Voto: 7.5/10 Titolo originale: 秒速5センチメートル , uscita: 03-03-2007. Budget: $5,000,000. Regista: Makoto Shinkai.
5 cm al secondo: la recensione del film animato di Makoto Shinkai
28/04/2019 recensione film 5 cm al secondo di Sabrina Crivelli
Il capolavoro del regista giapponese, che indaga in modo lirico e disarmate l'amore, la solitudine e il ricordo, esce finalmente nei nostri cinema dopo un'attesa di 12 anni
A brevissimo, il capolavoro di Makoto Shinkai, 5 centimetri al secondo / 5 cm al secondo (Byôsoku 5 senchimêtoru), approderà finalmente nei nostri cinema. Infatti, dopo il successo ottenuto nel 2016 a livello internazionale con Your Name (Kimi no Na wa, la nostra recensione), il 13, 14 e 15 maggio Nexo Digital e Dynit daranno la possibilità ai fan italiani del maestro dell’animazione giapponese di (ri)godersi il lirico e struggente film del 2007, sebbene con un ritardo di ben 12 anni e per una manciata di giorni (ma non si può avere tutto…).
5 cm al secondo, ovvero “la velocità a cui cadono i fiori di ciliegi“. Così si apre questo racconto puro, fanciullesco e incredibilmente triste. È una storia di amicizia unica, che sa di amore mancato, recitata nei dialoghi e nelle lettere di due studenti delle medie, Takaki e Akari, separati dalla distanza e dai continui spostamenti delle famiglie. L’anime si apre con l’inizio e insieme la fine di tutto: i due non si vedono da un anno, ma sono ancora uniti da un legame indistruttibile.
Continuano a scriversi, nella speranza di potersi un giorno ricongiungere e di essere ricordati l’uno dall’altra, di poter essere insostituibili. Così, in vista di un ennesimo spostamento di residenza, Takaki si fa coraggio e decide di intraprendere un viaggio in treno, per raggiungere Akari e poterla finalmente riabbraccia, anche se per poco.
Ne segue una lunga traversata su rotaie, mentre la neve scende e ghiaccia le campagne giapponesi, rallentando lo spostamento del ragazzo e aumentandone l’angoscia. Si alternano allora presente e passato: le tappe e l’incedere sempre più faticosi sono inframezzati dai ricordi comuni, dal loro primo incontro alle elementari a Tokyo fino alla devastante separazione, professata da una voce rotta dalle lacrime, e all’ultimo addio. È un crescendo, tanto emotivamente coinvolgente da portare noi insieme ai protagonisti a disperarci, a commuoverci.
I fiocchi cadono inesorabili, le stazioni si susseguono, i ritardi si sommano. Il senso d’impotenza pervade le sequenze, premonizione di ciò che verrà e metafora di una vita condannata a una solitudine atavica, ontologica, condizione dell’essere o volere di un fato infame. Intanto i vagoni si svuotano, e lo sguardo si sofferma sugli interni algidi, sugli esterni sublimi e terribili ricoperti di bianco. Si percepisce il freddo dai dettagli, la condensa ad ogni respiro, i vetri delle finestre che si offuscano al gelo. I disegni sono il complemento visivo alla poesia delle parole; le note di pianoforte, in ultimo, di Tenmon (che ha composto per Makoto Shinkai anche le colonne sonore di Viaggio verso Agartha e Oltre le nuvole, il luogo promessoci) acuiscono la sensazione di imperante nostalgia.
È possibile rincontrarsi? Oppure non resta che “affrontare lontani uno dall’altra una vita desolata … Un tempo infinito”. In pochi sanno raccontare l’essenza logorante dell’amore come ha fatto Makoto Shinkai in 5 cm al secondo. Profondamente giapponese, l’idea che si ami solo una volta nella vita è incommensurabilmente romantica, incontaminata dalla mediocrità e dalla bruttezza che vigono nella nostra contemporaneità, ma anche terrificante.
Takaki e Akari incarnano, infondo, quel perfetto e inscindibile vincolo platonico che unisce due anime gemelle destinate a vivere insieme, ma è davvero possibile qualcosa di simile? “È il Caso che decide per tutti”, professa con un amaro sorriso Takaki, mentre parla a Kanae, amica di lui innamorata incontrata in una delle sue tappe (e in uno dei capitoli in cui è diviso l’anime). Tuttavia, del sentimento non decide il Fato, ma il cuore. Non solo, dote unica del regista, la disperazione del singolo è proiettata sulla bellezza conturbante del cosmo intero: l’esteriore, la natura, e l’interiore, la fenomenologia dei sentimenti, si compenetrano perfettamente, in maniera struggente.
Un’esistenza trascorsa a inseguirsi, a ricordarsi, senza mai potersi sfiorare, se non in un unico bacio sotto la neve. Non si può andare avanti e dimenticare, solamente accettare passivi lo scorrere delle stagioni, via via che il dolore rende incapaci di provare alcunché, invasi da amarezza e rimpianti. “Il solo fatto di vivere, riserva delle montagne di tristezza“, pensa Takaki, mentre si rassegna al lento scolorire di una felicità tanto lontana da parergli altrui. Grado massimo di un pessimismo cosmico che caratterizza in generale la produzione e la sensibilità di Makoto Shinkai, 5 cm al secondo è indubbiamente il più amaro e insieme il più emozionante dei suoi film.
È al contempo vicino e opposto a Your Name: simile per la descrizione del senso di distanza e di aspirazione, desiderio reso impossibile da tempo e spazio, è antiteco nell’essenza del messaggio, l’uno inneggia alla speranza, in cui la tensione è soddisfatta, l’altro all’impossibilità, con un finale tanto nichilista da lasciare sconcertati.
Nella sua estrema tristezza è invece più vicino invece all’altrettanto sublime e drammatico Il giardino delle parole (Kotonoha no niwa, il nostro speciale), con cui condivide altresì l’accurato e elegiaco paesaggismo e i dialoghi incredibilmente semplici, eppure profondissimi.
5 cm al secondo è davvero un pugno nello stomaco, che scuote chi guarda, sottolineando per contrappunto l’estrema mediocrità della concezione dell’amore utilitaristico e passeggero che ormai vige, ma contemporaneamente lascia la percezione che qualcosa di più nobile ed eterno, anche se inevitabilmente doloroso, sia ancora possibile.
Di seguito trovate il trailer ufficiale italiano:
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