Voto: 7.5/10 Titolo originale: Tales from the Loop , uscita: 03-04-2020. Stagioni: 2.
Tales From The Loop, stagione 1: la recensione della serie Prime Video (ispirata da Simon Stålenhag)
04/04/2020 recensione serie tv Tales from the Loop di William Maga
Rebecca Hall e Jonathan Pryce sono i protagonisti dello show originale retrofuturistico, un'opera che riflette sull'umanità in modo meno dark e più edificante del solito
La nuova serie surreale degli Amazon Studios, Tales From The Loop, è prodotta da quel Matt Reeves (negli ultimi tempi al lavoro su The Batman con Robert Pattinson) che una decina di anni fa aveva sorpreso e intrigato tutti con Cloverfield. In ogni caso, anche senza questa informazione lo show originale probabilmente riuscirà a intrigare e colpire un ben determinato pubblico, a causa del suo concept. L’idea alla base è infatti quella di dar letteralmente vita agli immaginifici dipinti digitali opera di Simon Stålenhag, costruendoci intorno delle trame, una ‘magia’ che avviene grazie al creatore e sceneggiatore Nathaniel Halpern (Legion, The Killing).
E quelli che non fossero familiari coi lavori dell’artista svedese, ma che sono fan di Black Mirror (e delle antologie di fantascienza in generale) potrebbero trovare Tales from the Loop un’alternativa più soft, più gentile e più edificante, musicata da Philip Glass (The Truman Show, The Illusionist) Un’opzione particolarmente preziosa in questo momento storico, in cui in molti preferiscono non essere terrorizzati a morte, ma magari preferiscono un po’ di sano e delicato surrealismo.
Per riassumere a grandi linee Tales From The Loop, la serie non è ambientata nella stessa Svezia ‘alternativa’ pensata da Simon Stålenhag, ma all’interno di una piccola città dell’Ohio situata sopra il macchinario chiamato “Il Loop”. Fondamentalmente, si tratta di un centro di fisica sperimentale che cerca di scavare e capire i misteri dell’universo.
A loro volta, gli abitanti sono inevitabilmente sottoposti ad alcuni eventi strabilianti, che allegramente li tuffano nel regno della fantascienza, con panorami e situazioni ‘impossibili’ che sembrano a tutti gli effetti il frutto dell’incontro proibito tra la visionarietà di Isaac Asimov e l’estro di Salvador Dalì. L’arte di Simon Stålenhag è decisamente popolare, al punto che un libro di narrativa è stata finanziato attraverso il crowdfunding e poi pubblicato nel 2014, quindi vedere le sue opere prendere vita in tre dimensioni sul piccolo schermo non potrà che essere un piacere per gli appassionati.
Se nulla di tutto ciò è stato ancora sufficiente per ingolosirvi, Tales From The Loop emette un aroma futuristico che ricorda gli afflati presenti in molti episodi dello show ideato da Charlie Brooker, solo che qui siamo di fronte a una versione maggiormente retrofuturistica. Vediamo robot e trattori e viaggi nel tempo e campi aperti e autostrade e fattorie, tutti uniti in visuali morbidamente fotografate che ricordano un dipinto ad olio in movimento.
L’abbondanza di tecnologia in bella mostra si interseca teneramente con storie che navigano attraverso l’insieme delle bizzarrie risultanti, che alla fine vengono fondamentalmente distillate in meditazioni su cosa significhi essere umani, o non umani. Tuttavia, c’è del cuore in questa serie di Amazon, e non si prefigge l’intento di scuotere gli spettatori con eventi scioccanti e in definitiva terrificanti. In questo modo, Tales From The Loop non sensazionalizza o si tuffa in racconti moralistici sulla tecnologia come fa spesso Black Mirror, ma agisce in modo più meditativo.
In sostanza, è facile immaginare che gli spettatori che han seguito con interesse Black Mirror apprezzeranno Tales From The Loop, sentendosi però alla fine di ciascun segmento stranamente confortati, piuttosto che preoccupati. L’energia sprigionata dalle serie di Amazon è sicuramente più bassa e più calma, e non è una brutta cosa ora come ora. Gli 8 episodi da 50 minuti (diretti da Mark Romanek, Andrew Stanton, Ti West e Jodie Foster) serpeggiano certo, ma in modo piacevole. Sono episodi quasi ipnotici nella loro esecuzione, e per coloro che sanno resistere alle meditazioni e alle visioni placide, queste storie potrebbero sembrare ideali per aiutare a concentrarsi su mondi e problemi diversi dai nostri personali, senza uscirne con l’animo più stressato.
Lo show trova anche spunti e ispirazione altrove, in particolare dalla seminale Ai Confini della Realtà, anche se Tales From The Loop è – lo ribadiamo – ancora più trascendente e riflessivo. Il confronto sorge principalmente con il personaggio interpretato da Jonathan Pryce (Il trono di spade). Il suo fondatore ha dato vita al ‘Loop’ sotto la superficie di quella cittadina altrimenti senza pretese dell’Ohio. E le sue parole rivolte alla telecamera spesso presentano più domande che risposte, ma il viaggio di questa serie non termina con l’arrivo a conclusioni ben definite e insindacabili. Se state cercando risposte, rimarrete delusi.
Invece, se siete a caccia di azione e rivelazioni sconvolgenti … beh, anche in questo caso cascate male. Vale anche la pena notare come Tales From The Loop non sia una antologia in senso stretto, dato che i personaggi di ogni singolo racconto sono vagamente collegati dal ‘Loop’ (e alcuni ricorrono), sebbene ciascun episodio restituisca sensazioni differenti.
Alla fine, tutti quanti rafforzano l’idea di umanità, un messaggio assolutamente positivo e di speranza che non può che essere ben accetto e carica le intuizioni disegnate da Simon Stålenhag (e rese sullo schermo) di un significato ancora più preveggente.
Se siete alla ricerca di un esame stimolante (anche se non eccessivamente provocatorio) di come gli esseri umani possano affrontare sfide irreali con grande forza, allora vale la pena investire il vostro tempo in Tales From The Loop. Sì, può essere spaventoso vedere come quanti di questi personaggi, sebbene siano circondati da persone, diventino sempre più profondamente soli. Non è una tematica inedita, ma la loro determinazione può servire da esempio durante questo isolamento auto-imposto in cui viviamo per colpa della pandemia di coronavirus.
Queste persone soffrono di perdite, tragiche, ma alla fine si viene lasciati con una sensazione di serenità, quasi di ottimismo, con un senso di calma. Il futuro (come rappresentato sia dai dipinti originali che dalle storie adattate) è luminoso, perché i protagonisti (tra cui troviamo anche Rebecca Hall e Paul Schneider) decidono di vedere le cose in quel determinato modo.
È qualcosa di inaspettato cui assistere durante questo momento di grandi incertezza ma, sia chiaro, Tales From The Loop non è una passeggiata. È preferibilmente adatto specialmente a un pubblico maturo, sebbene alcuni dei luoghi descritti siano intrisi di meraviglia infantile. In ogni caso, qualunque sia l’approccio alla serie, ne uscirete almeno un po’ rinfrancati.
Di seguito il trailer internazionale di Tales from the Loop, nel catalogo di Amazon Prime Video dal 3 aprile:
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