Voto: 6/10 Titolo originale: The Shallows , uscita: 24-06-2016. Budget: $17,000,000. Regista: Jaume Collet-Serra.
Riflessione: Paradise Beach – Dentro L’incubo: quando lo shark movie crolla sul finale
30/06/2020 recensione film Paradise Beach - Dentro l'incubo di William Maga
Nel 2016, Blake Lively si ritrovava in balìa di un grosso squalo bianco nel film di Jaume Collet-Serra, un meccanismo a orologeria che si inceppa sul finale
Paradise Beach – Dentro L’incubo (The Shallows) del 2016 è quasi un buon film. Gli manca pochissimo. Per 75 dei suoi 85 minuti complessivi, è infatti un’avvincente storia di una giovane donna contro la natura, con la dura e determinata Nancy (Blake Lively) che si ritrova in mezzo al mare ad affrontare una brutta ferita, un ambiente ostile e un grande squalo bianco affamato. Il problema è che, dopo aver raccontato l’incubo lungo 12 ore della protagonista, abbarbicata su di un piccolo scoglio che affiora appena, il regista Jaume Collet-Serra (Unknown – Senza identità) e lo sceneggiatore Anthony Jaswinski non sanno come concludere quanto iniziato. La loro scelta ricade su una risoluzione tanto assurda quanto deludente.
La piuttosto semplice trama raccoglie elementi da 127 Ore, All is Lost, Open Water e (ovviamente) Lo Squalo. Questa storia di sopravvivenza può oltretutto essere vista come un’allegoria sottilmente velata per quelle persone che scelgono di spingersi oltre barriere immaginarie con perseveranza e tenacia. Tenendo presente questo, pertanto, il finale non è così male come potrebbe sembrare, se visto puramente da una prospettiva concreta.
Paradise Beach – Dentro L’incubo segue la suddetta Nancy su una spiaggia messicana isolata dove ha intenzione di fare un po’ di sano surf mentre onora la memoria di sua madre scomparsa. A circa 200 metri dalla riva, diventa però il bersaglio di un grande squalo bianco dopo essere entrata inavvertitamente nel suo territorio di caccia.
La ragazza sopravvive all’incontro iniziale e arriva fino a una piccola isoletta, dove usa le sue abilità di studente di medicina per chiudersi la ferita. Quando cala l’oscurità, si rende tuttavia conto di essere in corsa contro il tempo – quando l’alta marea arriverà (di nuovo) in circa 12 ore, il suo riparo sarà sommerso dall’acqua e non ci sarà nulla che impedirà allo squalo di trasformarla nella sua colazione.
A peggiorare le cose, diversi aspiranti soccorritori diventano presto dei succulenti antipasti al piatto forte.
È difficile per qualsiasi film seguire un unico personaggio per la gran parte di 90 minuti. Tra gli esempi migliori arrivati al cinema negli ultimi anni ci sono i citati 127 Ore del 2010 (con James Franco intrappolato da una roccia crollata) e All is Lost del 2013 (con Robert Redford alla deriva in alto mare). Paradise Beach – Dentro L’incubo segue il loro esempio entrando nella psiche della protagonista.
Per Nancy, questa situazione è particolarmente frustrante: può infatti vedere la salvezza. È abbastanza vicina da poter chiamare i pochi passanti sulla spiaggia. Ma è anche dolorante, soffre per la copiosa perdita di sangue e per la disidratazione ed è sostanzialmente condannata a morte se decidesse di lasciare il suo trespolo do fortuna.
Lo squalo è come quello del film di Steven Spielberg: enorme, potente e implacabile. Jaume Collet-Serra tiene il pubblico sull’attenti, aumentando continuamente il senso di angoscia. L’approcciarsi inesorabile dell’alta marea rappresenta un diverso tipo di conto alla rovescia e la macchina da presa del regista cattura il senso di pericolo di Nancy mentre l’isolamento la attanaglia sempre più. Proprio come Tom Hanks in Cast Away del 2000, lei ha bisogno di qualcosa con cui parlare. In questo caso, è un gabbiano ferito.
Come nel caso di James Franco in 127 ore, Blake Lively dimostra di essere in grado di saper stare adeguatamente in scena e al completo centro dell’attenzione per la maggior parte del tempo. Grosso modo, per 60 degli 85 minuti di Paradise Beach – Dentro L’incubo, vediamo soltanto lei, il gabbiano e lo squalo.
Sebbene la star della serie Gossip Girl abbia dimostrato di sapersela cavare dignitosamente anche sul grande schermo in precedenza (pensiamo a 4 amiche e un paio di jeans), nessun ruolo aveva richiesto questo grado di fisicità.
E, nonostante la sua trasformazione non sia così pienamente realizzata come, ad esempio, quella di Reese Witherspoon in Wild del 2014, è comunque assai credibile, rendendo abbastanza facile l’immedesimazione da parte degli spettatori. Tra le altre, la scena straziante in cui Nancy cuce la sua ferita senza l’uso di anestetico è resa brutalmente alla perfezione (in tal senso, il film rischia di sforare in diverse occasioni il confine imposto dal PG-13, grazie ad alcuni momenti piuttosto forti).
Quando Lo Squalo venne distribuito oltre 40 anni fa, il suo impatto culturale si estese oltre le sale cinematografiche. I frequentatori delle spiagge cominciarono ad essere nervosi nell’entrare in acqua per fare surf, anche nelle aree in cui non c’erano mai stati avvistamenti di squali. Paradise Beach – Dentro L’incubo non avrà certo lo stesso effetto oggi, ma fa bene il suo lavoro di thriller ad alta tensione (e i 120 milioni di dollari incassati a fronte dei 17 di budget lo dimostrano).
Proprio per questo è un vero peccato che la sceneggiatura non abbia evitato il classico espediente idiota hollywoodiano che a un certo momento serve per sbloccare la situazione e guidare alla conclusione. È sempre una delusione quando un film finisce su una nota stonata, ma l’insoddisfazione è anche più acuta quando si tratta dell’unica parte dell’esperienza che non funziona.
Di seguito il trailer italiano di Paradise Beach – Dentro L’incubo:
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