Voto: 6.5/10 Titolo originale: 30 Days of Night , uscita: 17-10-2007. Budget: $30,000,000. Regista: David Slade.
Dossier | 30 Giorni di Buio di David Slade: il vampiro torna a essere brutale e detestabile
06/06/2020 recensione film 30 giorni di buio di William Maga
Nel 2007, il regista portava al cinema il fumetto horror di Steve Niles, costringendo Josh Hartnett e Melissa George a combattere contro i mostri assetati di sangue capeggiati da Danny Houston
Facilmente, chiunque abbia visto nel 2007 30 Giorni di Buio avrà trovato ‘piacevole’ il cambio di passo nell’ottenere un film di vampiri in cui tali malvagi succhiasangue sono effettivamente lasciati libere di essere i mostri che sono, senza freni socio-culturali di sorta a trattenerli. In sostanza, niente più menate di anime tenebrose, meditabonde e torturate. I non morti qui sono assassini spietati, che lacerano la gola delle loro vittime e poi avanzano con la faccia inzuppata di sangue ancora caldo. Perfino Dracula, in nessuna delle sue innumerevoli incarnazioni per il piccolo e grande schermo, era mai stato così freddo.
Negli ultimi due decenni, Hollywood ha scelto di tarpare i canini ai vampiri, trasformandoli in figure spesso piagnucolose e pseudo romantiche. Non si tratta però di un azzardo quello tentato dal regista David Slade (che, nel 2010, avrebbe girato The Twilight Saga: Eclipse …). Finalmente, gli spettatori potevano apprezzare sul grande schermo un moderno titolo sui vampiri durante il quale simpatizzare con le vittime piuttosto che con i loro feroci aggressori. Se qualcuno infatti si ritrovasse a pensare che questi essere mostruosi possano essere sexy e attraenti in qualsiasi modo, beh, avrebbe grossi problemi.
Il luogo dell’azione è Barrow, in Alaska, l’avamposto più settentrionale degli Stati Uniti, alla vigilia del mese in cui non ci sarà mai luce solare. La cittadina glaciale non ha una grande popolazione durante l’estate ma, quando il sole tramonta per la lunga e fredda notte, solo gli individui più duri e temprati – circa 150 di loro – restano nei paraggi. Entro la fine di 30 Giorni di Notte, molti di loro vorranno aver seguito gli uccelli e aver volato a sud.
I vampiri – come un branco di animali – giungono infatti in quella zona con il duplice obiettivo di nutrirsi e di eliminare ogni testimoni della loro calata. Il loro attacco iniziale è rapido e selvaggio. Nel giro di ventiquattro ore, la maggior parte dei cittadini è diventata mero foraggio. Un piccolo gruppo di sopravvissuti, guidati dallo sceriffo, Eben (Josh Hartnett), e sua moglie Stelle (Melissa George), con la quale non va più molto d’accordo, lottano per le loro vite, spostandosi da un edificio all’altro e occasionalmente ammazzando un vampiro se si avvicina troppo.
In Halloween, il dottor Sam Loomis diceva alla sceriffo “la morte è arrivata nella tua piccola città“. Questa è una frase molto appropriata anche per la Barrow di 30 Giorni di Buio.
La premessa – fornire ai vampiri un mese intero senza il problema del sole per scatenare il caos sulle loro prede – è arguta e, sebbene non venga pienamente concretizzata su pellicola come lo era nell’omonimo fumetto horror alla base creato da Steve Niles e Ben Templesmith, almeno viene sfruttata per portare in scena due ore di sano intrattenimento sporco e cruento. Non è il classico PG-13 edulcorato per ragazzini. Ci sono sufficienti sangue e viscere a impastare lo schermo da fargli guadagnare un visto censura R-Rated anche senza che la situazioni sfoci nella categoria del “torture porn”. In molti modi, ciò che David Slade ha creato ricorda una versione amplificata di un film di vampiri della Hammer. In effetti, Danny Huston alterna una recitazione che strizza l’occhi sia a Christopher Lee che a Max Schreck.
La maggior parte dei film sui vampiri hanno le loro “regole”, e la stessa cosa vale qui, con variazioni sul tema. Non esiste un’iconografia religiosa e, sebbene un paletto di legno spinto in mezzo a un torace possa fare impressione, questa tecnica non viene mai provato. Il modo migliore per eliminare una di queste creature è reciderne il midollo spinale o distruggerne il cervello. Quindi, l’arma più efficace è un’ascia. I proiettili funzionano solo se sparati direttamente nella testa.
Gli umani uccisi dai vampiri si trasformeranno a loro volte, se gliene sarà data la possibilità. Tuttavia, i non morti sono gelosi del loro status e preferiscono decapitare le loro vittime prima che possa avvenire la trasformazione piuttosto che aumentare i loro ranghi. La luce del sole è fatale, ma probabilmente l’acqua santa non lo è. 30 Giorni di Buio, inoltre, non chiarisce se l’aglio faccia qualcosa di più sostanziale del causare l’alitosi.
In ogni caso, il film è impostato per essere più vicino a un thriller d’azione che un semplice horror duro e puro. David Slade, che aveva suscitato non poche polemiche col controverso Hard Candy nel 2005 (la recensione), opta per esplorare un orrore di tipo diverso, inquadrando la narrazione come una specie di esteso inseguimento. Ci sono alcuni jumpscare sonori, ma vanno ben oltre il punto. 30 Giorni di Buio è più interessato a far scorrere l’adrenalina che a spaventare gli spettatori, anche se il pallido signore gotico di Danny Huston è piuttosto inquietante.
Inoltre, gli spettatori ormai si aspettano molto a livello visivo dalla trasposizione di un fumetto su pellicola, e David Slade, pur non offrendo nulla di radicale o innovativo come i ‘cugini’ Sin City o 300, riesce a creare in 30 Giorni di Buio una serie di momenti in grado di lasciare il segno. Forse il più indelebile è una visione aerea di Barrow immersa nell’oscurità mentre i vampiri iniziano a cacciare e sbranare gli umani. Anche la sequenza finale è efficace nel modo in cui sposa bellezza e orrore.
Un aspetto positivamente rinvigorente di 30 Giorni di Buio – che è costato 30 milioni di dollari (incassandone 75 nel mondo) – è infine che non richiede ai sopravvissuti di aver subito delle lobotomie frontali per far avanzare la storia. Sì, i personaggi occasionalmente fanno cose stupide, ma non sono irragionevolmente idioti e, soprattutto, non costringono i membri del pubblico a combattere contro il riflesso condizionato della sospensione dell’incredulità. Non che la sceneggiatura di Steve Niles, Stuart Beattie e Brian Nelson – sia particolarmente ermetica o brillante, ma è certo più intelligente della media dei titoli del genere, e questo è un grande plus. C’è anche una domanda morale sul tavolo: per poter sconfiggere un nemico senz’anima, è necessario perdere la propria? Questo è il dilemma che Eben Oleson deve risolvere.
In definitiva, 30 Giorni di Buio funziona alle sue personali condizioni, il che è più di quanto si possa dire della maggior parte dei film horror della metà degli anni 2000 (e del suo sequel del 2010, 30 giorni di buio II, diretto da Ben Ketai)
Di seguito la scena conclusiva di 30 Giorni di Buio:
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