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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Benedetta , uscita: 09-07-2021. Budget: $24,350,000. Regista: Paul Verhoeven.

Benedetta: la recensione del film erotico – monastico firmato Paul Verhoeven

01/03/2023 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista olandese torna sulle scene con la sua personalissima versione di un 'nunsplotation', fondendo divino e profano alla sua spiazzante maniera

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Estasi, santità e lussuria: Benedetta di Paul Verhoeven investiga l’instabile intrecciarsi dell’invasamento divino e del peccato carnale con esiti che lasciano disorientati, a più livelli. L’ambientazione quattrocentesca e monacale, il tema e lo stile, tutti spiazzano gli estimatori del rivoluzionario e irriverente regista di RoboCop e Basic Instinct che indubbiamente, anche con la sua ultima fatica, non manca di scardinare le nostre aspettative.

Con Benedetta, Paul Verhoeven compie una scelta singolare. Tratto da Atti impuri – Vita di una monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento, saggio della storica e scrittrice americana Judith C. Brown, viene esplorata infatti la vita religiosa ed erotica di una monaca, Benedetta Carlini (Virginie Efira).

L’ambientazione è quella della Toscana del tardo ‘500: siamo a Pescia, e la peste miete migliaia di vittime. La figlia di un facoltoso mercante viene portata in convento. La bambina afferma di essere in costante dialogo con Gesù, ma non tutte le sue consorelle le credono sulla parola, certo non la Badessa (Charlotte Rampling).

benedetta film poster itaTrascorrono gli anni e le visioni estatiche di Benedetta non cessano, anzi. All’arrivo di una nuova novizia, Bartolomea (Daphne Patakia), si intensificano fino al verificarsi di una serie di supposti miracoli, addirittura le stigmate su palmi e fronte, come fu per Santa Rita. Allo stesso tempo, le due giovani si legano attraverso un’intensa relazione carnale, che però – curiosamente – sembra intensificare il contatto diretto di Benedetta con il divino.

Amore sacro e profano, entrambi vengono descritti con dovizia di particolari. Il primo si tinge delle connotazioni mistico-visionarie della follia estatica ricordando vagamente nel concetto e nell’approccio I Diavoli di Ken Russell (la nostra recensione). Seppur scevro dello sperimentalismo che connotava lo stile del ‘film maledetto’ del 1971, psicosi di gruppo e fede, peste e inquisizione lo accumuno con Benedetta di Paul Verhoeven.

Allo stesso modo aleggia il dubbio se i miracoli siano veri o ‘simulati’. La grazia divina viene messa più volte in discussione dall’atteggiamento fin troppo smaliziato e al limite del manipolatorio di Benedetta.

Le stigmate? Probabilmente ferite autoinflitte dalla giovane, che tuttavia non si dichiara del tutto consapevole degli atti compiuti, affermando che viene ‘fisicamente guidata’ da una forza superiore a compiere atti che esulano dalla sua volontà.

Le visioni – tra atmosfere e resa visiva da soft-core – del Cristo sulla croce parrebbero a conferma della versione della protagonista, ma, in fondo, Paul Verhoeven sembrerebbe suggerire – cinico e irriverente come sempre – che una nube di incertezza ammanti inevitabilmente i misteri della fede. E comunque sia, non è nemmeno poi così rilevante.

Il vero epicentro narrativo e tematico di Benedetta è comunque l’amore profano che si fonde con quello divino, e in qualche modo lo intensifica. Fascinosa blasfemia carnaleggiante, il film oscilla tra l’erotico monastico-boccaccesco alla Decameron di Pier Paolo Pasolini, o meglio ancora alla The Misandrists di Bruce LaBruce (la nostra recensione), e un storia d’amore saffica soffocata da un ambiente reazionario e claustrofobico alla Disobedience di Sebastián Lelio.

Virginie Efira incarna la santa peccatrice conferendole un fascino un po’ spaesato, ma estremamente voluttuoso. Nessuno, neppure Bartolomea, novizia di estrazione popolana che diviene l’amante di Benedetta, ha la certezza che quest’ultima sia davvero in comunicazione diretta con l’Altissimo.

Daphne Patakia concretizza l’animo meno problematico e più concreto della co-protagonista, fanciullesca, ma in fin dei conti non poi così ingenua da credere ciecamente ai miracoli della consorella. Più marginale invece è il ruolo di Charlotte Rampling: la diffidente badessa – poi sostituita da Benedetta nella conduzione del convento – è sospesa tra diffidenza e credo. Personaggio complesso e sfaccettato, è però relegata solo purtroppo a ruolo ausiliare, secondaria e funzionale alla parabola erotico-estatica-inquisitoria che domina il film.

benedetta film verhoeven 2021A vacillare un po’ la veste formale, la regia e la fotografia. Se la recitazione regge, anche visto il tono dominante tra il paradossale e il bizzarro, la propensione neorealista combinata con un’immagine digitale povera e piatta donano a Benedetta un’estetica da film televisivo in costume, che si avvicina più a titoli come L’Arcano incantatore di Pupi Avanti che al Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli.

In generale, Benedetta di Verhoeven è inaspettato, a tratti sfilacciato nelle dinamiche tra personaggi, come nell’evoluzione della trama. Eppure, questo nunsploitation sui generis non può che affascinare con la sua originalità nell’affrontare un concept controverso da una prospettiva altrettanto sopra le righe. I dettagli fin troppo espliciti – e in alcuni momenti deliberatamente camp e grotteschi – non mancano, tra latrine, flagellazioni, e sex toy blasfemi.

Insomma, non è un’opera per tutti, ma non si può tacciare di banalità o prevedibilità. Al contrario, Benedetta è comparabile in qualche modo al controverso Showgirl (il nostro dossier) nel messaggio e nella forma provocatori. Quasi certamente seguirà le stesse orme al botteghino del predecessore con Elizabeth Berkley e Kyle MacLachlan.

Detto questo, non stupisce affatto che la distribuzione italiana abbia tardato a portarlo nei nostri cinema dopo il debutto al Festival di Cannes nel 2021.

Di seguito trovate il trailer italiano di Benedetta, fruibile in sala dal 2 marzo: