Il creatore e il produttore riflettono su come intendono portare in TV gli antieroi nati nel 2007
“Stufi dei supereroi? Perché lo siamo.” Con queste semplici parole Garth Ennis è in grado di riassumere ciò che è il suo The Boys. La serie a fumetti sceneggiato da Ennis è ambientata in un mondo in cui la maggior parte dei supereroi del pianeta sono stati corrotti dal loro status di celebrità e quindi spesso si comportano in modi sconsiderati che minacciano la sicurezza del mondo. Spetta a una squadra della CIA, conosciuta come The Boys, vegliare su questi supereroi e, qualora facciano più di quanto lecito, eliminarli. Seth Rogen e Evan Goldberg, freschi di debutto con Preacher su AMC, stanno sviluppando l’adattamento di questa storia per la Cinemax insieme a Eric Kripke (Supernatural), che si occuperà della sceneggiatura della serie. Come già accaduto con Preacher, Rogen e Goldberg si occuperanno dei compiti di regia per il pilot.
Penso che in termini di trama, sarà più semplice. Penso che sia molto più lineare. Dieci anni fa, se aveste presentato The Boys a un pubblico mainstream i personaggi sarebbero stati mistificati, sarebbero stati in grado di identificare grossomodo i riferimenti a Batman, Superman, Hulk e probabilmente Spider-Man e Captain America. Ma niente più di quello. Ora, 10 anni dopo, con il successo dei vari franchise, il grande pubblico è stato educato al mondo dei supereroi. Così, quando un ragazzo in stile Iron Man spunta fuori, sanno chi sia. Sarà più semplice.
L’unico elemento che sembra preoccupare Ennis è fare in modo che “The Boys sembri buono quanto lo è un film di supereroi. E’ meno coi piedi per terra di quanto lo è Preacher in quel senso.” Con la televisione che assomiglia sempre più al cinema, in molti a questo punto confidano che il risultato sia quello auspicato.