Voto: 6.5/10 Titolo originale: Thelma , uscita: 15-09-2017. Budget: $5,700,000. Regista: Joachim Trier.
Thelma: la recensione del film horror lirico di Joachim Trier
08/12/2017 recensione film Thelma di Sabrina Crivelli
Eili Harboe è l'eccelsa protagonista di un visionario film in cui paranormale e biblica idea di peccato si fondono indissolubilmente
Singolare coincidenza, all’ultimo Festvial di Sitges sono stati presentati due film all’apparenza molto simili, almeno per soggetto: Thelma di Joachim Trier e Stephanie di Akiva Goldsman (la nostra recensione). Simili sì per idea alla base, una giovane – o giovanissima – protagonista con poteri straordinari, ma assai differenti nel modo in cui tale intrigante concept viene sviluppato e in come viene, o non viene, approfondita la psicologia dei personaggi.
Se con una certa freddezza infatti vi avevamo parlato di Stephanie, la cui idea di per se interessante è poi declinata a qualche sterile salto sulla sedia e poco altro, tutt’altro discorso vale per Thelma, che si è giustamente meritato il Premio Speciale della Giuria a Sitges 50.
Al centro della storia, che sovente fa uso di flashback e si sviluppa tra presente e passato, c’è per l’appunto la Thelma del titolo (incarnata da un’ottima Eili Harboe), timida e spaesata ragazza profondamente cattolica che si trasferisce da sola nella metropoli per gli studi universitari, ma che ha molta difficoltà a farsi nuovi amici. In un’articolata indagine del sentire di una giovane e travagliata donna, inizialmente e con grande raffinatezza, viene delineata la complessa interiorità di lei, svelandola lentamente, attraverso frammenti di quotidianità drammatici e significativi.
Piccoli tocchi d’esistenza, un messaggio, una ragazza che la saluta, una telefonata al padre duro, ma al contempo comprensivo, poi l’ambigua amicizia con la bella Anja (Kaya Wilkins) sembrano allora tratteggiare una composizione d’insieme variegata e problematica, in cui una forte religiosità, elemento portante della diegesi, si traduce in potenti immagini mentali, sogni e rêverie, concretizzazioni di precetti inculcati sin dall’infanzia, fino a causarle, per accessi emotivi, perfino una sindrome parossistica non epilettica.
Storia d’amore saffica e combattuta, peccaminosa e in quanto tale rifuggita da Thelma, tale delicato e femmineo bildungsroman è alternato quindi a qualcosa di misterioso, che gradualmente emerge lungo le sequenze. Thelma è colta da attacchi epilettici fortissimi che la immobilizzano letteralmente, ma solo per pochi secondi, al contempo una serie di strani eventi, uccelli che si schiantano contro le finestre, lo sfarfallio improvviso di luci elettriche e così via, si susseguono, portando via via alla scoperta di un segreto risalente alla sua infanzia e legato alla sua famiglia.
Abile nello sviluppare la trama mantenendo la giusta indefinitezza, Trier gioca sul mentale, sull’allucinazione, mettendo in dubbio la concretezza dell’anima sovrannaturale della narrazione e lasciando lo spettatore sospeso in questa fascinosa Terra di Mezzo, in un certo senso con una strategia affine, seppur applicata a un contesto esponenzialmente diverso, a quella di M. Night Shyamalan in Split, in cui allo stesso modo una patologia mentale e una forma in apparenza allucinatoria celavano qualcosa di differente, di sovrumano.
La suspense quivi, però, ha una connotazione ben più intimistica, più lirica, è una storia d’amore percepita come sbagliata, con le sue gioie, palpitazioni e sensi di colpa, a fornire la materia al malessere psichico e di conseguenza al lato superomistico. Questo è senza dubbio l’aspetto che rende unico il film: l’estrema sensibilità con cui un percorso di autoconsapevolezza, di scoperta del sé, viene affrontato attraverso i dialoghi, il freudiano rapporto con il padre e infine il combattuto innamoramento, il tutto reso con estrema naturalezza dalla performance della Harboe.
A ciò si accompagna una cristiana iconografia del peccato, fatta di simboliste visioni della degenerazione dell’anima da parte di una fervente credente, come nel gaugueniano Vision après le sermon, fino ad alcune sequenze che rappresentano vere e proprie fantasie bibliche.
Evocativa e geniale in tal senso è quella in cui, in un momento di tranche, all’immaginare le lascive carezze di Anja, Thelma si figura il biblico serpente tentatore (tipico della rappresentazione del peccato originale e della perversione di Adamo ed Eva) che le striscia sul corpo fino ad entrarle in bocca.
Il simbolico si materializza nel reale, come verità tangibile, i pensieri sono resi concreti nel testo visivo, mentre il soggetto per un momento viene astratto dal mondo reale per essere proiettato in un emisfero altro, buio ed assoluto, rimandando alla sovrastruttura che opprime la protagonista, ma anche a qualcosa di ben più inquietante e sinistro.
La sofferta scoperta della propria sessualità è unita allora a quella della propria stessa natura, che tuttavia cela un terrificante segreto e a cui rimandano le molte digressioni di cui è disseminato il film; viene così costruita una notevole tensione, che solo sul finire esplode svelando il reale epicentro dell’arcano.
Raffinatissimo e stratificato a livello di struttura narrativa, di estetica, come di rappresentazione del soggetto e della realtà, Thelma – che arriverà nei nostri cinema a sorpresa il 21 giugno 2018 – è senza dubbio uno dei migliori thriller paranormali degli ultimi anni, poiché capace di combinare angoscia, tensione e sentimento, umano e sovrumano, reale e surreale in una figurazione seducente come il peccato stesso.
Di seguito il trailer di Thelma:
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