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Voto: 5/10 Titolo originale: The Beekeeper , uscita: 08-01-2024. Budget: $35,000,000. Regista: David Ayer.

The Beekeeper: la recensione del film action con Jason Statham apicoltore

11/01/2024 recensione film di Marco Tedesco

David Ayer torna dietro alla mdp per un'opera fuori tempo massimo e che disperde le buone idee in una durata insufficiente a svilupparle a dovere

The Beekeeper (2024) film statham

Quando pensiamo a un “film con Jason Statham“, probabilmente la mente va a The Transporter, o a Crank, o persino a The Mechanic – action thriller relativamente poco impegnativi (ma piacevoli) che avevano compreso bene l’aspetto più fascinoso del loro protagonista: la sua capacità di dare e ricevere punizioni fisiche mantenendo un sarcastico senso dell’umorismo.

Ahinoi, i tempi di questo tipo di “film di Jason Statham” sono però ormai lontani. Ultimamente, i film di Statham hanno cercato di ‘reinventarlo’ come un moderno Steven Seagal: una macchina da guerra priva di personalità e dall’aspetto amorale che, come un orologio Timex, si fa prendere tranquillamente a calci ma continua a funzionare.

In The Beekeeper, esattamente come è accaduto per quasi tutto ciò che ha fatto nell’ultimo mezzo decennio, l’attore britannico è così a disposizione per incassare un assegno in cambio di un nome conosciuto dal grande pubblico.

The Beekeeper (2024) film posterÈ comunque difficile decidere se The Beekeeper sia soltanto un pessimo omaggio ai direct-to-video degli anni ’90 che popolavano gli scaffali dei Blockbuster oppure un insieme di idee potenzialmente intriganti che, con una durata di sei episodi, avrebbero potuto costituire una serie streaming guardabile.

Una delle stranezze del film è che la storia di fondo ha del potenziale. La sceneggiatura, tuttavia, (accreditata a Kurt Wimmer), è tremenda. I dialoghi puzzano di muffa e ogni logica finisce velocemente fuori dalla finestra. La metafora centrale, secondo cui l’Adam Clay di Statham è l’equivalente umano di una “letale ape regina”, è fastidiosamente abusata.

Ci sono alcune scene di combattimento discretamente coreografate e due belle esplosioni, ma questo tipo di show non è certo un motivo sufficiente per alzarsi dal divano e andare al cinema.

La storia ipotizza che Clay, un apicoltore solitario, sia in realtà un Apicoltore in pensione (con la “A” maiuscola) – l’agente d’élite di un’organizzazione clandestina che esiste al di fuori del governo e che ha il compito di ristabilire l’ ‘equilibrio’ quando questo è necessario.

Si tratta del solito cliché da thriller spionistico che ha alimentato innumerevoli altri film, ma che di solito viene applicato con un po’ più di intelligenza e molti meno spiegoni. The Beekeeper decide infatti che abbiamo bisogno di un monologo di cinque minuti (per bocca di Jeremy Irons) che tratteggia in modo estremamente dettagliato i parallelismi tra il Clay apicoltore e il Clay Apicoltore. A proposito di Irons, è uno dei tanti volti noti della vecchia scuola che fanno la loro comparsa (e prendono un compenso …). Gli altri sono Phylicia Rashad, Minnie Driver e Jemma Redgrave.

Mentre Clay è fuori a raccogliere il miele (non è una metafora), la sua amica e vicina di casa, Eloise (Rashad), scopre che il suo computer è stato infettato da un virus. Chiama quindi il numero dell’assistenza tecnica che appare sullo schermo e viene messa in contatto con il rapace Mickey Garnett (David Witts), il cui obiettivo è ottenere le sue password e prosciugare i suoi conti bancari.

Una volta compresa la realtà di ciò che le è stato fatto, Eloise si fa saltare le cervella. Clay trova il corpo proprio quando la figlia di Eloise, l’agente dell’FBI Verona Parker (Emmy Raver-Lampman), arriva a casa per fare visita alla madre. Dopo essere stato scagionato dall’omicidio, Clay decide che l’alveare ha bisogno di essere ‘riequilibrato’ e mette gli occhi prima su Mickey e poi sull’uomo che si cela dietro i suoi nefasti traffici, il playboy Derek Danforth (Josh Hutcherson).

Derek è protetto da alcune persone potenti: l’ex direttore della CIA Wallace Westwyld (Irons), l’attuale direttore della CIA Janet Harward (Driver) e la Cara Vecchia Mamma (Redgrave).

statham film beekeperThe Beekeeper non si sforza di esistere in una sorta di ragionevole facsimile del mondo reale, il che va pure bene. Il problema è che non ha il tempo o la pazienza di sviluppare relazioni che necessiterebbero di un maggiore approfondimento e il personaggio principale è così insipido e poco interessante che, alla fine, l’unico motivo per cui facciamo il tifo per lui è perché è interpretato da Jason Statham (la cui personalità si è persa da qualche parte lungo la strada).

Di tanto in tanto vengono proposte idee valide, o almeno potenzialmente interessanti, che vengono rapidamente insabbiate quando il regista David Ayer si rende conto che non c’è modo di farne nulla, dati i vincoli di una durata di ‘appena’ 105 minuti.

Due decenni fa, quando David Ayer stava iniziando la sua carriera di sceneggiatore, scrisse un paio di film iconici: Training Day (che consegnò un Oscar a Denzel Washington) e Fast & Furious (il primo capitolo di un franchise che ancora galoppa).

La sua permanenza dietro alla mdp non è stata altrettanto proficua e, soprattutto negli ultimi tempi, lo ha portato a pessimi film e a scelte professionali peggiori. Come per un “film di Jason Statham”, si va a vedere un “film di David Ayer” sperando in una sorta di ritorno indietro nel tempo. Una collaborazione Ayer/Statham nel 2005 avrebbe potuto essere eccitante. Una collaborazione tra i due nel 2024 è qualcosa da evitare, in termini sia di tempo che di denaro da investirci.

Di seguito trovate il trailer di The Beekeeper, nei cinema dall’11 gennaio: