Home » Cinema » Sci-Fi & Fantasy » Recensione story | Salto nel buio di Joe Dante

Voto: 7/10 Titolo originale: Innerspace , uscita: 01-07-1987. Budget: $27,000,000. Regista: Joe Dante.

Recensione story | Salto nel buio di Joe Dante

01/01/2021 recensione film di William Maga

Nel 1987, Dennis Quaid, Meg Ryan e Martin Short erano i protagonisti di una fanta-avventura garbata e tecnicamente all'avanguardia

salto nel buio film 1987

Convertito alla fantascienza brillante, nel senso del sorriso, dopo un esordio horrorfico (L’ululato, 1981) e una geniale perfidia natalizia (Gremlins, 1984), Joe Dante tornava nel 1987 alla ribalta con una commedia dell’impossibile ad alto voltaggio come Salto nel buio (Innerspace), dove per buio bisogna intendere una galassia molto poco distante dal nostro vecchio pianeta, ovvero il corpo umano, con tutti i suoi canali, le sue correnti, i suoi anfratti.

Saltonelbuio.jpgFacile il superficiale parallelismo di facciata con Viaggio allucinante di Richard Fleiseher del 1966. In effetti lo spunto è lo stesso, una navicella iniettata nelle arterie di un uomo-cavia attraverso un sofisticato processo di miniaturizzazione, eppure Joe Dante riesce a cavarne fuori risate e brividi in quantità grazie a uno stile gentile che irride, talvolta, alle stesse leggi canoniche della fantascienza cinematografica.

Salto nel buio (occhio alla prima inquadratura del film, che contiene una piccola sorpresa) presenta uno ad uno i suoi personaggi principali: abbiamo così Tuck Pendleton (Dennis Quaid), provetto pilota collaudatore fregato dall’alcool, la sua fidanzata Lydia Maxwell (Meg Ryan), giornalista in cerca di scoop, lo sfigatissimo Jack Putter (Martin Short), commesso di supermarket sull’orlo del collasso nervoso (il suo incubo ricorrente è una cicciona coi capelli rossi che paga il conto a colpi di pistola …).

Come si incontreranno e perché, è presto detto: il pilota accetta di farsi ‘sparare’, debitamente miniaturizzato e chiuso in una capsula, dentro un coniglio per un esperimento, ma in seguito al blitz attuato da una banda di scienziati ‘cattivi’ (vogliono usare la scoperta per sabotare la pace), la navetta finisce per classica via intramuscolare, nel corpo dell’ignaro commesso il quale, se all’inizio crede di essere posseduto da oscure presenze demoniache, poi però accetterà l’inconsueta situazione e farà amicizia con l’invadente inquilino.

Mille le peripezie, a cavallo tra l’avventura e il paradosso, alle quali – inevitabilmente – va incontro quella ‘strana coppia’; basti dire soltanto che dopo un tenero contenzioso amoroso (entrambi sono innamorati della reporter, ma come si fa a staccare il contatto?), i due riusciranno a beffare i cattivi e a tornare a grandezza naturale giusto in tempo per …

Come capita sempre ai buoni film americani, Salto nel buio può essere letto e gustato a vari livelli; c’è quello più immediatamente comico-avventuroso pieno di effetti speciali e incredibili trasformazioni ‘in diretta’, e quello, diciamo, più allegorico, alla Steven Spielberg (che non a caso figura tra i produttori del film). Perché è chiaro che quei due, lo spavaldo e il complessato, sono facce di una stessa medaglia, di uno stesso uomo ed è altrettanto chiaro che sia Tuck che Jack usciranno migliorati dal curioso sodalizio, ognuno imparando qualcosa dall’altro.

salto nel buio film 1987 danteEppure, il gioco ironico non funzionerebbe se Joe Dante non avesse potuto contare su una coppia ben assortita di giovani attori: il pilota, nervi saldi e sorriso accattivante, è un 33enne Dennis Quaid all’epoca aveva alle spalle parti in Lo Squalo 3 e Dreamscape – Fuga nell’incubo; il commesso, risata nevrotica e innamoramento facile, è invece il comico televisivo Martin Short, ‘scoperto’ per il cinema da John Landis nel 1986 in I tre amigos!.

In almeno due sequenze, Martin Short si rivela mattatore di gran classe, ovvero quando improvvisa uno scatenato shake in casa del compare e quando, confondendo voci di fuori e voci di dentro, comincia a dare i numeri di fronte ad un medico fissato col diavolo.

Tenendo si sempre su toni leggeri (tocca ai succhi gastrici sventare il pericolo maggiore per la salvezza di Tuck e Jack …), Joe Dante con Salto nel buio spinge a tutto regime una macchina di sorprese che sublima l’avventura impossibile in allegra invenzione, e grazie al suo ritmo senza soste eccita la mente degli spettatori per tutte le due ore di durata, nell’ennesima conferma dell’epoca di un professionismo tecnico (ci sono Rob Bottin al trucco, la Industrial Light & Magic agli effetti speciali – vincitori l’anno successivo del premio Oscar – e Jerry Goldsmith alle musiche) e d’una dovizia di mezzi che soltanto il cinema americano poteva permettersi. Costato circa 27 milioni di dollari, ne incassò globalmente 42, secondo miglior incasso per il regista fino ad allora.

Di seguito una scena clou di Salto nel buio: