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Titolo originale: Daniel Isn't Real , uscita: 06-12-2019. Regista: Adam Egypt Mortimer.

Daniel Isn’t Real | Recensione del film di Adam Egypt Mortimer con Patrick Schwarzenegger

28/11/2019 recensione film di William Maga

Il regista torna sulle scene con un horror piscologico ipnoticamente inebriante, che affronta il classico tema del 'doppio' attraverso una vivida realizzazione visiva e sonora

Daniel Isn’t Real film Adam Egypt Mortimer

Se sempre più spesso si sente parlare di ‘horror elevato’, sarebbe quanto meno altrettanto giusto cominciare a pare ‘neon horror’. A questa inedita categoria sono infatti riconducibili titoli che vanno da The Neon Demon a Mandy (la recensione), passando per Bliss e Color Out of Space (la recensione), opere che utilizzano un’estetica neo-retrò, musiche caratterizzate da sintetizzatori e luci al neon sature. Ebbene, a questa ‘corrente’ possiamo ora aggiungere Daniel Isn’t Real, horror che adotta similmente un approccio old school alle immagini, innestandole su una narrazione moderna del classico tema del doppio.

Daniel Isn’t Real film poster

La vicenda, senza svelare troppo, è presto detta. Luke (Miles Robbins, Halloween 2018), studente universitario dal passato difficile e disturbato, subisce un violento trauma familiare che lo spinge a riportare ‘in vita’ Daniel (Patrick Schwarzenegger, Manuale scout per l’apocalisse zombie), il pericoloso amico immaginario che aveva da bambino e che da tempo ormai aveva obliato. Carismatico e pieno d’energia, Daniel torna così subdolamente nella sua quotidianità, deciso più che mai ad aiutare Luke nel realizzare i suoi sogni, guidandolo però inesorabilmente ai limiti della sua sanità mentale, in una disperata lotta per mantenere il controllo della sua mente e della sua anima.

Durante la presentazione al SXSW di Austin in marzo, il regista Adam Egypt Mortimer (L’odio che uccide) aveva sottolineato l’importanza di percepire il co-protagonista Daniel come un essere in carne e ossa. Daniel Isn’t Real usa le impalcature tipiche della schizofrenia per erigere un dramma oscuro, seguendo gli schemi familiari di un thriller di possessione. Ma l’aspetto fisico dell’alter ego di Luke consente al film di mantenersi in bilico tra il body horror e l’horror psicologico mentre si evolve in una storia nettamente angosciante.

Dando fisicità a Daniel nel ruolo del demone interiore di Luke, Adam Egypt Mortimer e il co-sceneggiatore Brian DeLeeuw, autore del romanzo alla base del film, In This Way I Was Saved, prendono una storia incentrata su un terrificante fuga dalla realtà e la concettualizzano in modo creativo e cinematografico. Il regista è addirittura arrivato a redarre una ‘guida’ lunga 35 pagine per trasmettere la sua visione alla troupe, dedicando diverse pagine esclusivamente all’utilizzo del colore e simulando l’esperienza allucinogena di un episodio schizoide.

Pur senza essere affetti da alcuna patologia analoga, ogni spettatore può facilmente capire quanto ben pochi film in precedenza siano riusciti ad esternalizzare una lotta introspettiva attraverso visioni vorticose e suoni affilati di questo tipo. Le immagini sono così acutamente vertiginose che Daniel Isn’t Real diventa presto una delle esperienze visive in assoluto più intriganti mai immaginate su un duello tra due distinte identità, una sorta di incantesimo ipnoticamente inebriante.

Il conflitto non è tuttavia solo metaforico in Daniel Isn’t Real. Purtroppo, saltuariamente si avverte una sorta di squilibrio, specialmente nella disparità di credibilità tra le prestazioni dei due protagonisti. Miles Robbins prende letteralmente d’assalto lo schermo nei panni di Luke, evocando facilmente empatia anche quando il suo personaggio si impegna in comportamenti stereotipati da tipico ragazzotto del college, notevolmente meno accattivanti in un clima post #MeToo. L’attore 27enne conserva una presa salda sulla vulnerabilità di Luke per poter mantenere solida la sua umanità, nonostante un emozionante giro sulle montagne russe attraverso vari livelli di terrore soprannaturale e psicologico.

Qualcuno potrebbe sostenere che questo sia intenzionale nella natura del personaggio, ma Daniel, dall’altra parte, si presenta come una personalità eccessivamente falsa. Patrick Schwarzenegger tira le redini di Daniel con eccessiva compiacenza. La sua disinvoltura va oltre le esigenze del personaggio, creando un’entità fasulla che non corrisponde alla dedizione del collega per Luke. È essenziale che il loro contraltare rimanga equilibrato in termini di intensità energetica, tuttavia, Daniel “non è reale” in un modo che deriva più dalla recitazione che dalla caratterizzazione.

Patrick Schwarzenegger in Daniel Isn't Real (2019)Un’altra buca sulla strada del film riguarda l’attenzione prestata da Adam Egypt Mortimer alla relazione tra Luke e Cassie (Sasha Lane, Hellboy 2019), sua controparte artistica, rispetto a quella tra Luke e Sophie (Hannah Marks, Dirk Gently), una studentessa il cui interesse si estende solamente fino a un triangolo alimentato dalla cocaina. Esiste qui un male necessario, a causa di come Daniel convinca Luke che non commetterà tradimento se permetterà a Daniel di controllare il corpo di Luke mentre si trova con Sophie.

D’altronde, non si potrebbe toccare quel tasto senza una preparazione adeguata. Tuttavia, il sesso occasionale con Sophie mentre lui corteggia Cassie riduce la ‘purezza’ di Luke come eroe comprensivo.

In più, troppa Sophie significa non abbastanza Cassie, e il tempo ridotto sullo schermo di quest’ultima tronca di netto la sua profondità come motivatrice significativa per le successive azioni di Luke. Una riscrittura che avesse condensato la trama di Sophie in quella di Cassie avrebbe risolto questo problema. Avrebbe inoltre alzato la posta in gioco nel legame tra la ragazza e Luke, rendendo così la loro storia d’amore una componente davvero critica della storia. Su un piano puramente narrativo infine, Daniel Isn’t Real impiega una quantità eccessiva di minuti per rivelare la natura esatta della trama e per crescere fino a una conclusione che non garantisce una ricompensa particolarmente esplosiva.

Ciononostante, il film ha pieno successo nel veicolare con forza i suoi temi intangibili attraverso una vivida realizzazione visiva e sonora.

Daniel Isn’t Real affronta argomenti come la dualità della personalità e la lotta interna per trovare la fiducia in se stessi. Si pone domande difficili su come affrontare i propri impulsi più oscuri e creare maschere di facciata per nascondere gli aspetti meno attraenti delle nostre identità. Sempre al centro di questo sottotesto, il film raggiunge i suoi obiettivi, pur rimanendo un esperimento magnetico in cui le fantasie da favola si tramutano in agghiacciante orrore cosmico.

In attesa di capire se prima o poi lo vedremo anche in Italia, di seguito trovate intanto il full trailer internazionale di Daniel Isn’t Real:

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