Voto: 6.5/10 Titolo originale: The Spine of Night , uscita: 29-10-2021. Regista: Philip Gelatt.
The Spine of Night: la recensione del film fantasy animato per adulti di Gelatt & King
05/05/2022 recensione film The Spine of Night di William Maga
I due registi girano un personale omaggio al cinema sperimentale e libero di Ralph Bakshi, riportando le lancette indietro ai poderosi anni '80
The Spine of Night, film in rotoscope diretto da Morgan Galen King e Philip Gelatt, è un’opera che sembra essere scaturita dalla baldoria dei membri di una band heavy metal in tour; un fantasmagorico murale di magia nera, ultraviolenza sanguinaria e di rude dark fantasy che si incendia nella retina dello spettatore come l’immagine residua del periodo d’oro dell’animazione per adulti.
Ritorno all’epica debitore del lavoro di Ralph Bakshi (principalmente a Fire and Ice – Fuoco e ghiaccio del 1983) e dell’antologia fantascientifica Heavy Metal del 1981, così come del leggendario animatore ungherese Marcell Jankovics, The Spine of Night è però molto più della somma delle sue epocali influenze.
Simile per certi versi al recente delirante progetto in stop-motion Mad God di Phil Tippet (la recensione), The Spine of Night si distingue come un’anomalia nel panorama odierno dell’animazione in CGI per la pura virtù di favorire tecniche ‘old school’ come il rotoscopio e gli sfondi opachi aerografati per esaltare i suoi contenuti per adulti e senza compromessi.
The Spine of Night si sviluppa come una rete di storie intrecciate che seguono gli effetti secolari di The Bloom, un magico fiore blu donato dagli dei caduti che concede un immenso potere a coloro che lo possiedono. Sebbene custodito per l’umanità da una figura solitaria conosciuta come il Guardiano (doppiato in originale dal candidato all’Oscar Richard E. Grant) dentro una grotta su una montagna innevata, le spore di The Bloom si diffondono e si propagano in tutta la Terra.
Alcuni, come la strega delle paludi Tzod (Lucy Lawless), usano tale fiore per scopi curativi ed enteogenici per le popolazioni indigene. Altri, come lo studioso Ghal-Sur (Jordan Douglas Smith), manipolano il suo potere per costruire imperi oppressivi e sanguinari come governanti despoti e immortali.
Nella narrazione del film, Tzod racconta al Guardiano come Ghal-Sur ha rubato la sua riserva di The Bloom per usurpare il dittatoriale Lord Pyrantin (Patton Oswalt) e ha poi scatenato secoli di miseria sulla città e sul popolo di Pyr.
Raccomandare The Spine of Night a un amico dipende da quanto gli piaccia vedere decapitazioni, occhi cavati e persone sventrate all’interno di film d’animazione high-fantasy. In caso positivo, questo offre tutto ciò che potrebbe sperare, e molto di più.
Se il film fosse stato sottoposto all’MPA, la quantità di violenza e di nudità (non sessuale) presentati lungo tutto The Spine of Night gli avrebbe facilmente fatto guadagnare un NC-17. E proprio tali ‘oscenità’ grafiche sembrerebbero essere la ragione per cui un certo numero di critici e di spettatori semplici nel circuito dei festival di settore ha liquidato lo scorso ano la visione come un viaggio nostalgico esteticamente degno di nota (ma altrimenti irrilevante …) nel genere sword and sorcery degli anni ’80.
Data la sua visione piuttosto cinica della corruzione umana attraverso il potere (un altro aspetto condiviso col Mad God di Tippet), The Spine of Night ha poco, se non nulla, da offrire a coloro che cercano un film per famiglie. Metterlo sul lettore DVD per i vostri bambini si tradurrà soltanto in orribili incubi notturni con persone che vengono bruciate vive e a cui viene sciolta la faccia.
I personaggi in rotoscope di The Spine of Night potrebbero far storcere il naso ad alcuni. In contrasto con gli sfarzosi sfondi illustrati che raffigurano tundre grigio-rosa e tramonti sfumati arrossati, l’animazione degli esseri umani può apparire infatti rozza nella sua semplicità, coi protagonisti resi in colori piatti e senza alcuna ombreggiatura.
Va ammesso che la tecnica usata può risultare ‘straniante’ – almeno rispetto ai tradizionali 12-24 fotogrammi al secondo – ma si tratta quasi certamente sia di una scelta stilistica deliberata (un altro omaggio a Ralph Bakshi) sia il prodotto di una piccola produzione dal budget contenuto. I film d’animazione per un pubblico adulto sono ancora oggi incredibilmente di nicchia, non promettendo il tipo di ritorno sugli investimenti che hanno quelli destinati ai bambini.
Questo vale anche doppiamente per un dark fantasy iperviolento basato su un concept originale e non su una proprietà intellettuale già esistente. Senza uno studio di animazione o ricchi produttori a finanziare un progetto così audace, Galen King e Gelatt hanno infatti finanziato The Spine of Night di tasca loro. Detto questo, meglio una visione creativa largamente non filtrata da alcune limitazioni di bilancio piuttosto che un compromesso artistico multimilionario (vedi Fuga dal mondo dei sogni di Raplh Bakshi del 1992).
Con le sue immagini accattivanti ed allucinanti e i contenuti espliciti e sopra le righe, è facile leggere The Spine of Night a un livello puramente superficiale. Tuttavia, i temi trattati dal film sono particolarmente potenti quando si tratta di mostrare la relazione dell’uomo con l’ambiente, e che questa interazione sia marcatamente di genere. Lo sfruttamento di The Bloom e della terra paludosa che circonda Pyr sono inquadrati come atti di violenza di genere contro il corpo femminile. Tzod si riferisce alla palude come a “sua madre” e Lord Pyrantin parla della sua distruzione in termini agghiaccianti, analoghi allo stupro: “La aprirò e prenderò quello che voglio da lei”.
Proprio questa configurazione è in parte ciò che ha attirato Lucy Lawless al ruolo di Tzod; l’attrice è un’ambientalista convinta che ha lavorato con Greenpeace e ha recentemente usato la sua piattaforma per attirare l’attenzione sull’ingiusta incarcerazione dell’avvocato dei diritti umani Steven Donzinger per aver vinto un accordo da 9,5 miliardi di dollari contro la Chevron per conto della popolazione indigena dell’Amazzonia.
Tzod è anche piuttosto interessante in quanto è praticamente nuda per tutto il film, ma mai sessualizzata per questo. Lucy Lawless l’ha descritta come una “creatura pura ed elementare che vive secondo la sua verità e cerca di salvare la sua patria”, tanto più distintiva per il suo aspetto “senza veli” e “potente” rispetto alle ragazze formose vestite in modo succinto viste in Fire and Ice e Heavy Metal.
Nonostante sia entrato nella shortlist dei papabili agli Oscar per il miglior film d’animazione del 2021, The Spine of Night non ha superato il ‘taglio’, schiacciato – prevedibilmente – dai pesi massimi di casa Disney e Pixar (un destino peraltro condiviso con Evangelion 3.0+1.0).
Resta comunque una visione animata completamente diversa dalla media, che fonde il vecchio con il nuovo in un febbrile sogno viscerale, spingendo contemporaneamente i confini del senso e dello stile.
Di seguito trovate il trailer internazionale di The Spine of Night:
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