Voto: 7/10 Titolo originale: Hunters , uscita: 20-02-2020. Stagioni: 2.
Hunters (stagione 1) | La recensione della serie con Al Pacino che castiga i nazisti nel 1977
19/02/2020 recensione serie tv Hunters di William Maga
David Weil e Jordan Peele portano su Amazon Prime Video una rivisitazione 'tarantiniana' della storia, confezionando 10 episodi che mescolano abilmente toni da exploitation e da dark comedy
Da quando Scappa – Get Out (la recensione) gli è valso il plauso della critica e un premio Oscar, tutti i progetti in cui Jordan Peele è stato coinvolto sono diventati molto attesi. Così, dopo esser stato produttore esecutivo – e presentatore – del revival di Ai Confini della Realtà / The Twilight Zone per CBS All Access, è ora il turno di un’altra serie, Hunters, questa volta per Amazon Prime Video, che mostra a chiare lettere il nome del regista e sceneggiatore ogni volta che ne ha la possibilità e che mescola e rimastica – tra il serio e il faceto – elementi tipici dei film di exploitation, revenge movie, un cast divertito e in parte e una micidiale colonna sonora (opera del musicista cileno-canadese Cristobal Tapia de Veer).
Ideato da David Weil, è uno show brutale – la cui prima stagione è costituita da 10 episodi – piuttosto diverso da qualsiasi altro attualmente trasmesso su qualsiasi rete in chiaro, via cavo o via streaming. E nemmeno è una visione ‘per tutti’, specialmente per coloro che rifuggono la violenza sullo schermo.
Hunters segue un gruppo di personaggi disparati riunitisi sul finire degli anni ’70 per rintracciare e uccidere i nazisti che si stanno nascondendo negli Stati Uniti. Diretto da Meyer Offerman (Al Pacino), il team è composto dalla star del cinema Lonny Flash (Josh Radnor), dai produttori di armi Mindy e Murray Markowitz (Carol Kane e Saul Rubinek), dal veterano del Vietnam Joe Torrance (Louis Ozawa Changchien), dalla sorella Harriet (Kate Mulvany) e dalla Pantera Nera Roxy Jones (Tiffany Boone). L’ultimo arrivato nel gruppo è Logan Lerman (Fury) nei panni di Jonah Heidelbaum, un orfano di religione ebraica che vive con sua nonna – sopravvissuta ai campi di sterminio – e smercia erba per far quadrare i conti di casa.
La premessa, narrata nel primo episodio, vede Jonah affrontare un ex nazista che ha un legame stretto con la sua famiglia, un incontro che lo convince a entrare nei ‘cacciatori’. Gli ‘hunters’, come sono conosciuti, hanno scoperto che centinaia di alti funzionari nazisti vivono spesso nascosti alla luce del sole sul suolo americano e che stanno cospirando per creare un Quarto Reich proprio negli Stati Uniti. L’eclettica squadra intraprenderà quindi una sanguinosa caccia all’uomo per consegnare i nazisti alla giustizia e contrastare i loro nuovi piani di genocidio.
Il tono di Hunters sta già tutto nella prima ora e mezza, che pone le basi per un’opera impressionante, soprattutto considerando che si tratta del primo progetto scritto dal fino ad oggi attore David Weil. È anche facile vedere cosa abbia attirato Jordan Peele, poiché è parimenti cupo e luminoso, prendendosi alcune libertà con l’eredità della caccia ai criminali di guerra nazisti post Seconda Guerra Mondiale da parte degli ebrei. Tra i cattivi, abbiamo Dylan Baker (The Good Wife) nei panni di Biff Simpson, un alto funzionario del governo degli Stati Uniti che è segretamente un nazista. A conti fatti, i primi cinque minuti di Hunters potrebbero benissimo essere una delle sequenze più incredibili e oscure viste nel recente passato sul piccolo schermo. Biff Simpson è uno di quei villain ai limiti del cartoonesco che si detestano senza remore, ed è affiancato dal subdolo Travis Leich di Greg Austin (Class) e dal Colonnello interpretato da Lena Olin (La Nona Porta).
Hunters inizia come un thriller molto serio, che a volte sembra ispirato a un fumetto mentre altre al più ruvido dei ritratti di personaggi ebrei mai girato. Se ci pensate bene, gli unici film hollywoodiani che hanno mostrato personaggi ebrei dalle ‘maniere forti’ sono stati Munich di Steven Spielberg, Casinò di Martin Scorse e I dieci comandamenti di Cecil B. DeMille, ma Hunters alza l’asticella a un nuovo livello. Comunque, la situazione cambia un po’ dopo già dopo la premiere (che è stata diretta da Alfonso Gómez-Rejón, American Horrory Story e Quel fantastico peggior anno della mia vita). Nel secondo episodio infatti, diretto dal veterano Wayne Yip,(Happy!, Preacher) la seriosità del primo segmento lascia il campo – non senza un certo senso di straniamento – a un’intensa atmosfera da dark comedy. Abbiamo molte sequenza in stile grindhouse anni ’70 che presentano i vari personaggi e svariati giochi di parole a tema ebraico.
Proprio per questi motivi, Hunters non evita mai di mostrare apertamente la violenza grafica più pura e parossistica. Ci sono molte torture in bella vista, sia nei flashback di ciascuno dei bersagli dei ‘cacciatori’, perpetrate impunemente durante il periodo dell’Olocausto, sia anche nel modo in cui questi personaggi si vendicano delle loro prede. Non guarderete mai più allo stesso modo freccette, palle da bowling o docce nello stesso modo dopo aver visto Hunters. È giusto dire però che non si tratta soltanto di mero torture porn fine a se stesso, anche se – naturalmente – può essere gratificante vedere i nazisti pagare per ciò che meritano. Piuttosto, la trama include anche l’agente dell’FBI Millie Malone (Jerrika Hinton), che inizia non soltanto a capire che ci sono dei nazisti nascosti in mezzo alla popolazione, ma che c’è anche un team che li sta eliminando uno ad uno.
In sostanza, Hunters è una serie potente, che prova un piacere simile nell’uccidere i nazisti a quello messo in scena da Quentin Tarantino nel suo film Bastardi senza gloria nel 2009, presentando inoltre una versione alternativa degli anni ’70 decisamente unica. Non fosse bastata la recente prova in The Irishman (la recensione), il 79enne Al Pacino giogioneggia a modo suo nei panni del ‘Professor X’ di questa storia, mettendo sul piatto un marcato accento ebraico che suona spesso inavvertitamente divertente. E con un cast pieno di personaggi originali e variopinti cui vengono concessi i relativi retroscena mentre la serie si dipana, ci sono abbastanza storie da rinnovare questa serie per altre stagioni.
Ogni ora di Hunters è intrisa di momenti tesi e di sequenze meravigliosamente girate, che vi terranno sule spine. Alcuni dei riferimenti potrebbero passare inosservati se non siete cresciuti in un contesto ebraico, ma gli spunti per divertirsi ugualmente non mancano. Sebbene parte dell’umorismo derivi più dall’allontanamento dai toni del già citato Munich e dall’avvicinamento a The Hebrew Hammer di Jonathan Kesselman del 2003 (inedito in Italia), lo show riesce bene nell’intento. Hunters è una storia che non dovrebbe essere così divertente come alla fine è, né dovrebbe essere così tanto scioccante, ma funziona in entrambi i modi, dimostrando ancora una volta come Amazon non sbagli affatto a puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità dei suoi prodotti.
Di seguito il red band trailer di Hunters, nel catalogo di Amazon Prime Video dal 21 febbraio:
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