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Titolo originale: The Sugarland Express , uscita: 05-04-1974. Budget: $3,000,000. Regista: Steven Spielberg.

Recensione story | Sugarland Express di Steven Spielberg

25/07/2019 recensione film di William Maga

Nel 1974, il regista di Cincinnati girava il suo primo film per il cinema, un'opera che mostrava la sua sete di grandezza e presagiva la sua scalata a Hollywood, tradendo però le origini umili e artigiane viste in Duel

Sugarland Express (1974) film

Quando Sugarland Express arrivò nei cinema italiani, nel novembre del 1974, in molti se ne innamorarono immediatamente. Sembrò la conferma (dopo la folgorante rivelazione di Duel, uscito circa un anno prima) che si aveva a che fare con un giovane del talento cristallino, quel Steven Spielberg che allora aveva la bella età di 26 anni. A rivedere – e parlare – del film oggi, dopo 45 anni, siamo quasi imbarazzati, come chi ritrova il primo amore della propria infanzia o si accorge che ha le gambe storte.

Sugarland Express (1974) film posterNon è che siamo cresciuti noi però. È cresciuto Steven Spielberg, e di parecchio: è diventato uno dei cineasti più potenti del mondo, ha girato nel frattempo opere divenute celeberrime, sontuosi, super spettacolari. È tuttora tra i registi più abili e scafati che ci siano in circolazione, ma un lungometraggio della purezza e della semplicità del televisivo Duel (ve lo ricordate: una macchina, un camion, tre chilometri di asfalto e nulla più) non è più riuscito a farlo. E questa è la chiave del nostro discorso — i presagi di questa sua trasformazione sono tutti contenuti in Sugarland Express, che è veramente la spia di tutto ciò che il filmmaker di Cincinnati avrebbe fatto in futuro.

Sugarland Express, intendiamoci resta un film di ottimo livello. Ma dov’è la fantasia di Duel, la capacità di fare un film di enorme tensione quasi senza storia e senza personaggi? Sugarland Express amplifica, spettacolarizza tutto ciò che in Duel era sottinteso; resta il motivo del viaggio, dell’inseguimento, ma non c’è più nulla di misterioso: il commesso viaggiatore braccato chissà perché da un camion mostruoso diviene una trepida mammina (Goldie Hawn), il cui bambino è stato affidato a una coppia benestante che vive in quel di Sugarland. La mammina non si dà per vinta: si reca in una prigione, riesce a far fuggire il marito carcerato (William Atherton). Rubano un’automobile, prendono in ostaggio un poliziotto che finirà per diventare quasi loro complice e partono. Dopo poche ore hanno tutta la polizia del Texas alle calcagna, ma il viaggio continua. Fino alla fine.

Pian piano, le macchine da una diventano decine e decine. Lo stile asciutto di Duel si inzuppa di dialoghi, di zoomate, di spunti ironici sui poliziotti che finiscono per scontrarsi tra di loro. Dopo quel primo, geniale filmetto televisivo girato con due dollari, Steven Spielberg entra a vele spiegate nel versante più dorato della nuova Hollywood. Fateci caso: le didascalie finali, che ci informano sul destino dei protagonisti (Sugarland Express, del resto, si ispira a un fatto di cronaca) somigliano troppo alla conclusione di American Graffiti, il celeberrimo film di George Lucas risalente appena all’anno precedente. Sono anch’esse una spia di una connivenza che oggi è un fatto compiuto. Non è un caso che il terzo film di Steven Spielberg – Lo Squalo (un blockbuster considerato a alcuni alla stregua di un tradimento delle origini) – sia sostanzialmente stato il primo passo verso quel gigantismo che ha fatto del regista il vero erede di Cecil B. De Mille, spingendolo verso l’alleanza con George Lucas che ha segnato un periodo incredibile per il cinema americano. Un’alleanza che era quasi inevitabile.

William Atherton e Michael Sacks in The Sugarland Express (1974)George Lucas in fondo, non è un regista: è un fabbricante di giocattoli. Un industriale quasi infallibile nel realizzare prodotti dalla resa sicura, e abilissimo nel reinvestire i propri guadagni. Steven Spielberg no, tanto che dopo i successi di Lo Squalo e di Incontri ravvicinali del terzo tipo gli è andata buca con 1941 – Allarme a Hollywood, altro film dal budget astronomico. Però aveva largamente la capacità di messa in scena strabiliante della nuova Hollywood, era il più geniale impacchettatore che il ‘papà di Guerre Stellare’ potesse mai sperare di trovare per i propri balocchi. Steven Spielberg, nello stesso tempo, trovò nel collega un coordinatore infallibile, la garanzia di poter fare in santa pace i propri giochetti.

Così sarebbero dunque arrivati I Predatori dell’Arca Perduta, girato da Steven Spielberg, ma rigorosamente lucasiano (la genesi del classico del 1981). Dopo di che, sono arrivati i due sequel della saga di Indiana Jones, in ossequio a quella logica dei serial che George Lucas riprende non tanto dalla TV, quanto dal romanzo avventuroso ciclico, a cominciare da Emilio Salgari per arrivare fino al Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien, «il più grande spettacolo del mondo». Tutto ciò, come si diceva, è già contenuto nello stile fortemente spettacolare di Sugarland Express, nella recitazione più ‘tradizionale’ (a cominciare dalla protagonista, una giovanissima Goldie Hawn già molto brava che, a tratti, inevitabilmente, sposta il film sul registro della commedia).

E c’è, nel film, una scena chiave: il corteo delle automobili (che, come abbiamo già detto, rispetto a Duel si sono moltiplicate) percorre una strada di campagna, e un ragazzino appollaiato su uno steccato si diverte a contarle. Quel ragazzino, in fondo, è lo stesso Steven Spielberg, affascinato dalla propria bravura, inebriato dalla macchina-cinema che è riuscito a mettere in moto. Lo stesso adolescente che quando aveva dodici anni inventava Super-8 nel giardino di casa, e che oggi, adulto, considera ancora il cinema come un gioco.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Sugarland Express: