Voto: 5/10 Titolo originale: Umma , uscita: 18-03-2022. Budget: $3,000,000. Regista: Iris K. Shim.
Umma: la recensione del film horror di Iris K. Shim, con Sandra Oh
27/07/2022 recensione film Umma di Gioia Majuna
Una premessa intrigante e una protagonista molto coinvolta sprecate malamente da una regia pochissimo ispirata
A volte le idee più spaventose sono anche semplicissime: cosa succederebbe se, dopo aver cercato attivamente di non farlo per anni, ‘diventassi’ tua madre? In Umma, Sandra Oh (Grey’s Anatomy) interpreta Amanda, un’apicoltrice che vive isolata insieme alla figlia Chris (Fivel Stewart). La donna cerca disperatamente di avere un rapporto sano e affettuoso con la ragazza per compensare quello violento che aveva avuto con la propria genitrice.
Basandosi sull’incredibile coinvolgimento personale della 51enne Sandra Oh, sia come protagonista che come produttrice, Umma – almeno sulla carta – avrebbe dovuto essere un facile successo. Invece, qualcosa non scatta mai lungo tutto il film, il che lo rende una spiacevole delusione.
La sceneggiatura, scritta dalla regista Iris K. Shim (The House of Suh) è infatti prevedibile e superficiale, non riuscendo mai ad approfondire il peso del trauma generazionale che desidera così disperatamente esplorare. Elementi potenzialmente eccitanti, come la paura di Amanda per l’elettricità, sembrano gettati dentro a casaccio.
Come spesso successo in altri horror prodotti da Sam Raimi, la regia è sostanzialmente stantia e non si registra nulla di particolarmente memorabile nemmeno a livello di mera ‘esperienza sensoriale’.
La regia di Iris K. Shim sembra rimasta intrappolata da qualche parte alla fine degli anni 2000, un po’ troppo digitale e piatta. Nessuno dei numerosi jumpscares presenti può dirsi poi davvero riuscito, e dal punto di vista visivo Umma – che pesca dal folklore sudcoreano – è insipido e modesto.
L’uso delle luci è terribile, una combinazione di neri, blu e beige che ha il solo scopo di creare un’atmosfera inquietante, ma finisce per diventare è monotono e banale. Le musiche – un costante stridore di violini aspri e affilati – vengono portate all’esagerazione nel tentativo di aumentare il pathos.
Tuttavia, lo script possiede molto cuore, il che rende il film ‘guardabile’. L’intesa tra madre e figlia tra Sandra Oh e Fivel Stewart è dolce, anche se i due personaggi non vengono molto approfonditi. I momenti più tranquilli, quando leggono un libro insieme, o quando Chris conforta Amanda durante un temporale, sono genuini e piacevoli, perché entrambe le attrici appaiono molto naturali nel rapportarsi l’una con l’altra.
È però demoralizzante che i loro personaggi siano così marmorei, poco sviluppati e con dialoghi goffi e in pratica destinati a spiegare qualcosa.
Un problema comune a molti horror recenti è l’idea che il sottotesto debba essere in primo piano nel film, rendendolo testo principale. Non c’è nulla da spiegare quando il film ti dice esattamente cosa vuole che lo spettatore ne tragga, nulla di coinvolgente che ci tenga sulle spine.
Umma ha proprio questo problema: Iris K. Shim non lascia mai che lo spettatori sperimenti il dolore e/0 il trauma di Amanda, piuttosto fa sì che le protagoniste guidino la storia monologando i loro pensieri e i sentimenti senza il supporto di profondità o di sfumature. Oltre alla mancanza intrinseca di momenti leggeri, la visione di Umma inizia presto ad arrancare, con l’unica salvezza che diventa così la breve durata complessiva.
Ci sono così tante componenti interessanti di Umma che non esplodono mai, sprecando un’idea decisamente originale in un bagno di banalità. Ai film dell’orrore è concesso essere divertenti, ma qui si ha l’impressione di trovarsi davanti a un prodotto che ci predica il suo messaggio ininterrottamente, un approccio poco felice a quella che avrebbe potuto essere un titolo interessante all’interno dell’attuale panorama mainstream americano.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Umma, uscito in Italia direttamente in Digital HD:
© Riproduzione riservata