[riflessione] Hollywood e la sua peggiore estate cinematografica degli ultimi 25 anni
15/09/2017 news di Redazione Il Cineocchio
Una coincidenza frutto di titoli scadenti o un sintomo del cambiamento dei gusti degli spettatori dettato da un'offerta più ampia che mai?
Riprendiamo un lungo e interessante articolo del Washington Post pubblicato recentemente che prova ad analizzare le ragioni di un’estate cinematografica americana ampiamente sotto le aspettative per gli studi hollywoodiani, tra clamorosi flop e una vendita di biglietti che tocca il minimo da 25 anni a questa parte.
Questo periodo di difficoltà arriva inoltre in un momento non particolarmente favorevole, visto che i giganti dello streaming come Netflix, Apple, Amazon e Google stanno investendo già da qualche tempo miliardi di dollari nella produzione di film e serie originali. E tutte queste aziende vogliono che i loro abbonati li guardino comodamente adagiati sui divani delle loro abitazioni.
“È stata una brutta stagione estiva“, ha dichiarato Ross Gerber, presidente della Gerber Kawasaki, società di gestione di investimenti con sede a Santa Monica, in California. “Ma c’è qualcosa di più grande in atto“. Gerber e altri fanno cenno a un malessere più ampio, che interessa l’intero ecosistema legato all’intrattenimento. Grazie a una confluenza di circostanze – grandi eventi televisivi, l’invasione dei servizi di streaming online, l’inesorabile attrazione dei social media e la ‘stanchezza’ indotta da prequel, sequel e reboot – il pubblico ha ora più ragioni che mai per rimanere a casa. E senza una pellicola ‘assolutamente da vedere’ che riesca ad attrarre gli spettatori in sala, andare al cinema non riesce più a dare le sensazioni di un tempo.
Gli analisti offrono però un’altra serie di motivi per cui i film hanno performato così male nei mesi scorsi. Innanzitutto potrebbe essersi trattato del contenuto stesso offerto: opere come Emoji: Accendi le emozioni, Ingrid Goes West e Birth of the Dragon sono stati tutti affossati dalla critica (da sottolineare che nessuno di questi è ancora arrivato in Italia).
Dall’altra parte, i contenuti del piccolo schermo sono stati particolarmente convincenti. La HBO ha registrato numeri da urlo per Il Trono di Spade tra luglio e agosto, mentre l’incontro di pugilato tra Floyd Mayweather e Conor McGregor sembra aver risucchiato tutta l’attenzione delle folle, convincendole a rimanere a casa o al massimo a ritrovarsi in qualche pub nell’ultimo weekend di agosto. Questi esempi di successo possono allora solamente incoraggiare la Silicon Valley a muoversi in modo più aggressivo nelle attività di intrattenimento, visto che ormai è chiaro quanto gli eventi speciali (sportivi e non) e gli episodi delle serie più popolari possano essere altrettanto potenti del nuovo film della Marvel/Disney con i supereroi di turno.
“La gente ha moltissime cose da guardare“, ha dichiarato Patrick Corcoran, portavoce dell’Associazione Nazionale dei Proprietari di Sale cinematografiche. “Perciò, se devono uscire di casa per guardare qualcosa in un cinema deve essere assolutamente irresistibile per loro“.
I dirigenti degli studios sperano che il pubblico torni nelle sale con l’arrivo dell’autunno e poi in inverno, quando usciranno gli attesi Blade Runner 2049 e Star Wars: Gli Ultimi Jedi. Per alcuni tuttavia, i recenti risultati deludenti sono poco più di un sassolino nella scarpa, attribuibili più alla sfortuna e alla tempistica di debutto infelice che a una crisi dell’industria vera e propria.
I recenti dati riguardanti il settore sembrano supportare questa ipotesi. Soltanto pochi mesi fa, i capoccia parlavano infatti di un trimestre da record per il box office statunitense, grazie agli incassi di titoli come La Bella e la Bestia, che ha portato nelle casse della Disney oltre 500 milioni di dollari a livello nazionale. Senza contare che nel 2016, le sale cinematografiche anno incassato più soldi che mai, stando alle statistiche del settore.
“Le riserve stanno venendo distrutte perché gli investitori sono giunti alla conclusione che se nessuno sta andando al cinema ora, non lo farà mai più – ed è sbagliato”, ha dichiarato Michael Pachter, research analyst della Wedbush Securities, una banca d’investimento di Los Angeles .
In ogni caso, pochi negano che il business del cinema stia affrontando una sfida lanciata dai giganti tecnologici che vogliono rivoluzionare il modo in cui le pellicole sono distribuite.
Ad esempio, Netflix ha spinto per distribuire prima i film sulla sua piattaforma, un cambiamento che potrebbe mangiare una fetta delle entrate dal botteghino qualora venisse ridotta davvero la finestra temporale nella quale i cinema possono mettere in cartellone nuovi lungometraggi in esclusiva. Aziende come Apple e Amazon, nel frattempo, si stanno facendo largo a loro volta nel campo dell’intrattenimento realizzando i propri film e spettacoli televisivi originali.
Per anticipare questa la pressione, gli studi cinematografici e i proprietari delle sale stanno trasformando il modo di fruire un’opera al cinema in un’esperienza più specializzata, cercando di ricreare il senso della magia che i consumatori ancora oggi non possono avere a casa loro – almeno non senza grandi spese.
Le grandi catene multisala in tutta la nazione stanno sostituendo le poltroncine scomode e strette con modelli reclinabili deluxe. In un certo senso, è come replicare la comodità dell’esperienza del proprio salotto, solo con molti più comfort. Alcuni iniziano ad offrire bevande alcoliche, o a installare sistemi audio premium con casse che non solo colpiscono i timpani dello spettatore ai lati, ma in alcuni casi anche dal soffitto – o addirittura da sotto la postazione. Entro la fine dell’anno, ben il 40% dei grandi schermi di alcune catene di cinema avranno posti opzionabili di fascia alta stando alle parole di James Goss, analista del settore della Barrington Research.
“La tendenza a lungo termine è stata una modesta erosione delle presenze effettive”, ha detto, “e il settore delle sale cinema ha cercato di rispondere creando una migliore esperienza”.
Gli studios stanno diventando inoltre sempre più strategici nel pianificare le uscite dei loro titoli di punta. Poiché le alternative di intrattenimento si sono moltiplicate, le società non vedono più il periodo estivo come quello più importante dell’anno. Al contrario, stanno sparpagliando i loro film lungo tutto il calendario. Gli studi tuttavia tendono a non coordinare i loro programmi – che si traducono quindi in un periodo di ‘buco’ di alcune settimane come accaduto nei mesi passati, secondo Corcoran.
“L’estate, pur rimanendo un periodo importante, lo sta diventando sempre meno col tempo“, ha proseguito. “Cinque anni fa, circa la metà degli incassi annuali del box office erano concentrati in estate. L’anno scorso la cifra è scesa al 39% e potrebbe scendere al 34% quest’anno”.
Curioso notare come, in Italia, il periodo estivo sia storicamente proprio quello più boicottato per le uscite ritenute più importanti. Che gli americani stiano prendendo le nostre abitudini?
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Fonte: WP