Voto: 7/10 Titolo originale: The Machinist , uscita: 02-07-2004. Budget: $5,000,000. Regista: Brad Anderson.
Recensione story | L’uomo senza sonno di Brad Anderson
10/03/2020 recensione film L'uomo senza sonno di William Maga
Nel 2004, Christian Bale era l'emaciato e paranoico protagonista di un thriller straordinariamente desolante
“Una colpa piccola fa una grande strada”, afferma il protagonista Trevor Reznik nel thriller di Brad Anderson del 2004 L’uomo senza sonno (The Machinist), che utilizza il senso di colpa come solida tematica alla sua base. Girato cono soli 5 milioni di dollari e classificato Rated R per ‘violence and disturbing images, sexuality and language’, il film si avvale di influenze di ogni tipo – gli horror degli anni ’50, Alfred Hitchcock, David Lynch, oltre a un pizzico di Allucinazione Perversa di Adrian Lyne – per creare qualcosa di davvero unico e di molto angosciante.
Dimostrando la tipica dedizione maniacale a ciascun suo lavoro, Christian Bale trascorse quattro mesi seguendo una dieta fatta di soli mele, tonno e caffè nero per perdere peso (quasi 30 kg) per il ruolo da protagonista, un operaio guidato sull’orlo della follia dall’insonnia cronica. Quella perdita di peso potrebbe anche essere l’aspetto capace di attira maggiormente l’attenzione, ma è la prestazione disperata dell’attore allora 30enne – tutto occhi sbarrati e tic facciali – che definisce l’opera di Brad Anderson, non la mancanza di carne sulle ossa.
L’uomo senza sonno si dipana come un mistery thriller tradizionale, sebbene uno in cui il colpevole – se ce n’è davvero uno – è raramente chiaro. Trevor Reznik ha chiaramente dei segreti da nascondere, ma quali sono? Perché non ha dormito per quasi un anno? Di chi è il corpo avvolto in un tappeto che lui scarica in mare all’inizio? E chi sta lasciando messaggi enigmatici su piccoli post-it sul suo frigorifero?
A poco a poco, Reznik inizia a capire. A seguito di un grave incidente sul posto di lavoro, dove la sua distrazione si traduce nella perdita di un braccio del collega Miller (Michael Ironside), Reznik inizia a diffidare del resto degli operai della fabbrica. C’è anche un nuovo arrivato piuttosto misterioso, di nome Ivan (John Sharian). È forse un poliziotto? Esiste per davvero?
Mentre la paranoia del protagonista cresce, trova compagnia in due donne. La prima è Marie (Aitana Sanchez-Gijon), una cameriera di bell’aspetto del bar dell’aeroporto che Reznik frequenta quando non riesce a dormire. L’altra è Stevie (Jennifer Jason Leigh), una prostituta che funge anche da psicanalista ‘da camera da letto’ per l’uomo. Ma mentre una mano invisibile continua a scrivere piccoli indizi sui post-it, lasciandoli attaccati al suo frigorifero, che peraltro sanguina, nel suo appartamento, Reznick inizia a sospettare che tutti starebbero cospirando contro di lui per qualche oscuro motivo.
Probabilmente ambientato in California, ma girato interamente in Spagna, L’uomo senza sonno ricorre a una premessa semplice e la rende – letteralmente – un incubo cinematografico a occhi aperti. È un film anche pieno di riferimenti letterari: ci sono brevi accenni a Fyodor Dostoevsky e Franz Kafka, che si riflettono nei temi e nei personaggi. L’uomo senza sonno presenta gli stessi interrogativi e paranoie di Il Processo ad esempio, e c’è un riferimento alla Divina Commedia di Dante nell’esistenza simile a un purgatorio di Reznik.
Nelle mani di un regista meno immaginifico e capace, il film sarebbe facilmente crollato; ma grazie all’uso inquietante delle location da parte di Brad Anderson, di immagini ricorrenti e di un montaggio distorto, all’elegante e cupa fotografia di Xavi Gimenez e alla colonna sonora infarcita di theremin curata da Roque Banos, L’uomo senza sonno si fissa davvero nella mente dello spettatore.
Il regista, proprio come l’enigmatico individuo che lascia i giochi dell’impiccato attaccati al frigorifero di Reznik, si diverte a prendere in giro il suo pubblico, accumulando un allettante interrogativo all’altro Gli indizi si incastrano tutti come pezzi colorati in un mosaico: l’orologio dell’aeroporto rimane fisso sulla una e mezza; i brevi flash di un serbatoio idrico a torre; i ripetuti scorci di un tunnel che si biforca.
Ci sono riferimenti a classici come Carnival Of Souls di Herk Harvey e Psyco di Hitchcock, e un senso generale di disagio ansiogeno che ricorda la Strade Perdute di David Lynch. Il misterioso Ivan è un personaggio spaventoso che garantisce sani brividi ogni volta che appare in scena.
Dall’inizio alla fine, L’uomo senza sonno è un film che sembra incomparabilmente malato – Trevor Reznik è quasi ferino nella sua paura di ciò che potrebbe o non potrebbe star accadendo intorno a lui, e la performance grottesca di Christian Bale è tra le migliori della sua carriera. Perdere così tanto peso può sembrare un modo veloce ed economico per tentare di guadagnare consensi, ma il suo aspetto emaciato si adatta perfettamente all’estetica torva e sporca del film. Reznik è un uomo vuoto, svuotato dal purulento senso di colpa, e questo si riflette sulla sporca e morta lucentezza di tutto ciò che lo circonda.
L’uomo senza sonno è, semplicemente, il tipo di film che Hollywood non potrebbe mai realizzare. Dalle sequenze di apertura di Reznik che si trascinano come uno scheletro ri-animato nel suo appartamento, fino alla tremenda rivelazione finale, si tratta di un’opera difficile e disturbante.
Anche il pubblico e i distributori sembrano aver trovato all’epoca complicato da gestire L’uomo senza sonno, almeno a giudicare dagli incassi al botteghino (appena 8 milioni di dollari complessivi). E Brad Anderson, che già aveva diretto nel 2001 l’ottimo Session 9 e avrebbe proseguito la carriera nel genere con Vanishing On 7th Street e Transsiberian, non è mai riuscito – al contrario del collega Christopher Nolan dopo Memento – a fare il grande salto. Piuttosto, ha dovuto ‘accontentarsi’ di lavorare in TV, dove ha diretto molti episodi di serie di successo come Fringe, Boardwalk Empire, The Wire, The Shield, The Killing e Person Of Interest. Evidentemente, il suo modo di fare cinema non è abbastanza redditizio, quindi è sacrificabile (non è un caso che il suo ultimo lungometraggio, Fractured, sia stato prodotto e distribuito da Netflix).
E’ possibile che alcuni avranno indovinato il colpo di scena dell’ultimo atto di L’uomo senza sonno molto prima che arrivasse, ma è anche vero che, quando finalmente arriva, il colpo di scena conta a malapena – il film di Brad Anderson potrebbe essere una lunga rielaborazione di Il cuore rivelatore di Edgar Allan Poe, ma è il ripetuto uso del sonoro e delle immagini a disturbare e sorprendere a renderlo davvero pulsante. Questo film non gira intorno alla trama, ma alle atmosfere.
Seguono SPOILER. Come il viaggio sul trenino all’interno della casa dei fantasmi che Reznik follemente prende in una sequenza cruciale, L’uomo senza sonno parla del viaggio piuttosto che della destinazione. E sebbene ciò che apprendiamo su trevor Reznik alla fine sia scioccante, possiamo almeno trovare conforto nel fatto che, alla fine, il protagonista scelga il percorso che porterà alla redenzione.
“Voglio solo dormire”, dice, mentre viene condotto nella sua cella. Speriamo solo che riuscirà finalmente a dormire più facilmente di molti degli spettatori dopo aver visto questo film straordinariamente desolante.
Di seguito il trailer internazionale di L’uomo senza sonno:
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