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Voto: 7/10 Titolo originale: Bliss , uscita: 27-09-2019. Regista: Joe Begos.

Bliss | La recensione del film horror sotto acido di Joe Begos

16/12/2019 recensione film di William Maga

Dora Madison è la protagonista 'totale' di un'opera selvaggia, disinibita e spietata, che riflette sulle ambizioni dei giovani e su cosa si è disposti a fare pur di arrivare al successo

dora bliss film joe begos

Girando per i Festival di settore, capita di imbattersi in film che, senza il minimo sentore, riescono incredibilmente a sorprendere. Questo è ad esempio il caso di Bliss, ultima fatica dello sceneggiatore e regista Joe Begos, un emozionante e allucinato viaggio rosso sangue e immerso nei neon e nel caos splatter con una colonna sonora supersonica di genere punk rock e heavy metal che vi farà scoppiare la testa.

bliss film begos posterParte rivisitazione della classica storia coi vampiri e parte studio del personaggio di un’artista autodistruttiva con esasperanti intermezzi di immagini tanto astratte quanto mozzafiato, Bliss, è certamente un’opera fuori dagli schemi e potrebbe risultare per questo troppo ‘strana’ per alcuni. Coloro che riusciranno a digerirlo, tuttavia, saranno accolti a braccia aperte all’interno del folle mondo di uno dei film horror più originali degli ultimi tempi, assieme probabilmente a Mandy di Panos Cosmatos (la recensione).

Dopo i bassi roboanti e il frenetico assalto visivo dei titoli di testa, facciamo la conoscenza di Dezzy Donahue (Dora Madison), una giovane pittrice con un’intelligenza acuta e un bel po’ di rabbia repressa che incappa nel classico blocco creativo mentre sta lavorando su una tela che avrebbe dovuto essere finita già da tempo, proprio mentre si ritrova a corto di fondi. Quindi, cosa decide di fare per risolvere questa pressione crescente? Fa visita a una sua amica spacciatrice e acquista un nuova potente droga chiamata Bliss, che si dice possieda effetti fortemente euforici e allucinogeni. Il primo assaggio colpisce duramente Dezzy e la mette fuori combattimento, ma quando finalmente sale, tutto cambia. Inizia a fare festa come un animale, senza inibizioni, cominciando a esistere a un livello puramente fisico. Non ricorda molto la mattina successiva, ma scopre non solo di aver dipinto di nuovo mentre era in preda ai fumi psicotropi, ma di aver armeggiato col pennello molto meglio di quanto non avesse fatto ultimamente. Da qui, il ciclo riparte ferocemente: Dezzy assume altra Bliss, va fuori controllo, sviene e si risveglia, ogni volta con un pezzo in più del suo inquietante nuovo capolavoro sulla tela, che sta prendendo pian piano forma. Tuttavia, quando le persone iniziano a morire e lei inizia a riprendere conoscenza nuda e ricoperta di sangue, sospetta che un’influenza sinistra abbia messo piede nella sua vita.

Se il cast di supporto è adeguato (tra cui Rhys Wakefield, Jeremy Gardner e Tru Collins), è Dora Madison ad essere semplicemente incredibile come protagonista. Dato che la narrazione di Bliss procede per astrazioni del sesso e della violenza, l’attrice 29enne funge da guida per lo spettatore, con l’intera storia che si poggia sulle sue spalle. Nelle mani di un’altra interprete, le dinamiche tra il peso del tumulto interiore di Dezzy e il gore gocciolante e appiccicosa sarebbero probabilmente crollate. Fortunatamente, Dora Madison brilla attraverso il sangue e le viscere come una vera stella e offre una prova totale e priva di esitazioni. Infonde Dezzy di emozioni estreme ma in qualche modo comprensibili nella sua lotta di artista con in più un tocco di innocenza, che è sorprendente data la sua volontà di scivolare negli inferi che la droga Bliss spalanca; ma è proprio quella volontà a tradire la sua ingenuità, l’insicurezza e la vulnerabilità e che conduce lei al suo mostruoso destino. La trasformazione di Dezzy garantisce un ossessionante distacco dalla realtà e dall’umanità e un potere metodico appropriato per un film sul vampirismo, quasi esclusivamente grazie al lavoro di Dora Madison.

bliss film joe begosLa gestione della tradizione dei vampiri in Bliss dice molto su Dezzy come personaggio e sulla performance della protagonista, in effetti. In Danse Macabre, il libro analitico di Stephen King sul genere horror, il Re del brivido esplorava la sessualità dei succhiasangue, in particolare la sessualità infantile della figura. La fissazione orale e l’idea di assumere liquidi piuttosto che donarli simboleggiano il sesso orale come forma accettabile – o più facilmente digeribile – di interazione sessuale tra adolescenti a causa della sua natura esplorativa e non impegnativa, con il vampiro, naturalmente, che diventa la manifestazione delle nostre ansie durante la pubertà e i cambiamenti nei nostri corpi. Ora, Bliss non affronta effettivamente quelle dinamiche sessuali, ma utilizza la narrazione del vampirismo come metafora per sostituire un’interazione con un’altra più semplice. Joe Begos aggiorna tale metafora e la applica agli adulti, sfruttando le paure e le ansie di una ragazza che tenta di “farcela” nel mondo di oggi e ciò a cui un giovane potrebbe rivolgersi quando la lotta diventa insopportabile.

Nel film, la profonda insicurezza di Dezzy è il suo peggior nemico. Si abbatte e soffoca la propria ambizione scegliendo di sfuggire alla realtà piuttosto che affrontarla. Il suo uso di droghe ispira la sua pittura, ma non ricorda di aver dipinto quando era ‘fatta’. Si separa dalla sua arte, dall’impegno anche nei momenti di lotta, e ne è felice. Tutto quello che le importa è seguire l’ambizione, ma con l’assenza di stress. In Bliss, il vampirismo è tanto una via di fuga – o una ritirata – quanto il consumo di droga di Dezzy, perché promette di allontanarla dalle sue angosce e dalle pressioni della vita reale. Quindi, lei si perde nell’oscurità e diventa un agente del suo stesso caos, oltre che una schiava della sua fame. Un messaggio decisamente più potente rispetto a lungometraggi recenti che hanno mescolato arte e horror come The Devil’s Candy di Sean Byrne (la nostra recensione) e Velvet Buzzsaw di Dan Gilroy (la recensione).

bliss film begosLa raffinatezza della performance di Dora Madison e l’uso delle funzioni più metaforiche del vampirismo si rispecchiano nella creatività della produzione. Sebbene abbiano acquisito nel tempo molti fan, i primi due film di Joe Begos, Almost Human e The Mind’s Eye (la recensione), hanno ricevuto risposte critiche tiepide all’epoca dell’uscita. Quel talento che già là si intravvedeva è pienamente realizzato in Bliss, segnando un nuovo livello di maturità per il regista, che ha evidentemente studiato Gaspar Noé a Abel Ferrara. Il suo approccio è unico e viscerale, con elementi visivi ed effetti molto cruenti, brutali e surreali.

Il film trasuda letteralmente di pazzia e squallore, dai personaggi fino alla minaccia quasi palpabile con cui è rappresentata Los Angeles. Joe Begos stordisce il pubblico con scene accuratamente composte e montate, mettendo sempre Dezzy in primo piano e attirando i nostri occhi sul suo corpo. Questa soluzione probabilmente funziona meglio durante le sequenze ‘sotto droga’, quando la telecamera si fissa sulla protagonista e riflette ipnoticamente le sue movenze prima che diventi completamente nauseabonda e implacabile in un modo che esprime visivamente l’incombente perdita di autocontrollo di Dezzy. Questo rende lo spettatore parte del suo trip. Sentiamo quello che lei prova.

Cosa non da poco, Bliss possiede inoltre un fascino old school, un aspetto da pellicola grindhouse. È selvaggio, disinibito, veloce e spietato, proprio come il suo personaggio principale. Il suo fascino è innegabile e difficilmente può lasciare indifferenti a fine visione. Ma, soprattutto, racconta una storia. Anche nei momenti più estremi, né la direzione di Joe Begos né la performance di Dora Madison si allontanano troppo dall’obiettivo di presentare una storia concisa di oscurità e caos.

In attesa di capire se prima o poi qualcuno lo distribuirà dalle nostre parti, di seguito trovate il trailer internazionale di Bliss: