ‘a prestito’, grazie all’affascinante Linea Mortale (Flatliners) nel 1990 arrivava al cinema c’è anche la ‘morte in provetta’, il suicidio indotto. Perché il «flatliners» del titolo è, appunto, il paziente a encefalogramma piatto e, nel caso del film diretto da Joel Schumacher (Ragazzi Perduti), si tratta di cinque studenti di medicina che, fra vecchi manifesti sessantottini e la ‘Lezione di anatomia del dottor Tulp’ di Rembrandt, decidono neoromanticamente di curiosare dietro l’angolo della vita. Convinti che religione e filosofia abbiano fallito, invocano così la scienza per risolvere l’antico quesito, cosa ci attende dopo la morte.
Il primo che si sottopone all’omicidio clinico, temporaneamente ‘ucciso’ da una scarica elettrica, resta un minuto nel regno dei più, finché gli amici, sudando col defibrillatore, lo riportano nell’aldiqua. Dove, mentre si avvicina la notte di Halloween, inizia la gara: chi muore per ‘solo’ due o tre minuti, mentre la ‘pretty woman’ Julia Roberts addirittura per cinque.
Qual è la risposta al mistero? Panorami e voli aerei di montagna come nello spot della nota grappa; poi la memoria ripropone a ciascuno i suoi misfatti. Uno viene perseguitato, non metaforicamente, da un ragazzino morto durante i giochi d’infanzia; un altro vive l’incubo di una poveretta derisa a scuola; la ragazza prova in replay lo shock del padre drogato e suicida, e Joe (William Baldwin), il dongiovanni che registra su nastro le sue conquiste, pagherà il soldo del contrappasso. Hanno turbato l’ordine del dare e avere dell’universo, e sono tormentati dai ricordi.
Non si può pretendere che il regista Joel Schumacher e lo sceneggiatore Peter Filardi (Miami Vice) svelino l’impenetrabile: dopo un esperimento che si prolunga per oltre dieci minuti, i morituri in visita nell’altro mondo troveranno pace e perdono, brindando all’esistenza di un Giustiziere universale.
Sommario e semplicistico nella morale un po’ kantiana che lo sorregge (l’apriori che sta dentro di noi … ), Linea Mortale è comunque fior di tenebroso spettacolo a suspense, e si inseriva nel tema di moda nel cinema americano che aveva scoperto (lo stesso anno sarebbe uscito anche Risvegli di Penny Marshall, tratto dalle esperienze di ‘coma profondi’ del dott. Oliver Sacks) qualcosa oltre il consumismo di massa, il rambismo acuto ormai agli sgoccioli e le variazioni sul tema delle guerre stellari.
Costato 20 milioni di dollari (ne incasso oltre 60 nel mondo) e dotato di una grazia scenofotografica – opera di Jan de Bont – per cui l’immagine diventa surreale a vista, Linea Mortale ha un ottimo avvio, ma abbassa un po’ la guardia quando deve fare i conti con Chi ne sa di più.
L’importante è che nelle sue quasi 2 ore di durata riesce a mantenere una forte resa espressiva, ha la tensione elettrica e morale di una parabola di Lazzaro moltiplicata, aiutata dai miracoli della tecnologia ed eseguita con grande partecipazione da giovani che mettono in primo piano la loro ansia.
Il cast, capitanato dal sempre florido dottor Freud (il thriller viene infatti risolto ancora con le sue ‘ricette’), vede in campo, oltre al bravo Kiefer Sutherland, provvisto di sguardo d’incubo, una Julia Roberts qui abilitata a sezionare cadaveri con rossa chioma libera e sexy, il nevrotico Kevin Bacon, che tiene alta la bandiera dell’Ateo, l’impenitente William Baldwin con sesso, bugie e videotape, e il saggio Oliver Platt, che si tiene (in disparte) il ruolo di chi racconterà ai posteri questa follia che sembra pensata da un Frankenstein andato a lezione di catechismo.
Di seguito una scena di Linea mortale:
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