Voto: 4.5/10 Titolo originale: Shark Bait , uscita: 13-05-2022. Regista: James Nunn.
Shark Bait: la recensione del film di squali di James Nunn
31/07/2022 recensione film Shark Bait di Marco Tedesco
Il regista gira uno shark-movie indipendente e privo di guizzi, evidentemente soddisfatto di affogare in un mare di stanchi cliché
Shark Bait di James Nunn (Tower Block) non è certo un buon film, ma è quasi migliore di altri thriller sugli squali killer usciti di recente, come ad esempio 47 Metri: Great White (la recensione). Detto brutalmente, sarebbe teoricamente possibile realizzare un film di squali più emozionante di Shark Bait usando la sola telecamera di un telefonino, una piscina gonfiabile e un pupazzo di gomma.
Dopo l’uscita del terribile Blu Profondo 3 nel 2020 (la recensione), si è per qualche ragione sviluppato un rinnovato interesse per il sottogenere. Shark Bait è un prodotto intriso di sangue e dagli effetti speciali decenti, superiori a quelli visti in titoli indipendenti simili. Detto questo, non presenta particolari caratteristiche distintive, ma è comunque almeno girato dignitosamente.
La differenza principale tra piccoli classici come The Reef e Open Water e Shark Bait è l’isolamento dei protagonisti nell’Oceano. Nel film di James Nunn, cinque ragazzi in fase di spring break decidono di rubare due moto d’acqua e si spingono fino alla costa messicana, dove si scontrano mentre stanno facendo gli scemi. Uno dei veicoli affonda e Greg (Thomas Flynn) si rompe gravemente una gamba, con l’osso esposto circondato dall’acqua salata, mentre Tyler (Malachi Pullar-Latchman) potrebbe avere una commozione cerebrale.
A parte questo, non c’è traccia di terraferma in nessuna direzione. La notizia che il suo fidanzato Tom (Jack Trueman) le è stato infedele è invece uno shock per Nat (Holly Earl), che presto deve anche affrontare l’aggressivo squalo bianco che si presenta in zona. I tre dovranno quindi imparare a gestire velocemente le rispettive emozioni reciproche mentre si ritrovano ad affrontare questo nuovo pericolosissimo sviluppo.
La proliferazione di horror indipendenti ha portato alla realizzazione di numerosi titoli acquatici a basso costo con squali ben poco ‘vivi’. Paradise Beach – Dentro L’incubo e 47 Metri l’hanno fatta franca grazie ai loro budget più elevati, ma Shark Bait non può arrivare a replicare quel livello di qualità.
È possibile che lo studio a monte abbia imparato dai propri errori dopo aver ricevuto il plauso della critica per 47 Metri e poi gli insulti per Great White. L’esperienza nel cinema action di James Nunn e gli sforzi profusi dal team dedicato agli effetti speciali non sono all’altezza della perfezione generata al computer di un Paradise Beach, ma possiamo spingerci a dire che alcuni scorci (alcuni eh!) di Shark Bait non sono poi così male.
I momenti in cui l’enorme squalo cerca di azzannare i passeggeri della moto d’acqua, ma non ci riesce a causa dello scafo in vetroresina, sono invece le inquadrature più deboli. Assistiamo poi a scene simili a quelle già viste in Great White quando l’acqua inizia a schizzare ovunque, il muso si agita e lo squalo in CGI, reso piuttosto malamente, rovinana l’atmosfera, che appare innaturale. Tuttavia, in altre sequenze, il regista ricorre all’oscuramento dei fondali marini o a stacchi di montaggio rapidi e frenetici per rendere il risultato più realistico.
Non è facile convincere il pubblico che i personaggi siano così stupidi da rimanere bloccati in acque infestate da squali, ma lo sceneggiatore Nick Saltrese ci prova ugualmente. I suoi protagonisti festaioli e ubriachi ignorano gli avvertimenti e rubano veicoli a noleggio, per poi farli schiantare a chilometri dalla riva. È difficile sostenere discussioni e battibecchi quando si è bloccati in alto mare, e spesso le cose vanno esattamente come ci si aspetta. E così, Nat è ora bloccata su un relitto con il suo fidanzato traditore e il loro amico, nonché suo ultimo partner sessuale.
Questa ‘tattica da soap opera’ è sciocca, perché Shark Bait non è lontanamente una grandiosa epopea rinascimentale. Né gli istinti di sopravvivenza sono altro che irrazionali, perché la trama deve avanzare o, più correttamente, lo squalo deve mettere in pericolo le vittime per rendere la storia più eccitante per chi guarda. Le interpretazioni degli attori non sono tremende, ma il film è intriso di cliché e non cerca di elevarsi dalla media.
Perché il grosso predatore continua ad attaccarli? Come hanno fatto ad allontanarsi così tanto dalla riva con dei semplici jet ski? Perché questi stolti continuano a separarsi?
Beh, perché si guardano gli shark-movie quasi esclusivamente per le scene in cui lo squalo attacca più o meno all’improvviso e vedere chi sopravvivrà dai!
Sebbene Shark Bait abbia svariati punti deboli, visivamente tenta di rendersi apprezzabile, facendo leva sui blu profondi e i colori elettrici dei costumi da bagno per creare dei bei contrasti.
E, sorprendentemente, le ferite inflitte dallo squalo sono molto più raccapriccianti del previsto. In particolare, la morte di un personaggio, in cui stanno stringendo un’altra persona e i corpi sono immersi sotto la vita in una nuvola rossa, è decisamente estrema e grafica. Si tratta probabilmente dell’aspetto più interessante per i fan del sottogenere che bramano il gore da opere di questo tipo.
Altri momenti che coinvolgono persone che nuotano e movimenti irrealistici e di panico ricordano invece agli spettatori la qualità media di Shark Bait. Insomma, James Nunn ci getta in pasto un po’ di delizioso grand guignol digitale sperando di convincerci a sorvolare sugli intollerabili stereotipi e la mediocrità dello script.
In definitiva, Shark Bait è solamente un altro film con animali assassini che sguazza tutto baldanzoso nella miseria di idee e di budget, incurante che praticamente nessuno se ne ricorderà tra qualche settimana. Avanti un altro.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Shark Bait, nei nostri cinema dal 28 luglio:
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