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Dossier | Rosso Natale, il cinema horror delle festività: gli anni 2000

27/12/2020 recensione film di Jayenne

Un decennio in cui il numero di film a tema torna a salire, regalando anche qualche perla da tramandare

the gingerdead man film

Anni 2000: Fate i buoni. Dopo i 70s, gli 80s e i 90s, questo decennio porta con sé parecchi titoli horror natalizi, quasi a volersi riscattare dalla pochezza del precedente.

Il primo di cui ci occupiamo è The Gingerdead Man pdel 2005, diretto da Charles Band. Per la precisione, si tratta di una slasher comedy, con protagonista l’attore Gary Busey. Uscito direttamente per il mercato home video, è ancora inedito in Italia, ma potete trovarlo in DVD. Un folle assassino apre il fuoco in una tavola calda in Texas sulla famiglia Leigh, uccidendone due dei quattro membri. Il killer viene quindi condannato alla sedia elettrica grazie alla testimonianza delle due sopravvissute, madre e figlia, e le sue ceneri vengono consegnate alla di lui madre, che è però una strega, la quale le mescola nella sua ricetta per il pan di zenzero per riportare così in vita il figlio, che ovviamente non ha perso il gusto per il sangue nel frattempo.

L’ambientazione è piuttosto scarna e la trama, pur capace di incuriosire visto il protagonista, non risulta molto accattivante, non aiutata certo dalla durata complessiva (sui 70 minuti), che lo fanno quasi sembrare un episodio lungo di una sit-com o di una serie TV.

Non è un caso che ci sia Charles Band al timone, visto che si tratta del fondatore della Full Moon Entertainment, casa di produzione specializzata in pellicole riguardante pupazzi, animaletti gommosi o personaggi pazzi di vario genere, capace di sfornare negli anni film del calibro di Puppet Master, Killjoy o Demonic Toys. Come dicevo, potete recuperarlo online edito dalla Elephant Films, con audio originale e una qualità video che non sanno purtroppo di anni 2000.

Esattamente tre anni dopo, nel 2008, è uscito un sequel, The Gingerdead Man 2 : passion of the crust (titolo evidente parodia di La Passione di Cristo di Mel Gibson) per la regia e sceneggiatura questa volta di Silvia St. Croix. Il risultato è anche peggiore del capostipite, con scene in bilico tra volgare e grottesco, con piccoli omini di zenzero che catturano e crocifiggono il biscottone cattivo per poi bruciarlo. Nel 2011 esce infine il terzo e ultimo (ad oggi) episodio della saga, The Gingerdead Man 3: saturday night cleaver, che vede il ritorno in regia di Band stesso ma che non risolleva di certo il livello qualitativo generale.

Completamente slegato dai precedenti, nel 2013 viene distribuito invece The Gingerdead Man vs. Evil bong, un folle e poverissimo crossover / battaglia con l’altra serie horror comedy di Evil bong appunto, iniziata nel 2006 ancora una volta da Band. Il Gingerdead Man lo conosciamo tutti, è il nostro omino di zenzero con istinti da omicida seriale, mentre il personaggio dell’altro titolo è proprio un bong (si, quello per fumare) senziente, assassino che ti ammazza risucchiandoti al suo interno. Naturalmente anche questo film non si è mai visto dalle nostre parti.

Nel 2006 esce anche il remake di Black Christmas ad opera di Glen Morgan, del quale vi abbiamo già parlato nel segmento di dossier dedicato all’originale del 1974.

Le pellicole a tema rosso Natale non si fermano però.

Sicuramente vi ricorderete di -2 livello del terrore (P2) del 2007, diretto da Franck Khalfoun e con una sceneggiatura scritta tra gli altri anche da Alexandre Aja (Alta Tensione), distribuito anche nei cinema italiani nel 2008. Al centro del thriller c’è Angela (Rachel Nichols), giovane donna in carriera talmente devota al suo lavoro da fare le ore piccole, trattenendosi in ufficio fino a tardi, nonostante sia la viglia di Natale. Quando finalmente decide di andarsene, scende nei parcheggi sotterranei dell’azienda per recuperare l’auto ma, ovviamente, questa non si mette in moto.

Riceve così l’aiuto di un addetto alla sicurezza (Wes Bentley), che cerca in tutti modi di mettere in moto la vettura, ma senza risultati. L’uomo, che festeggerà il Natale da solo nel suo gabbiotto, approfitta quindi della situazione, invitando la protagonista a una cenetta nel suo ufficio, che lei prevedibilmente declina, decidendo di chiamare un taxi. Anche questa soluzione si rivela inefficace tuttavia, in quanto le porte d’ingresso del palazzo sono state già chiuse per la notte. La situazione allora degenera e si trasforma in un vero incubo, quando lei capisce di essere bloccata e scopre che la guardia che tanto aveva cercato di aiutarla al principio altri non è che uno psicopatico ossessionato da lei …

Costato 3.5 milioni di dollari, negli Stati Uniti ne ha incassati poco meno di 4 milioni, risultando pertanto un flop e non convincendo affatto la critica. Se volete trascorrere una domenica senza per forza arrovellarvi il cervello e avete poco più di un’ora a disposizione, P2 può offrire qualche spunto, come le ambientazioni o la recitazione dei due personaggi in scena, ma non cercate troppi brividi o una coerenza nelle motivazione del guardiano.

Di certo questo film vuole puntare l’attenzione sul fenomeno dello stalking, divenuto ormai una piaga dilagante e non sempre debitamente stigmatizzato. L’ambientazione claustrofobica del parcheggio sotterraneo come dicevo non è malvagia, anche se viene sfruttata per lo più malamente, risultando in sostanza sterile come sfondo di questo gioco della caccia al topo.

Tra il 2003 e il 2009 sono usciti inoltre diversi altri titoli del suddetto sottogenere.

Nel 2003 viene distribuito Dead End, arrivato in Italia come Quella strada nel bosco, per la regia degli esordienti Jean-Baptiste Andrea e Fabrice Canepa, che lo hanno anche scritto. Questa co-produzione tra Sttati Uniti e Francia girata con un budget di appena 900 mila dollari, dissacra il Natale come il tipico giorno di festa da passare con i propri cari. Alla viglia di Natale, Frank Harrington (Ray Wise) è in viaggio con la famiglia per raggiungere la suocera, ma decide di prendere una scorciatoia attraverso il bosco per fare prima.

Da qui una spirale di morte li condurrò verso una destinazione – e un destino – assai più inquietante. Costruito su cliché classici dell’horror come il cellulare che non prende, gli orologi che si fermano improvvisamente, il senso di claustrofobia e i passaggi a sconosciuti dalle intenzioni imprevedibili, al principio l’atmosfera è ottima e l’incipit interessante (per non parlare del cast, che comprende anche Lin Shaye). I due giovani registi tentano però di trasformare questo horror in qualcosa di più demenziale, rovinando così tutte le buone premesse fino a lì gettate.

Un film che in definitiva parte decisamente molto bene, inquietante al punto giusto pure se derivativo, per proseguire decisamente peggio, fino ad arrivare al colpo di scena finale, alquanto prevedibile. Se solo Andrea e Canepa non si fossero persi nel bosco, ne sarebbe uscito un gioiellino. Peccato si siano inspiegabilmente lasciati catturare senza scampo dagli stereotipi che questo genere a volte offre.

Santa’s Slay del 2005 di David Steiman e prodotto dalla Lionsgate Entertainment, uscito in DVD anche qui da noi nel dicembre del 2007, è uno slasher canadese. Nella notte di Natale del 2005, la famiglia Mason si sta godendo la cena tipica della festa, quando Babbo Natale scende dal camino e uccide tutti, compreso il cane.

Salito sulla sua slitta trainata da un bisonte bianco (nella simbologia dei tarocchi dei nativi americani è un simbolo di pace se accompagnato da una donna che monta sulla sua groppa; al contrario è invece personificazione del Diavolo se rappresentato da solo) continua quindi a uccidere tutti quelli che incrocia in svariati modi, fino a prendere di mira il proprietario di un negozio dove lavora un ragazzino con suo nonno, i quali hanno creato un bunker anti Natale.

Al ragazzino viene rivelato un libro in cui si spiega la vera origine di Babbo Natale, concepito da una vergine per mano di Satana persona. Il 25 dicembre sarebbe così il giorno in cui lui ritornava ogni anno a uccidere, fino a che, nell’anno Mille, venne sconfitto da un angelo, che lo condannò a consegnare regali per i successivi mille anni. Il tempo passa, ed esattamente nel dicembre del 2005 l’essere infernale ritorna, libero questa volta di continuare la sua opera di morte. Un’ora e mezza di divertimento spensierato per gli amanti del genere che non hanno troppa voglia di spaventarsi. Anche qui, ancora una volta, le promesse iniziali non vengono mantenute e dove avremmo potuto trovarci davanti a un titolo cult da tramandare abbiamo un filmetto dimenticabile la cui deriva da commedia troppo grossolana finisce per deludere i fan.

Da citare però, oltra lla presenza dell’esperto James Caan, quella di un azzeccato Bill Goldberg, famoso wrestler ed ex giocatore di football americano, nei panni proprio del perfido omino panciuto. Santa’s Slay delude su due fronti, quello horror per l’eccessiva virata comica, e quello propriamente da ridere per famiglie, perchè tale pubblico è probabile cercherà altrove, non fermandosi di certo su tale titolo.

La situazione migliora nel 2007 con Inside (negli USA è uscito con questo titolo) o meglio À l’intérieur, film francese diretto a quattro mani da Alexandre Bustillo e Julien Maury, considerato come uno degli horror appartenenti alla sotto categoria torture porn più interessanti e violenti dell’ultimo decennio, capace di scioccare la giuria del Festival di Cannes alla sua presentazione ma soddisfacendo pienamente la critica di settore. La pellicola racconta di Sarah (Alysson Paradis), una fotografa all’ultimo mese di gravidanza.

La vigilia di Natale il suo medico la informa che il giorno dopo potrà procedere al parto. Decide così di passare la notte a casa sola con il suo gatto (il suo fidanzato è morto mesi prima in un incidente stradale) e lascia in consegna le chiavi al suo capo con la parola che lui stesso l’indomani l’avrebbe accompagnata in ospedale. La donna va quindi a dormire e fa un terribile incubo riguardante il suo bambino e si sveglia di soprassalto a causa del campanello della porta, dove una donna (Bèatrice Dalle) bussa con insistenza dicendo di avere l’auto ferma e chiedendo di poter fare una telefonata. Sarah non le apre, ma la donna è piuttosto insistente. Da questo momento la storia prenderà una piega piuttosto ‘torture’. Dobbiamo dire che À l’intérieur è un dramma. Un dramma che si consuma tra le quattro mura dell’abitazione di Sarah, luogo in cui ci si dovrebbe sentire più al sicuro, e anche “dentro” alla sua pancia.

Ci troviamo davanti a un film che sconvolge e impressiona, un cinema deviato, considerato da alcuni malato, che suscita tuttavia il mio interesse più recondito. Questa pellicola oltrepassa l’oltraggioso, con esplosioni di brutalità e splatter improvvise e impensabili e a Bustillo e Maury va riconosciuto senz’altro il merito di aver messo in scena qualcosa di emotivamente devastante sia attraverso le inquadrature che la fotografia. Un’opera che ha uno stile assai personale insomma, e che non a caso rientra tra i miei preferiti nel sottogenere torture porn. Mai arrivato nei cinema qui in Italia (naturalmente …), potete recuperarlo in DVD. Da segnalare infine il remake – non all’altezza – ad opera dello spagnolo Miguel Angel Vivas, realizzato lo scorso anno e intitolato semplicemente Inside (la nostra recensione).

La carrellata sugli anni 2000 si chiude con due pellicole. La prima è The Children, film inglese del 2008 per la regia di Tom Shankland che arra di due famiglie che si riuniscono per celebrare le festività natalizie tutti insieme, salvo che la tranquilla aria gioviale si trasforma in incubo e in una lotta alla sopravvivenza quando i bambini, ammalatasi uno dopo l’altro, inizieranno a ribellarsi ferocemente ai loro genitori, con conseguenze tutt’altro che divertenti.

Si tratta di un’opera che punta tutto sulle dinamiche familiari per accentuare i conflitti generazionali tra i personaggi coinvolti, senza però rinunciare a qualche gustosa scena splatter. Accolto bene della critica, non ha ottenuto però altrettanto consenso dal pubblico (da noi è ancora inedito). Tom Shankland gira bene, riuscendo a coinvolgere – e sconvolgere – lo spettatore grazie ai piccoli faccini diabolici dei bambini, che tanto ricordano quelli di Il villaggio dei dannati (di Wolf Rilla o John Carpenter, decidete voi).

L’ultimo titolo di questo decennio rimane allora Deadly Little Christmas del 2009, diretto da Novin Shakiba e prodotto dalla Lionsgate Home Entertainment. Qui troviamo il solito killer clone del Michael Myers di Halloween che inizia a uccidere durante il periodo natalizio. A bassissimo budget e con pochi giorni di produzione alle spalle, questo film annaspa nella prevedibilità assoluta, che lo porta a divenire l’ennesimo straight to video che tratta – malamente – tematiche trite e ritrite, già viste ormai troppe volte …

C’è sempre un ma tuttavia. Le feste di inizio anno non sono ancora terminate, il tempo per riprendersi dalle grandi abbuffate non è ancora scaduto, per cui potete tranquillamente mettervi comodi in poltrona e gustarvi alcuni – se non tutti – i film elencati, sia quelli più riusciti che quelli più scadenti. Noi ci risentiamo presto con l’ultima parte di questa rassegna, con i titoli più recenti del decennio appena terminato.

continua …