Voto: 6.5/10 Titolo originale: Coneheads , uscita: 23-07-1993. Budget: $33,000,000. Regista: Steve Barron.
Riflessione: Teste di Cono di Steve Barron, satira sociale ficcante sotto i lazzi verbali
03/02/2022 recensione film Teste di cono di William Maga
Nel 1993 Dan Aykroyd era il protagonista di una fanta-commedia sottovalutata, che nascondeva tematiche importanti tra le pieghe della sua aria svampita
Nell’estate del 1993, il film Teste di Cono (Coneheads) di Steve Barron arrivò nei cinema – soprattutto americani – con grandi aspettative. I suoi produttori avevano buone ragioni per credere che potesse seguire le orme di uno dei titoli di maggior incasso dell’anno precedente, Fusi di Testa, che aveva incassato globalmente 180 milioni di dollari.
Dopotutto, entrambi portavano amati personaggi già visti nel popolarissimo Saturday Night Live nel mondo widescreen di Hollywood. Inoltre, il SNL aveva fatto centro con il suo primo tentativo di ‘spostare’ le sue gag dal piccolo schermo al grande con The Blues Brothers. Quel film del 1980 era divenuto uno dei maggiori incassi dell’anno, venendo poi riconosciuto addirittura dalla Library of Congress come opera “culturalmente, storicamente o esteticamente significativa”.
Le cose non sono però andate proprio così per l’adattamento cinematografico degli ‘alieni dalla testa appuntita’ del SNL. Le recensioni dell’epoca descrivono grossomodo all’unanimità le avventure di queste affascinanti creature intergalattiche come “svogliate, rozze e prive di ispirazione”, quando non “tristi, squallide e disperate”.
Non c’è da stupirsi quindi che Teste di Cono sia stato un flop negli Stati Uniti e non sia di conseguenza nemmeno stato distribuito all’estero ai tempi. Una risposta sconcertante, specie considerando la profondità dei temi del film, la varietà dei suoi sottotesti e, soprattutto, l’ilarità della sua sceneggiatura.
Lontano dal ricorrere pigramente a scene prese di peso dagli spezzoni già visti in TV o dall’essere una commedia leggera, Teste di Cono possiede una risonanza socio-politica e un’inventiva verbale che, a quanto pare, fluttuò ben sopra le teste di coloro che i personaggi del titolo chiamerebbero “i crani ottusi” (cioè gli esseri umani).
È vero, Teste di Cono dovette affrontare problemi di ‘immagine’ più difficili rispetto ai colleghi Fusi di Testa o The Blues Brothers. Entrambi quei titoli presentavano tipi di personaggi che tutti conoscevano bene: adolescenti sballati delle periferie e baby boomer amanti della musica soul. Quello diretto da Steve Barron chiedeva invece di più al potenziale pubblico, sfidando una serie di preconcetti più elementari, comprese le usuali nozioni di bellezza, l’approccio comune all’ “alterità”, l’attaccamento al sogno americano, nonché le espressioni più comuni di pregiudizio.
Fin dal prologo, il film mira verso grandi e delicati obiettivi. In una delle prime scene, gli alieni protagonisti Beldar e Prymaat Conehead (splendidamente interpretati da Dan Aykroyd e Jane Curtin) impattano al suolo con il loro veicolo spaziale a Jersey City, dove presto fanno il check-in in un motel locale. Notando la Bibbia in un cassetto, la signora ‘Testa di Cono’ inizia a leggerla, cosa che la porta immediatamente a risate incontrollabili.
Per quanto riguarda i rifermenti alla religione, il regista sembra proprio guardare a Brian di Nazareth dei Monty Python. La trama del film è incentrata su due assurdità: i tentativi dei Conhead di integrarsi nella società e le macchinazioni di uno zelante agente dell’immigrazione che vuole espellerli in quanto alieni illegali (solo più tardi scoprirà che sono letterali degli extraterrestri).
Il tema dell’immigrazione rifletteva la critica degli sceneggiatori alle politiche dell’allora presidente Ronald Reagan, un atteggiamento che sarebbe diventato apoplettico se fosse stato aggiornato ai giorni di Donald Trump. In tal senso, infatti, l’agente dell’INS arriva a proporre una recinzione elettrificata al confine meridionale per scoraggiare chiunque tenti di entrare in America.
Nel frattempo, Beldar Conehead offre il ritratto più empatico immaginabile possibile di immigrato. È incredibilmente laborioso, efficiente e non si lamenta mai. In quanto tale, si guadagna il rispetto dei compagni di ‘lotta’ che incontra nelle comunità nere e dell’Asia meridionale di New York. L’ambizione di Beldar consente alla sua famiglia di trasferirsi in periferia, dove cercano di mascherare il loro aspetto e i comportamenti insoliti affermando di venire dalla Francia. Il fatto che riescano a farla franca fa emergere l’estremo provincialismo americano. Allo stesso modo, il modo in cui mangiano i Conehead – “consumando grandi quantità” nel loro gergo – presenta un commento ironico sull’avidità statunitense.
La collocazione dei Conehead in periferia rispecchia invece l’ambientazione della scenetta originaria del SNL. Venne ispirata da due famosi serial della metà degli anni ’60: La Famiglia Addams e I Mostri. Ciascuno presentava personaggi “stravaganti” che si consideravano del tutto normali. La loro ‘sfacciataggine’ servì da freddo contraltare al conformismo di Il carissimo Billy dell’era Eisenhower, anticipando anche l’etica del “fai sventolare la tua bandiera di tipo strano” della controcultura in arrivo.
Allo stesso modo, la capacità parallela della famiglia Conehead di assimilarsi nella società rimanendo fedeli alla loro identità eccentrica sovvertiva l’intera nozione di “straniero”. La parte più affascinante è che, a parte le orribili persone dell’immigrazione, tutti coloro che incontrano i ‘Teste di Cono’ li accettano completamente. È un perfetto esempio della disparità tra il modo positivo in cui la maggior parte delle persone tratta gli stranieri che conoscono effettivamente e il modo negativo in cui vengono manipolati per considerarli – una volta demonizzati – come una forza minacciosa da parte di politici e sedicenti esperti.
Se tutto questo può sembrare un po’ pesante per una commedia, il film riesce comunque a mantenere la sua leggerezza attraverso la gioia del suo linguaggio (che chiaramente si perde un bel po’ nel doppiaggio). Poiché i Conehead non capiscono gli idiomi locali, parlano attraverso descrizioni esilaranti e contorte. Si riferiscono ad esempio alla pizza con la mozzarella come “un disco di amido sormontato dall’estratto di latte estratto da animali ungulati”. E le parole della loro lingua che aggiungono, come “torg”, “smordid” e “Lorpslap”, suonano come espressioni di uno svedese ubriaco. In questo modo, la loro venuta raggiunge l’obiettivo delle più grandi satire: presentarci un universo alternativo che ci permetta di vedere il nostro più chiaramente.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Teste di Cono:
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