Voto: 8/10 Titolo originale: The Road , uscita: 25-11-2009. Budget: $32,000,000. Regista: John Hillcoat.
The Road | La recensione del film di John Hillcoat che adatta Cormac McCarthy
19/04/2020 recensione film The Road di William Maga
Nel 2009, Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee erano padre e figlio in un tetro viaggio tra i resti dell'umanità devastata
The Road era senza dubbio uno dei titoli più attesi dell’autunno 2009, in parte perché era rimasto ‘in ghiacciaia’ – causa lunga post-produzione – per quasi un anno. Originariamente previsto per la fine del 2008, venne infatti ritardato quando il regista australiano John Hillcoat (La Proposta) stabilì che il suo montaggio migliore non avrebbe potuto essere ultimato in tempo utile.
Una possibile data di uscita provvisoria al marzo del 2009 era stata ipotizzata quando la Weinstein Company aveva deciso che il film avrebbe potuto gareggiare per gli Oscar, ma poi non se ne fece nulla (e non ottenne poi nemmeno una nomination), e così, la trasposizione per il cinema del brutale romanzo post-apocalittico di Cormac McCarthy (pubblicato in Italia col titolo La Strada) ottenne la sua anteprima alla 66° Mostra del Cinema di Venezia in settembre, prima di arrivare infine nelle sale qualche mese più tardi.
Per cominciare, vale la pena ribadire un appunto già sollevato altrove: lo scrittore americano non è facile da adattare. I suoi lavori sono stati in gran parte ‘ignorati’ come materiale di partenza da Hollywood principalmente per questo motivo. I fratelli Coen ci avevano provato un paio di anni prima con Non è un paese per vecchi (2007), ma il loro successo non significava che il compito sarebbe fosse stato semplice – solo che era fattibile. Alcuni potrebbero sostenere che The Road sia tra i libri più intrinsecamente ‘non cinematografici’ di Cormac McCarthy, arrivando persino a definirlo “inadattabile”.
Con questa importante considerazione in mente, non c’è allora che da rimanere colpiti da ciò che John Hillcoat e il suo sceneggiatore, Joe Penhall, sono riusciti a realizzare con un budget di appena 25 milioni di dollari. Il risultato non è affatto vicino al suo padre letterario, ma è probabilmente il migliore che si potesse sperare da una versione per il grande schermo.
Non è certo una visione adatta per un appuntamento (a meno che non abbiate un partner comprensivo e ‘aperto’) e, parimenti, non è un’opportunità di svago spensierato. Come sanno quelli che hanno letto il romanzo di Cormac McCarthy, questa è una storia molto dura e difficile da affrontare. Parla di perdita, di morte, di isolamento e della linea sottile che divide il bene dal male, l’uomo dall’animale. Sì, The Road termina con quella che può essere descritta al meglio come una nota di speranza, ma ciò non cancella le quasi due ore di punizione emotiva che la precedono. Chi è disposto a viaggiare lungo La Strada deve sapere cosa aspettarsi e deve essere disposto ad accettare il film per quello che è. È una visione piena di forza, ma non è divertente.
Nel prologo del film, un cataclisma non specificato ha avuto un grande impatto sul mondo. I dettagli non ne vengono mai rivelati, ma non sono fondamentali per la storia. The Road segue quindi due sopravvissuti: il padre (Viggo Mortensen) e il figlio (Kodi Smit-McPhee), mentre svolgono le loro attività quotidiane dell’esistenza alcuni anni dopo il ‘The Fall’. La madre (Charlize Theron), che ha partorito dopo il cataclisma, non c’è più. Come vediamo nei flashback, ondate crescenti di disperazione la portarono a vagare da sola nel freddo e nell’oscurità e poi alla morte. Padre e figlio attraversano così strade solitarie con solo alcuni vaghi obiettivi in mente: raggiungere la costa e poi dirigersi a sud, dove potrebbero esserci altre persone. Ci sono molti pericoli, tra cui bande spietate e cannibali; malattia; e, cosa molto più urgente, la fame. L’acqua è infatti abbondante, ma il cibo no.
I protagonisti Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee hanno dovuto affrontare un compito difficile, fisicamente impegnativo. Il primo, con una barba incolta che lo fa sembrare un montanaro, incarna un individuo che ha deciso di continuare a vivere invece di arrendersi, e il cui impegno è completamente dedicato a proteggere suo figlio. Il secondo, mostra una maturità e una gamma impressionante di emozioni per un attore così giovane. Il cast di supporto, sebbene ridotto e ciascuno con ruoli poco più sostanziali di un cameo, è di alto profilo: oltre a Charlize Theron, ci sono infatti anche Rubert Duvall e Guy Pearce.
The Road ricorda il dramma post-apocalittico del 1983 Testament di Lynne Littman, che toccava anche il concetto di sopravvivenza in un mondo morente. Quello di John Hillcoat è un film un po’ più desolante, in parte perché i luoghi delle riprese trasmettono vera devastazione (alcune scene sono state girate dentro – e intorno – alla New Orleans del post uragano Katrina) e in parte a causa dell’isolamento dei personaggi principali. Il ‘padre’ e il ‘figlio’ sono soli al mondo. Devono affrontare la realtà che potrebbero esserci casi in cui la morte sarebbe preferibile alla continuazione della vita (l’adulto tiene pronta per l’evenienza una pistola carica con due proiettili – uno per se stesso e uno per il ragazzo). Il film descrive come circostanze terribili possano far emergere il meglio e il peggio degli uomini – molto più spesso il secondo aspetto.
The Road pone alle spettatore domande fondamentali su cosa significhi essere umani e se la necessità di sopravvivere sia un impulso fondamentale. Forse la domanda centrale è semplice: vorresti continuare a vivere se non ci fosse speranza di felicità e se tutto fosse una lotta continua? Quando gli è stato chiesto se avesse mai pensato di arrendersi e morire, il vagabondo interpretato da Robert Duvall ha una risposta semplice: “No. In questi tempi, non possiamo permetterci tali lussi”.
L’aspetto visivo del film è evocativo (merito del direttore della fotografia Javier Aguirresarobe), con immagini frequenti di città distrutte, foreste devastate e ampie distese di terre senza vita. L’unico Sole appare per pochi istanti, durante bellissimi flashback che si concludono con improvvisi sussulti alla realtà. Il cielo è un manto di grigio ardesia costante e, quando non è semplicemente nuvoloso, piove. I colori do ogni cosa sono desaturati; fosse stato girato in bianco e nero, nessuno avrebbe obiettato.
Qualcuno disprezzerà The Road, additandolo come due ore estenuanti e odiose. In un certo senso, è difficile non essere d’accordo con questa affermazione – è difficile e a volte sgradevole. Ma è anche potente e fornisce una visione ineguagliabile della natura umana. C’è una sfortunata tendenza a trasformare storie post-apocalittiche in entusiasmanti epopea di azione / avventura (c’è da rabbrividire al pensiero dell’idea di Roland Emmerich di un “sequel” televisivo, poi mai concretizzatosi).
Adottando un approccio più realistico, The Road suggerisce invece che morire in una catastrofe globale potrebbe essere un’alternativa migliore alla sopravvivenza al di là di essa. Facile quindi capire come questa eccessiva dose di tristezza abbia tenuto lontani gli spettatori, condannando il film a un sostanziale insuccesso finanziario (27 milioni di dollari incassati globalmente).
Di seguito il trailer italiano di The Road:
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