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Titolo originale: 北斗の拳 , uscita: 08-03-1986. Regista: Toyoo Ashida.

Riflessione | L’importanza di Ken il Guerriero – Il film (1986) di Toyoo Ashida

16/06/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Ripercorriamo le origini, la realizzazione e gli aspetti salienti del cruento ed eccentrico anime del 1986 tratto dal manga di Tetsuo Hara e Buronson

Sono di certo tantissimi quelli di voi cresciuti passando i pomeriggi a guardare in TV i cartoni animati giapponesi negli anni ’80. Senza contare che, da quando nel 1988 Katsuhiro Ōtomo porto nei cinema il film di Akira (アキラ), basato sul manga omonimo, molti altri si innamorarono delle produzioni provenienti dall’estremo Oriente. In quegl’anni, titoli come 3×3 occhi (サザンアイズ), tratto dal manga di Yuzo Takada e diretto da Daisuke Nishio, Project A-ko adattato da Katsuhiko Nishijima, o Urotsukidoji (超神伝説うろつき童子), la cui versione filmica (intitolata Legend of the Overfiend) venne diretta da Hideki Takayama, segnarono indissolubilmente l’immaginario di molti otaku. Tra questi, però, forse un personaggio più di molti altri è rimasto impresso indelebilmente nella memoria di chi scrive: Ken il guerriero! Eroe protagonista del manga di Tetsuo Hara e Buronson, debuttò nel 1983 su Weekly Shōnen Jump, riscuotendo subito un grande successo. Dal soggetto originario fu poi tratta l’omonima e replicatissima serie animata (in due parti), diretta da Ashida Toyoo e messa in onda per la prima volta in Giappone a partire da 1984 (in Italia tra il 1987 e il 1988). A inizio anni 2000 è arrivata infine nelle edicole anche una serie prequel.

Poi, nel 1986 la Toei Animation produsse un amime intitolato Ken il Guerriero – Il film (世紀末救世主伝説 北斗の拳), diretto sempre da Ashida Toyoo, che dalle nostre parti ebbe una distribuzione decisamente tardiva e uscì solo in VHS nel 1993 per la Granata Press (peraltro con doppiatori diversi rispetto alla serie, eccetto che per Bart). Curiosamente, ha trovato infine la via verso il grande schermo in tempi ben più recenti, nel 2008, dopo essere stata acquisita dalla Yamato Video, che ha deciso di proiettarla durante un’edizione di Lucca Comics.

Comunque, partiamo con ordine nella nostra ‘riscoperta’ di questo film, e più precisamente dal manga di Tetsuo Hara e Buronson, intitolato in Italia Ken il Guerriero, in patria Hokuto no Ken. Ambientato nel futuro, nel periodo immediatamente successivo a un terribile olocausto nucleare che aveva tramutato la Terra in un pianeta pressoché desertificato, seguiva le peripezie del nerboruto Kenshiro, giovane maestro dell’antica Divina Scuola di Hokuto di arti marziali caratterizzato da sette cicatrici a forma di Orsa Maggiore incise sul torace.

La società, ormai degradata a uno stato di feroce feudalesimo, era dominata da crudeli signori della guerra, che depredavano i villaggi e gli inermi superstiti, razziando, rapendo le donne e uccidendo chiunque gli si opponesse. In una virocrazia brutale in cui il più forte dominava sul più debole, il protagonista si stagliava quindi a difesa degli inermi contro i prepotenti e i prevaricatori. Così, nel tentativo di riportare equilibrio nelle comunità in cui s’imbatteva – ma anche nel Cosmo in generale – Ken intraprendeva pirotecniche battaglie a suon di mosse segrete e fulminei calci e pugni contro i numerosi villain che incrociava lungo la sua strada, con tanto di esplosioni di teste, arti e pure interi corpi. Insomma qualcosa di parecchio estremo visivamente.

Il successo del manga portò presto alla trasposizione della pagine disegnate nella sopracitata serie TV, la cui prima parte era composta da ben 109 episodi, mentre la seconda – che spostava l’azione sull’Isola dei Demoni e in cui venivano rivelate le vere origini di Hokuto stesso – solo 43. Visto il tipo di destinazione – ossia il piccolo schermo – e nel tentativo di ampliare il più possibile il pubblico di riferimento, il livello di sangue e violenza – nonostante quanto si possa pensare – venne limitato. Proprio in risposta a una parziale riduzione degli aspetti più cruenti dell’opera originale era stato a latere realizzato il film omonimo, diretto sempre dal medesimo regista delle due stagioni.

Era infatti il 1986, ancora nel pieno della messa in onda TV degli episodi di Ken il Guerriero, quando fu realizzata una versione di 110 minuti “troppo ardita per la TV”, partendo dalla stessa fonte, ma reinserendo tutto quel materiale ritenuto eccessivamente scioccante contenuto nel manga, al quale risultava in tal maniera più fedele, sebbene meno approfondita per ovvie ragioni (la trama si limita a circoscrivere la storia dell’anime TV e del manga dalla sconfitta di Kenshiro da parte di Shin al primo combattimento col fratello Raoul, prendendo molte libertà con l’ordine degli eventi e nelle modalità di svolgimento). La pellicola – costata 7 milioni di dollari (ne incassò 23) – ovviamente ‘innervosì’ non poco i genitori in Occidente, spingendo la Toei – e i distributori locali – a censurarlo e / o posticiparne l’uscita. Molte delle versioni estere ricorsero infatti a stravaganti effetti grafici di vario tipo (flou o ghosting) per occultare i passaggi più scabrosi e splatter (peraltro persistenti pure nei DVD) come le esplosioni dei ventri e delle teste e la profusione di sangue a guizzi, celate da filtri che in qualche modo li oscuravano.

Il percorso di elaborazione di Ken il Guerriero – Il film spiega altresì perché la sua animazione e la narrazione risultino in diversi momenti un po’ troppo crude e ‘confuse’ rispetto agli standard dell’epoca. Creato dal medesimo regista e dal team della serie, condensava difatti una trama piuttosto fitta di decine di episodi in un unico lungometraggio di meno di due ore … Molti di coloro che per la prima volta si approcciavano alla vasta mitologia relativa a Kenshiro, non avevano dunque le informazioni di background necessarie per comprendere appieno quanto era stato messo in scena e certo le immagini decisamente forti non potevano che ulteriormente spiazzarli.

Sin dal prologo, chi lo guarda si può accorgere di essere davanti a qualcosa di ben diverso da anime cyberpunk alla Akira, in cui la distopia futuristica si stagliava tra idillici scenari sormontati di cieli azzurri e metropoli brulicanti di vita. Qui, al contrario, una guerra nucleare ardeva in apertura numerosi corpi d’innocenti e desertificava l’intero pianeta, prosciugando gli oceani. Pochi fotogrammi dopo, la Terra era presentata come un desolato paesaggio infernale battuto da aridi venti, in cui i sopravvissuti si uccidevano l’un l’altro per accedere alle poche scorte di cibo, acqua e combustibili ancora disponibili.

All’inizio dell’opera, Ken viene lasciato moribondo, dopo uno scontro, dal suo ex migliore amico, Shin della Scuola di Nanto, che se va trascinando via con sé Julia, ex fidanzata dello sconfitto, in lacrime. Il protagonista riemerge poi a distanza di un non ben definito lasso di tempo, incappucciato, avvolto in un logoro mantello e con una lunga barba, tramutatosi in un misterioso eroe solitario un po’ alla L’uomo Senza Nome di Sergio Leone. Così, quando l’ennesimo bruto attacca un villaggio di gente onesta, o cerca di fare del male ai piccoli Bart e Lynn, l’impavido guerriero si materializza, facendo a brandelli con pochi tocchi ogni malvagio, grazie alle mosse della Scuola di Hokuto.

Chiunque avesse prima letto il manga, o guardato le serie, non avrebbe dovuto quindi avere particolari problemi ad ‘accettare’ Ken il Guerriero – Il film, senza troppo questionarne le curiose peculiarità che lo disseminavano, ma per gli altri la situazione poteva essere ben diversa. Ad esempio, uno degli effetti collaterali del cataclisma atomico, oltre ai deserti che si estendevano fino all’orizzonte, era che quasi tutti i sopravvissuti di sesso maschile del pianeta di età compresa tra i 18 e i 40 anni avevano sviluppato muscoli degni di un wrestler professionista (specie i cattivi). Il tutto in uno scenario in cui scarseggiavano certo palestre e frullati proteici, nonché soprattutto il necessario per la primaria sussistenza …

Lo stesso Kenshiro appariva come un incrocio tra Bruce Lee e Sylvester Stallone nel pieno della sua prestanza da macho degli anni ’80, con un collo spaventosamente muscoloso e un’espressione da mastino. I suoi nemici, d’altra parte, era unno bizzarro crogiolo di punk e sadici dai capelli lunghi e di svariate tinte. Alcuni erano solo al di sopra della statura media, ma altri – come un guardiano oltremodo obeso che Kenshiro prende a calci e pugni nello stomaco a un certo punto – tanto paradossalmente – e allegoricamente –  mastodontici da entrare a malapena dentro lo schermo … Dei veri e propri giganti!

E’ facile però notare le influenze cinematografiche che hanno giocato un ruolo centrale in Ken il Guerriero – Il film, dacché si possono riassumere come un compendio dei classici di genere occidentali degli anni ’70 e ’80. L’atmosfera degli spaghetti western di Sergio Leone è qui declinata all’estetica post-apocalittica dei film della saga di Mad Max di George Miller, con un tocco di Scanners di David Cronenberg (1981) qua e là. In particolare, viene messa in scena una distopia alla Interceptor – Il Guerriero della strada (Mad Max 2, 1981) con una società al suo collasso, in cui imperversano una serie di uomini ipermuscolosi in camicie, gilet, pantaloni attillati, spalline imbottite e maschere da Fantasma dell’Opera.

Toyoo Ashida ha conferito inoltre una qualità feticistica alle sequenze d’azione, che sono tanto ricolme di rallenty e inquadrature sul dettaglio da allungare i combattimenti per diversi minuti. La sequenza d’apertura è esemplificativa nel delineare sia il mondo crudele che vige nel film, sia le motivazioni centrale dell’eroe, tra un profluvio di vendette e tradimenti. Trascorrono ifatti almeno dieci minuti descrivendo i voltafaccia e le terribili torture subite da Kenshiro ad opera del suo presunto amico, Shin. Non solo, un altro opportunista – e  fratello dell’eroe stesso, Jagger – , lo butta per giunta giù da un profondissimo dirupo. Non pago, Jagger con un pugno sgretola quindi parte della cima del dirupo roccioso, facendola crollare al di sotto, per essere certo che Ken rimanga sepolto.

D’altro canto, il cuore della filosofia di Ken il Guerriero può essere così riassunto: non sferrare un solo pugno quando puoi tirarne una raffica di circa 68 e non limitarti a picchiare semplicemente l’avversario, ma infierisci senza tregua di colpi per una decina di minuti e poi seppelliscilo sotto diverse tonnellate di macerie. Il resto dello svolgimento equivale essenzialmente a una successione di vignette che seguono ‘l’uomo dalle sette stelle’ mentre passa da uno scontro all’altro con vari nemici – ognuno con la sua personalissima ragione per sfidare il nostro eroe fino alla inevitabile morte.

La ripetitività e l’uso diffusissimo del rallenty affliggono in parte il ritmo dello svolgimento di Ken il Guerriero – Il film. A ciò si aggiunge un’estrema dilatazione dei tempi perfino per gli standard degli anime: il banchetto cosparso a base di sangue e di azione diretto da Toyoo Ashida va avanti per quasi due ore orgiastiche e decadenti. Tuttavia, il regista e la sua squadra sono riusciti a dare al proprio universo post-apocalittico un’idea delle proporzioni, un senso di insieme in qualche modo coerente, in ultimo una generale aria da esperimento sociologico sotto acidi, estremamente accattivante. Città barocche sorgono dal paesaggio arido; un gigante blu antropofago si fa strada anticipato da un esercito di ninja vestiti di nero e si lascia alle spalle un mare di cadaveri rossi. È tutto inebriante, un panorama da incubo, come assistere all’emanazione di un subconscio psicotico presentato in forma di libro delle fiabe.

Toyoo Ashida non era d’altronde estraneo alla creazione di mondi bizzarri e onirici. Nel 1981 aveva lavorato a Ulisse 31 (宇宙伝説ユリシーズ31), una serie animata per ragazzi che mescolava un’impalcatura sci-fi alla mitologia classica di matrice greca, a cui poi dava una connotazione singolarmente inquietante. Un anno prima di Ken il Guerriero – Il film, aveva diretto invece l’adattamento di Vampire Hunter D (吸血鬼ハンター”D”), tratto dal manga horror-western post-apocalittico di Hideyuki Kikuchi, la cui trama era piuttosto elaborata e curata. Eppure, l’approccio nichilista e allucinato della trasposizione per il cinema dal manga di Buronson e Tetsuo Hara ha un suo fascino conturbante, che ci fa passare sopra sulle molteplici imperfezioni e stravaganze. In questo mondo cupo, apparentemente senza speranza, dove l’intera famiglia di Kenshiro sembra voglia soltanto uccidere, il solo raggio di luce arriva, in modo in un certo senso comico, da una bambina dai capelli rosa e da un sacchettino di semi.

Come avrete forse già capito, Ken il Guerriero – Il Film non è un film perfetto. Perfino i fan più accaniti del franchise probabilmente ammetteranno che il concept funzionasse meglio come epico manga o come serie animata (dentro la quale si trovano episodi piuttosto eccentrici, come quello in cui Ken combatte contro degli zombie in uno scenario da horror puro), medium che garantivano maggiore spazio per esplorare eventi e personaggi narrati. Per coloro, però, che in Occidente avevano iniziato a conoscere solo negli anni ’90 l’animazione giapponese, quest’opera è stata tuttavia uno sguardo inaspettato su un mondo del tutto diverso e stupefacente. In quel momento si trattava solo della punta dell’iceberg, a cui sarebbero seguite le meraviglie ‘per tutti’ prodotte dallo Studio Ghibli (non ancora completamente sdoganate in questo lato di mondo) e l’incredibile ampiezza della proposta di anime in versione seriale per la TV, per il cinema o in OAV più maturi, con i vari Ghost In The ShellNeon Genesis Evangelion, Ninja Scroll e via dicendo.

Con un’animazione più curata e una storia più coerente, molti sono stati i titoli quindi arrivati a noi dai lidi nipponici su VHS e DVD negli anni che seguirono, ma certo Ken il Guerriero – Il Film ha inaugurato un’epoca con il suo tono esagerato e grottesco – ma in fondo unico -, lasciando una traccia indelebile nei ricordi di appassionati del genere.

Di seguito trovate il trailer originale:

Fonte: DoG