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Voto: 6/10 Titolo originale: Phenomena , uscita: 25-01-1985. Budget: $3,800,000. Regista: Dario Argento.

Recensione story | Phenomena di Dario Argento

11/06/2019 recensione film di William Maga

Nel 1985 il regista dirigeva Donald Pleasence e la giovanissima Jennifer Connelly in un thriller sbilanciato, efferato ma meno magico di quel che avrebbe potuto essere

Jennifer Connelly in Phenomena (1985)

Sette miliardi di budget, 40 milioni di insetti, tre gigantesche ventole a turbina per ricreare il vento, 450 diversi effetti speciali, una super-gru capace di portare la macchina da presa a 30 metri d’altezza, luci a fibra ottica, costumi firmati Giorgio Armani, eccetera eccetera: Dario Argento — novello Signore delle mosche — sceglieva di fare le cose in grande nel 1985. Forse troppo. Il regista romano parlava, in proposito, di sfida paranoica con se stesso, e c’è sicuramente del vero quando dice che con Phenomena voleva realizzare un film tecnicamente impeccabile, capace di ribattere, colpo su colpo, al cinema americano dei grandi effetti speciali.

Phenomena (1985) film posterEppure, per chi credeva all’epoca che la suspense cinematografica non fosse soltanto un cuore che batte in stereofonia, una ripresa in soggettiva con l’immancabile gemito assassino, un rasoio che sbuca accecante dall’oscurità per sfregiare un bel viso di donna, questo atteso ritorno argentiano (tre anni dopo Tenebre) non poteva che risolversi in una mezza delusione.

Mezza perché l’unghiata visionaria di Dario Argento, quella che arriva a tradimento e che ti annoda addosso la paura, da sola non basta a sorreggere un thriller a suo modo classico, con l’assassino che fa strage di fanciulle ben tornite e la polizia che brancola nel buio; Suspiria aveva funzionato splendidamente qualche anno prima perché era uno spudorato salto nell’ignoto, un’opera senza ormeggi, una fantasia horror lanciata alla ricerca dell’effetto adrenalinico più smisurato.

Phenomena invece no, insegue formalmente un suo rigore narrativo, addensa crimini ma sollecita la deduzione, mettendo addirittura al centro della vicenda — parole dell’entomologo Donald Pleasence — “la più strana coppia di detective che si sia mai vista”: una ragazza e una mosca. Bella, bellissima idea, che rovescia delicatamente il nostro tradizionale ribrezzo per il mondo degli insetti, lasciandoci intravedere suggestioni squisite e poteri portentosi.

Poi però la trama elaborata dalla coppia Argento / Franco Ferrini si sfilaccia, mostra buchi logici, viene risucchiata in un tripudio di efferatezze che si vorrebbe delirante e invece è solo parossistico. Non è ovviamente questione di buon gusto, perché negli anni Ottanta il terrore di celluloide aveva regole precise, esigenze tecniche (chi avrebbe più creduto ai make-up fantasiosamente artigianali dei vecchi film di Mario Bava e Riccardo Freda?) imprescindibili. Accade invece un’altra cosa: maniacalmente aggrappato al dettaglio truculento, all’inquadratura ardita, Dario Argento perde un po’ di vista l’insieme del suo film, fatica a combinare i diversi elementi, sottovaluta la recitazione e i dialoghi, smarrisce lo spessore concettuale di una volta in favore di un’esecuzione impeccabile ma glaciale.

La controprova? Da Phenomena si può uscire vagamente disgustati ma non inquieti, l’orrore che abbiamo appena gustato non si ritaglia un posticino nell’inconscio ma scivola via veloce, lasciando nello spettatore un senso di estraneità. Forse sbaglia chi dice che al regista basti farsi paura per credere di coinvolgere il suo pubblico, ma è senz’altro vero che questo tipo di tensione creata attraverso le più consolidate convenzioni del genere non riesce più a lambire l’incubo, a suggerire l’allegoria, a oltrepassare l’oggettività della violenza.

Donald Pleasence in Phenomena (1985)L’eroina di Phenomena è una ricca ragazzina americana (la giovanissima Jennifer Connelly, vista nel 1984 in C’era una volta in America) che viene a studiare in un esclusivo collegio svizzero già residenza estiva di Wagner. Naturalmente da quelle parti — la Transilvania della Svizzera — si aggira da tempo un misterioso assassino che trapassa le fanciulle con una specie di lancia e ne conserva i corpi in cantina. C’è dunque del marcio (letteralmente) nella tranquilla e linda Svizzera, e sarà la coraggiosa sonnambula americana, diventata frattanto amica di un famoso entomologo paralizzato alle gambe, a scovarlo. Come?

Beh, grazie ai suoi curiosi poteri che le permettono di comunicare affettuosamente con ogni tipo di insetto, in particolare con le mosche saprofaghe, voraci divoratrici di carni putrefatte. Il resto lo saprete già. Guidata da quei graziosi animaletti, la nostra Alice nel paese degli orrori scoprirà la tana del lupo e farà pure il bagno in una nauseabonda poltiglia di cadaveri degna di Poltergeist.

Bombardato dal rock pesante dei Motörhead (ma c’è anche un suadente corno di montagna arrangiato dal «rolling stone» Bill Wyman, oltre al main theme del fidato Claudio Simonetti), Phenomena è in definitiva un film alquanto schizofrenico, che gioca tutte le sue carte nello sfrenato finale a ripetizione: trenta minuti di orrore martellante che purtroppo gira a vuoto, probabilmente perché il disvelamento del doppio assassino giunge troppo improvviso e gratuito.

Meglio la prima parte, più sfumata e figurativamente elegante, piena di fruscii premonitori (il famoso Föhn che gonfia le foreste e rende pazzi) e di tenere disquisizioni sulle qualità segrete degli insetti. Era probabilmente quella la strada da seguire. Più magia e meno frattaglie.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Phenomena:

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