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Voto: 7.5/10 Titolo originale: Where the Wild Things Are , uscita: 16-10-2009. Budget: $100,000,000. Regista: Spike Jonze.

Recensione story | Nel Paese della Creature Selvagge di Spike Jonze

01/01/2020 recensione film di William Maga

Nel 2009, il visionario regista rendeva vive le pagine disegnate del noto romanzo per bambini di Maurice Sendak, ammantandole di profonde e stratificate riflessioni sulla famiglia

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Nel Paese della Creature Selvagge (Where the Wild Things Are) è una delle pochissime opere per famiglie usciti negli ultimi dieci anni ad affidarsi totalmente non sulla narrazione o sullo sviluppo dei personaggi, ma sulle idee e sulla precisa visione del regista. Il risultato è un’esperienza coinvolgente per tutti – tranne i bambini più irrequieti … – e un’opportunità per i genitori di godersi (piuttosto che sopportare) un film in compagnia della loro prole.

Diretto da Spike Jonze, che ha fortemente voluto portare sul grande schermo il “progetto di una vita”, il risultato finale è decisamente migliore di quanto spesso accade quando un regista si trova troppo vicino all’amato materiale di partenza. Ci sono alcuni problemi, certo, ma sono per lo più minori e fanno comunque ben poco per sminuire l’efficacia complessiva di Nel Paese della Creature Selvagge come risposta targata 2009 al seminale Il Mago di OZ, uscito esattamente 70 anni prima.

Nel Paese della Creature Selvagge di Spike Jonze poster filmMax (Max Records) è un discolo bambino di nove anni. A volte, può essere dolce e tenero, ma attraversa momenti in cui il suo umore e il vulcanico carattere lo fanno scattare contro quelli che gli sono vicini, in particolare sua madre (Catherine Keener) e sua sorella maggiore, Claire (Pepita Emmerichs). Un giorno d’inverno, Max costruisce un fortino di neve. Quando una lotta a palle di neve con gli amici di Claire sfugge di mano e la costruzione di Max viene distrutta, lui sprofonda in un profondo stato di disperazione.

Più tardi, quando sua madre lo ignora, preferendo scambiare quattro chiacchiere con un corteggiatore (Mark Ruffalo che compare in un breve cameo), perde definitivamente le staffe prima di scappare di casa. La sua destinazione, proprio come quella di Dorothy Gale, è il profondo della sua immaginazione. Finisce così su un’isola popolata da sette “Creature selvagge”, ognuna delle quali rappresenta un elemento della sua psiche. Al loro primo incontro, lo nominano re e Max decide di affrontare la sfida di soddisfare le difficili e spesso conflittuali richieste dei suoi “sudditi”. Nel processo, apprenderà le difficoltà e i vantaggi di far parte di una famiglia.

I segmenti di apertura – quelli che precedono la fuga di Max nella sua immaginazione – sono evocativi e probabilmente toccheranno le corde della familiarità in tutti gli spettatori che hanno trascorso la loro infanzia in ambienti innevati. Questa parte del film è anche importante per stabilire gli aspetti della personalità mutevole del piccolo Max, poiché è utile vederli integrati nella sua figura prima di incontrarli come pelose entità autonome. I primi 10 minuti circa sono concreti e ben radicati nella realtà (almeno quella vista dalla prospettiva di un bambino di nove anni), e sono messi lì in contrasto con la maggior parte del resto di Nel Paese della Creature Selvagge, dove gli eventi traspirano su una perduta isola di fantasia.

La trama del film è ridotta all’osso; Spike Jonze si concentra più sulla mutazione della visione del mondo di Max che su qualsiasi aspetto fisico di crescita. Gran parte di ciò che accade sull’isola si concentra infatti sulle interazioni del protagonista con le varie creature che incontra lì. È qui che le cose tendono a peggiorare, mentre si susseguono momenti drammatici. Nell’adattare il noto – ma brevissimo – libro illustrato di Maurice Sendak pubblicato nel 1963, Spike Jonze è stato per forza di cose costretto ad espandere significativamente la tela su cui lavorare, e questo ha comportato alcuni problemi narrativi e di stimolazione sensoriale durante la sezione centrale di Nel Paese della Creature Selvagge.

Il viaggio di Dorothy lungo la strada di mattoni gialli esplorava molte delle stesse idee con un focus più centrato. Il regista sceglie di inserire anche uno strato di separazione tra Max e il pubblico, creando situazioni in cui la risonanza intellettuale è più forte di quella emotiva. In tal modo, non ci si sente quindi totalmente investiti nell’avventura del piccolo, non nel modo che avrebbe elevata questa storia ai livelli raggiunti ad esempio dal più o meno coevo adattamento Un ponte per Terabithia.

nel paese delle creature selvagge film Catherine Keener e Max RecordsLa relazione centrale sull’isola è tra Max e il gigante Carol (la cui voce originale è di James Gandolfini, Pierfrancesco Favino per l’Italia). Carol, per mancanza di un termine migliore, rappresenta l’anima di Max: un bisogno di amicizia e amore incondizionato unito alla capacità di distruzione.

Venendo a patti con Carol, Max impara a capire se stesso e, soprattutto, il trauma che sta causando a sua madre. Un’altra importante amicizia si sviluppa tra Max e la materna KW (doppiata da Lauren Ambrose), che rappresenta l’aspetto di Max che vediamo all’inizio del film, quando si rannicchia per i piedi di sua madre.

Il design dei costumi delle creature – realizzato da Casey Storm – è un’incredibile prodezza artistica, che evoca con efficacia tattile quasi impeccabile le illustrazioni disegnate nel libro da Maurice Sendak. I ‘mostri’, sulla carta, avrebbero potuto venir fuori come i Muppet o Big Bird, ma non avrebbero potuto essere niente di più lontano. E, soprattutto, non sono affatto divertenti. Ricordano piuttosto il tipo di pupazzi giganti che Sid e Marty Krofft avrebbero usato nella storica serie anni ’60 H.R. Pufnstuf.

Per quanto possano apparire “carini” a volte, sono sempre in grado di generare un’aura di minaccia. Quando Carol si arrabbia, non c’è niente di coccoloso in lui. L’importanza di ottenere l’aspetto giusto delle Creature Selvagge non dovrebbe essere sottovalutata, poiché il successo del film si basa molto su questo. Spike Jonze e il suo team sono riusciti a trovare il giusto equilibrio tra incarnazioni tridimensionali delle creature e le entità del libro che potessero funzionare al meglio contesto di un film live action.

L’unico attore con un significativo minutaggio sullo schermo in Nel Paese della Creature Selvagge è il relativamente sconosciuto Max Records, in precedenza apparso solo in un piccola parte in The Brothers Bloom di Rian Johnson (e la cui carriera a Hollywood non sarebbe affatto decollata in seguito). La sua più grande forza è il volto incredibilmente espressivo, attraverso cui riesca a trasmettere vere emozioni. L’esperta Catherine Keener, candidata all’Oscar 10 anni prima per Essere John Malkovich, purtroppo ha invece solo qualche momento, ma la sua sentita presenza in queste poche scene non può che lasciare l’amaro in bocca.

nel paese delle creature selvagge film 2009Come quasi sempre accade, il cast di voci originale è perfetto: James Gandolfini come Carol, Lauren Ambrose come KW, Paul Dano come la capra Alexander; Catherine O’Hara nei panni della perennemente negativa Judith; Forest Whitaker in quelli del mesto Ira; Chris Cooper nel ruolo di Douglas, il Big Bird di questo film; e Michael Berry Jr. come il toro taciturno. Se, per chi avesse familiarità, solo la voce dell’attore dei Soprano suona immediatamente riconoscibile, quelle di tutti gli altri si fondono in modo anonimo nei rispettivi personaggi.

Nel Paese della Creature Selvagge era all’epoca il terzo lungometraggio di Spike Jonze (il quarto, e al momento ultimo, Lei, sarebbe uscito nel 2013). Il senso di immaginazione visiva che ha reso noto il regista di Essere John Malkovich e Il ladro di orchidee (entrambi scritti da Charlie Kaufman) si può dire ampiamente soddisfatto qui. Questo film non è altro che un’incarnazione del suo talento e del suo peculiare e riconoscibilissimo stile. Ancora più importante, soddisfa il criterio n. 1 di qualsiasi film per famiglie: coinvolge spettatori di tutte le età a diversi livelli.

I bambini reagiranno visceralmente (sia positivamente che negativamente, con gioia e paura) alle creature, i pre-adolescenti e i giovani adolescenti si collegheranno con Max e – istintivamente – anche alle sue esperienze, mentre gli adulti riconosceranno la natura allegorica dell’esperienza e la apprezzeranno per quello che è. Costato ben 100 milioni di dollari, ha finito per essere un flop al botteghino (100 milioni raccolti in tutto il mondo, di cui solo 22 fuori dagli Stati Uniti). Poi non lamentiamoci se il business per famiglie sia finito tutto in mano a live action della Disney però.

Di  seguito il teaser trailer italiano di Nel Paese della Creature Selvagge: