Titolo originale: Black Mirror: Bandersnatch , uscita: 28-12-2018. Regista: David Slade.
Black Mirror: Bandersnatch | Quanti finali, chi è Colin, come funziona il gioco
29/12/2018 news di Redazione Il Cineocchio
Proviamo a fare un po' di chiarezza sul film evento interattivo creato da Charlie Brooker e diretto da David Slade
Bandersnatch, il nuovo film interattivo di Black Mirror ideato da Charlie Brooker, è entrato nel catalogo di Netflix (la nostra recensione). Ambientato negli anni ’80 a Londra, è incentrato sullo sviluppatore di giochi 19enne Stefan Butler (Fionn Whitehead), che sta trasformando un librogame in un videogioco. Lungo la strada, si rende conto di aver perso il suo libero arbitrio, e che qualche forza al di fuori del suo controllo lo sta costringendo a prendere delle decisioni più o meno cruciale.
Quella ‘forza soprannaturale’ è l’abbonato della piattaforma di streaming, che può scegliere in tempo reale cosa far fare al protagonista, dal scegliere i cereali per la colazione del mattino a decidere se uccidere o meno suo padre Peter (Craig Parkinson).
Inutile dire che è un’esperienza. Sono infatti più d’uno i percorsi che la storia può intraprendere, e dopo aver raggiunto la fine del percorso scelto, viene offerta la possibilità di tornare indietro e provarne uno diverso. Nel vero spirito di Black Mirror, la maggior parte delle conclusioni è piuttosto triste.
E’ possibile che in molti siano a caccia di una spiegazione (SPOILER a pioggia).
Quanti finali ha Bandersnatch?
Secondo Netflix, ci sono cinque finali principali. Quelli che conosciamo sono i seguenti (tenete a mente, ci sono diverse varianti per ciascuno):
Finale nr. 1
Stefan scopre che suo padre e la sua terapista (Alice Lowe) lo hanno usato fin da piccolo come cavia per uno studio psicologico chiamato PAC (Program and Control), controllando il suo comportamento con droghe / farmaci (le pillole rosse e gialle). Quindi uccide suo padre.
Finale nr. 2
Dopo aver scoperto il suo coniglio di peluche nella cassaforte di casa, Stefan torna indietro nel tempo fino al giorno in cui sua madre è morta e sale sullo stesso treno con lei. Anche lui muore. Nel ‘presente’, vediamo la terapista urlare dopo aver notato che Stefan è morto improvvisamente davanti ai suoi occhi durante la seduta.
Lo spettatore chiede a Stefan di uccidere suo padre, nonostante Stefan non voglia farlo. Se decidete di fare a pezzi il corpo dell’uomo, il protagonista riesce a farla franca per l’omicidio per il tempo necessario a completare il gioco e perché venga etichettato come un grande successo commerciale. Sui titoli di coda, apparirà una vera e propria meta-clip di un documentario ambientato ai giorni nostri, in cui la figlia di Colin Ritman (Will Poulter) tenta di ricreare il gioco di Colin per Netflix, solo per distruggere il suo computer quando si rende conto di aver perso anche lei il suo libero arbitrio.
Finale nr. 4
Lo spettatore chiede a Stefan di uccidere suo padre, e invece di farne a pezzi il corpo, lo seppellisce. Il cane dei vicini scopre però i resti, e lui viene gettato in prigione prima di avere la possibilità di perfezionare il videogioco. Bandersnatch esce, ma riceve una recensione negativa.
Finale nr. 5
Lo spettatore ‘dice’ a Stefan che si trova dentro uno show di Netflix interattivo, ed è per questo che le sue decisioni vengono controllate da terzi. Dopo un litigio con la terapeuta, il ragazzo salta già da una finestra, solo per scoprire che si trova su un set cinematografico / televisivo, e che lui è in realtà un attore.
C’è una mappa?
Certo: la guida completa con tutte le possibilità.
Come funziona Bandersnatch?
L’avventura in stile librogame è assolutamente fondamentale in Bandersnatch. In un primo momento sembra che alcune delle decisioni – come la scelta tra Sugar Puffs e Frosties per la colazione o quale musica Stefan dovrebbe ascoltare – siano irrilevanti per la trama. Ma alla fine, diventa chiaro che ci sono svariati percorsi divergenti che lo spettatore può prendere. Ci sono elementi che devono andare in un certo modo affinché la storia possa progredire. Ad esempio, Stefan ha bisogno di lavorare sul videogioco in solitudine, piuttosto che in un team. Viene naturalmente offerta la possibilità di lavorare in squadra, con la storia che avanza velocemente verso il rilascio del gioco – che si rivela un flop -, quindi si viene invitati a tornare indietro e riconsiderare la decisione.
Ma sembra che ci siano davvero parecchi modi in cui la trama può progredire e ogni singola decisione provoca un effetto a catena sulla storia che si dipana sulla schermo. In alcuni casi si arriva addirittura alla stessa identica scena, solo con diverse opzioni. Ci sono chiaramente più strati e quindi ci vuole un po’ di tempo, e un discreto numero di re-visioni, per venirne a capo completamente.
Ad esempio, potrebbe capitare di arrivare al punto in cui Stefan chiede con gli occhi al cielo un segno per capire cosa gli sta succedendo. La prima volta le opzioni possono essere tra il mandargli, attraverso lo schermo del suo computer, quello che sembrava il simbolo degli alieni di Space Invaders o una rivelazione sul P.A.C., il programma di controllo della mente che potrebbe o meno essere solo frutto della sua immaginazione. La seconda volta invece, c’è la possibilità di raccontargli la verità: che lo stiamo guardando su Netflix e che controlliamo direttamente le sue decisioni. Questa opzione è di gran lunga la più divertente delle due, portando tra l’altro a una bizzarra rissa in ‘modalità action movie‘ con la terapista e il padre.
Esiste un percorso univoco e ‘corretto’ per affrontare Bandersnatch?
No, e questo è un po’ il punto dell’operazione. Anche se inizialmente sembra che Charlie Brooker e il regista David Slade ci stiano guidando verso una certa conclusione, diventa man mano chiaro che non ci sono qui risposte giuste oltre a quelle che permettono alla storia di svilupparsi fino al punto in cui Stefan ‘decide’ di sviluppare il gioco da solo. Deve lavorare al progetto in solitaria per entrare nel loop da librogame (Jerome F Davies, l’autore del libro di Bandersnatch, non a caso ha seguito questo stesso identico percorso), ma, al di là di questo particolare, ci sono molti modi in cui l’intera faccenda può evolversi e risvolversi.
Colin è reale?
Colin, il guru di Stefan all’interno del mondo degli sviluppatori di videogame, sembra essere in sintonia e in qualche modo consapevole di quello che sta succedendo (l’impianto interattivo ‘esterno’). Quando Stefan ci ripensa e cambia la sua decisione iniziale di lavorare con un team, Colin ricorda che i due si sono già incontrati.
Quando i due prendono insieme l’LSD, Colin gli spiega che ci sono infinite linee temporali dove esistono infiniti scenari e che nessuna delle decisioni è davvero importante. Suggerisce poi che uno di loro salti giù dal balcone e – naturalmente dietro alla scelta dello spettatore – felicemente precipita verso la sua morte nella consapevolezza che, in un’altra realtà, continui a essere vivo e vegeto.
Questa apparente inesplicabile comprensione della situazione interattiva può portare giustamente a chiedersi se Colin non sia una sorta di proiezione del subconscio di Stefan in stile Tyler Durden (c’è una scena, in uno degli scenari, in cui sembra che il ragazzo sia stato inserito digitalmente, anche se potrebbe essere stato un modo per evitare di dover filmare più scene con membri del cast diversi). Un po’ stiracchiato, ma comunque uno spunto di riflessione …
Stefan deve necessariamente uccidere suo padre – e farla franca – per completare il videogioco nel modo giusto?
A molti sarà capitato sicuramente di imbattersi in almeno in un paio di finali in cui il protagonista uccide il padre. In uno di questi, avendo deciso di tagliarne a pezzi con un seghetto il corpo, Stefan riesce a cavarsela per un po’, sfuggendo alla polizia e riuscendo effettivamente a completare il gioco (che poi ha ricevuto una recensione a cinque stelle, il massimo, nel programma televisivo). Tuttavia, poche settimane dopo Bandersnatch viene ritirato dagli scaffali in seguito alla sua cattura.
In questa stessa versione degli eventi, i titoli di coda presentano filmati tratti da un documentario su Stefan dei giorni nostri, in cui una donna di nome Pearl (Laura Evelyn) sta tentando di ricreare il gioco di Stefan per un pubblico moderno. La vediamo quindi davanti a un computer e ci viene offerta la possibilità di scegliere se distruggere il suo PC o versarci sopra del tè, come già successo con Stefan. Pearl spacca il computer e il film finisce.
Una conclusione interessante e significativa, in quanto raddoppia l’idea che il gioco di Bandersnatch sia in qualche modo maledetto, e coloro che cercano di ricrearlo sono destinati a perdere il loro libero arbitrio (questo suggerisce anche che Stefan possa riuscire nel suo intento soltanto replicando esattamente le azioni dell’autore del librogame originale, tragiche conseguenza incluse).
Non abbiamo visto nessun altro finale in cui il gioco sia stato un successo, ma non siamo ancora riusciti a superare tutte le permutazioni.
Di seguito il trailer internazionale (per meglio apprezzare le voci originali) di Black Mirror: Bandersnatch, nel catalogo Netflix dal 28 dicembre:
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Fonte: RT