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Voto: 4.5/10 Titolo originale: Angel Has Fallen , uscita: 21-08-2019. Budget: $40,000,000. Regista: Ric Roman Waugh.

Attacco al Potere 3 | La recensione del derivativo action con Gerard Butler e Nick Nolte

21/08/2019 recensione film di William Maga

Ric Roman Waugh sale in regia per un terzo capitolo incredibilmente sciapo e sciocco, ma non in modo divertente

Gerard Butler in attacco al potere 3 film

Quando si ha la ‘brillante intuizione’ di ricorrere a Nick Nolte come alfiere della ‘linea comica’ e provare così a tenere a galla il terzo film di una saga inaspettatamente di successo (370 milioni di dollari coi primi due capitoli), il risultato generale non può certo essere confortante. Eppure è proprio quello che succede in Attacco al potere 3 (Angel has fallen) del regista Ric Roman Waugh (La fratellanza), quando l’action patriottico tutto esplosioni e sparatorie si prende delle pause e l’attore 78enne e la star del franchise Gerard Butler si scambiano battute e frecciatine tra una fuga da una cospirazione governativa e l’altra. Se già i precedenti non si potevano certo dire esaltanti, qui gli sceneggiatori optano per meramente infilare una serie di cliché conosciuti anche dai bambini delle scuole elementare e rubacchiare pesantemente dalla serie 24, da Il Fuggitivo e da Rambo (Indiana Jones e L’ultima Crociata magari lasciamolo stare …).

attacco al potere 3 poster filmIl problema è che questi modelli sono stati semplicemente accozzati senza una concreta comprensione di come avrebbero potuto funzionare quando mescolati. La storia di un uomo accusato ingiustamente che aggiusta il rapporto logorato col vecchio padre che lo ha abbandonato soffre di una carenza di intelligenza e di sentimento, nello specifico nel gioco del gatto col topo tra il cacciatore e la preda. Scontato e derivativo, il DNA caciarone del lungometraggio offusca qualsiasi aspetto intrigante che avrebbe potuto generarsi attraverso una narrazione incentrato sui personaggi che avrebbe potuto dar loro un peso e un impatto emotivo che invece sfuggono, nonostante gli evidenti sforzi.

L’ultima volta che abbiamo visto Mike Banning (Butler), stava cominciando ad avvertire i pericoli degli alti livelli di stress derivanti dal ricoprire il ruolo di più importante guardia del corpo del Presidente degli Stati Uniti e per questo motivo meditando alle dimissioni. Ora è un padre e un marito responsabile, quindi vorrebbe scegliere la famiglia piuttosto che la cieca fedeltà al suo pericoloso lavoro. Non ha ancora confidato la sua decisione finale al Presidente Trumbull (Morgan Freeman), ed è ancora in pole position per il ruolo di capo dei servizi segreti, non appena Gentry (Lance Reddick) si ritirerà. Il grosso inconveniente è che la salute e l’integrità di Mike sono gravemente compromesse, poiché soffre di gravi emicranie e ingoia pillole come fossero caramelle.

In ogni caso, mentre sta ancora riflettendo, emerge una nuova letale minaccia – una che lo incastra per il tentativo di omicidio del presidente Trumbull e lo costringe alla fuga. Un’agenzia militare di contractor del settore privato in difficoltà guidata da un ex commilitone di Mike, Wade Jennings (Danny Huston), è stata pagata da un misterioso personaggio di potere (in realtà comprensibilissimo già al minuto 1, a meno che non abbiate mai visto un film …) che ha intenzione di iniziare una guerra con la Russia e lanciare il mondo nel caos. Un piano che prevede il sacrificio del capro espiatorio Mike. Mentre le prove inventate a suo carico aumentano e l’agente dell’FBI Helen Thompson (Jada Pinkett Smith) comincia a raccogliere gli indizi, Mike è costretto a scappare nascondersi, in attesa di capire chi ce l’abbia con lui, arrivando addirittura a cercare l’aiuto del padre Clay (Nolte), un reduce che soffre di PTSD e vive ormai da eremita.

Danny Huston in attacco al potere 3 filmSe questa trama di Attacco al Potere 3 – da una storia dei creatori della serie originale Creighton Rothenberger e Katrin Benedikt e una sceneggiatura di Robert Mark Kamen, Matt Cook e Ric Roman Waugh – vi suona meccanica e sciatta, è perché lo è. I dialoghi sono persino peggiori, e non nel senso ‘talmente brutti da essere belli’. Il regista passa inspiegabilmente troppo tempo a stabilire un tono eccessivamente serio all’insieme, dimenticandosi lo spirito scanzonato e cazzaro che aveva contraddistinto fin qui la trilogia.

E nonostante getti nella mischia una sorta di critica – tipica dell’epoca di George Bush – ai pericoli latenti delle milizie private (i cui uomini sono dipinti come codardi, oltre che incapaci …) e faccia riferimento all’attualità col Russiagate, l’approccio sociopolitico rimane assolutamente insipido e casuale.

Anche le caratterizzazioni appaiono deboli. I guai societari da Wade Jennings non sono abbastanza convincenti da motivarlo a intraprendere le sue malvagie azioni. I problemi di salute di Mike diventano controversi verso la fine di Attacco al Potere 3. Ci sono poche – o nessuna – conseguenze al suo comportamento negligente – né dal suo capo, né da sua moglie Leah (Piper Perabo, subentrata nel ruolo a Radha Mitchell). Volendo andare sul classico fino in fondo, il regista e gli sceneggiatori avrebbero potuto collegare i gravi fallimenti lavorativi e le carenze domestiche dell’eroe e giocare con quelle dinamiche.

Se non altro il vagabondare per il paese del protagonista avrebbe acquistato un certo peso tangibile. Invece no. Abbiamo per le mani una narrazione diretta e semplice, con gli ex amici che diventano nemici. Se almeno avessero spinto sull’umorismo e sull’energia insolita della relazione tra padre e figlio ritrovatisi, il film ne avrebbe giocato. Anche qui però, si opta per separare i due rapidamente quanto li si era fatti ritrovare.

Nick Nolte in attacco al potere 3 filmAnche le grandiose sequenza d’azione costruite da Ric Roman Waugh non offrono un gran servigio alla narrazione di Attacco al Potere 3. Una buona metà è stata girata e montata in modo incoerente, mentre l’altra non lascia comunque tracce di memorabilità o di abilità realizzative. Il combattimento ravvicinato che coinvolge gli scagnozzi di Jennings in una sparatoria con le automobili ad esempio è stato girato nell’oscurità quasi completa, in primo piano, col risultato di suscitare nausea piuttosto che euforia.

La calata notturna dei mercenari verso la baita di Clay nelle foreste della West Virginia è invece incredibilmente assurda, con Nick Nolte che ogni volta che preme il pulsante del suo telecomando fa esplodere cariche piazzate esattamente dove stanno passando i cattivi (naturalmente senza che nessuno nel raggio di 50km si accorga di nulla o che gli alberi prendano fuoco). Sorvolando su come la polizia sorvegli i punti di accesso all’abitazione privata di Banning, persino lo scontro decisivo nell’ultimo atto non è né avvincente né ben costruito.

Insomma, alla fine delle 2 ore di durata, lo spettatore molto probabilmente si ritroverà non tanto con la voglia di sapere cosa succederà prossimamente al personaggio incarnata dall’imbolsito Gerard Butler, quanto di avere conferma che si tratti per davvero del capitolo finale della trilogia.

Ah, la scena infilata appena prima dei titoli di coda è probabilmente la più demenziale e campata per aria mai vista in un film hollywoodiano.

In attesa di vederlo nei nostri cinema il 28 agosto, di seguito trovate il trailer in versione italiana di Attacco al Potere 3: