Voto: 6.5/10 Titolo originale: The Sixth Sense , uscita: 06-08-1999. Budget: $40,000,000. Regista: M. Night Shyamalan.
Dossier: Il Sesto Senso di M. Night Shyamalan, il colore rosso, tra simbolismo e presagio
18/05/2020 recensione film The Sixth Sense - Il sesto senso di Sabrina Crivelli
Approfondiamo la fondamentale importanza della componente cromatica nelle scelte del regista per il film con Bruce Willis e Haley Joel Osment del 1999
Stasera, alle 23.10, Iris (ri)propone Il Sesto Senso (The Sixth Sense), film del 1999 che ha lanciato la carriera di M. Night Shyamalan e che è rimasto impresso nella mente degli estimatori del cinema horror. Opera estremamente stratificata, senza dubbio molti la ricordano soprattutto per lo spiazzante colpo di scena finale (che negli anni è diventato un vero e proprio segno distintivo del regista), eppure sono tanti gli aspetti degni di nota su cui sarebbe bene soffermarci con più attenzione.
Dunque, ad ormai più di vent’anni dall’uscita in sala, e diversi alti e bassi – da Signs (il dossier) e E venne il giorno (l’approfondimento), al recente Glass (la recensione), è senza dubbio il momento di (ri)scoprire e soffermarci con più attenzione su una delle pietre miliari della carriera dell’enigmatico filmmaker di origine indiana, nonché dell’intero genere thriller paranormale recente.
Tuttavia, non torneremo a sottolineare alcuni elementi scontati e ritriti della trama, o analizzare per l’ennesima volta i meccanismi narrativi che hanno reso celebre il lungometraggio con protagonista Bruce Willis nei panni di Malcolm Crowe, un eminente psichiatra infantile alle prese con un bambino decisamente problematico (Haley Joel Osment).
Al contrario, ci soffermeremo nell’esame e nella spiegazione di una prospettiva meno frequentata: l’interpretazione di Il Sesto Senso alla luce del simbolismo cromatico che ne contraddistingue numerose sequenze e dettagli della messa in scena.
Difatti, se badiamo all’uso del colore lungo il suo svolgimento, ci rendiamo conto che sia tutto tranne che casuale. Ciò emerge anzitutto dal fatto che predominino colori spenti, sbiaditi, quasi a tradurre il tono cupo e ‘fantasmatico’ che vige nel film. Si tratta però di un colorismo di fondo che permette di far emerge, per distacco e contrasto, una nota cromatica opposta: un rosso brillante che ha ovviamente un marcato valore semantico, oltre che estetico.
In generale, possiamo constatare che il colore abbia un’accezione negativa in tutta la filmografia di M. Night Shyamalan, come il successivo The Village (2004) conferma (lì addirittura significava il ‘proibito’). Nel caso specifico di Il Sesto Senso, rappresenterebbe una sorta di segnale visivo immediato che indica allo spettatore più attento la manifestazione di un’entità paranormale, un fantasma. Insomma, è il campanello d’allarme cromatico per i momenti all’interno del thriller in cui qualcosa proveniente dall’Aldilà affiora nel nostro mondo. Allo stesso tempo, il rosso e l’antitesi cromatica con il colorismo di fondo attiva in chi guarda una reazione inconscia: in qualche modo suggerisce e contemporaneamente instilla in lui la tensione che sta per esplodere sullo schermo.
L’uso del rosso in Il Sesto Senso: il colore dei defunti
Potrà sembrare un po’ banale con il senno di poi, ma anzitutto il più evidente uso simbolico del rosso in Il Sesto Senso è la caratterizzazione di Cole, ossia il vero e proprio fulcro della futura suspense. Il bambino, che incontriamo per la prima volta a una festa di compleanno, indossa un maglione rosso. Non solo, un palloncino rosso in fondo a una scalinata anticipa il primo incontro sovrannaturale del film, un fantasma che singhiozza rivolto alla parete.
Soffermandoci sul possibile significato del palloncino che sale verso l’alto, verso la luce, è stato interpretato in più sedi come l’allegoria dell’ascesa dell’anima verso il divino. Nell’iconografia cristiana, d’altra parte, la scala è simbolo dell’esistenza dell’uomo e delle sue fasi. Il fatto che Cole indossi un maglione rosso, quindi, potrebbe avere una importante valenza: indicare la sua natura di medium inizialmente inesperto che non sa ancora di essere un veicolo per comunicare con i morti.
Il rosso infatti è il colore del mondo degli spiriti, perciò, indossandolo, li attira inavvertitamente verso di lui. Man mano, poi, che inizia a capire e dominare i propri poteri, anche il suo abbigliamento cambia e opta per colori meno accesi, come a rendere visivamente una graduale consapevolezza nell’uso delle facoltà medianiche. Ha accettato il suo dono, ma non desidera attirare attenzioni non necessaria.
Anna Crowe (Olivia Williams) indossa sovente il rosso dopo la morte di suo marito Malcolm. Nello specifico, le varie sfumature del colore negli abiti che le vediamo sfoggiare si riferiscono al suo stato psicologico e alla forza della connessione emotiva e spirituale che ancora ha con Malcolm. Ad esempio, la vediamo mentre dona un libro a un potenziale nuovo amante e nella sequenza il suo vestito è color porpora, quasi marrone, ad indizio del fatto che la memoria del marito scomparso si stia affievolendo e stia cercando di andare avanti con la sua esistenza. Allo stesso tempo, il suo vestiario non è quasi mai contraddistinto da un rosso aggressivo. Questo perché Malcolm non rappresenta una minaccia, né prova verso di lei astio, rabbia o altri sentimenti negativi.
Le uniche eccezioni sono l’outfit scarlatto sfoggiato alla cena per l’anniversario e gli antidepressivi che la donna prende. Nella fattispecie, nel primo caso, Malcolm le parla mentre è sveglia, cosa che in Il Sesto Senso non succede quasi mai. Tuttavia, i toni della conversazione sono piuttosto aggressivi. Infatti, il protagonista interpreta l’atteggiamento di lei come amaro e distaccato; perciò la sua reazione è molto negativa. Le pillole invece sono di colore rosso, a simboleggiare la tristezza discendente dalla morte dell’amato. Infine, ogni volta che Malcolm si siede accanto a lei mentre è assopita, Anna è anche avvolta in uno scialle rosso, ma la tonalità è più tenue, come a tradurre il senso di assenza filtrato attraverso il sogno.
I cartoncini con gli auguri di pronta guarigione di Kyra Collins (Mischa Barton) sono per lo più rossi, a premonizione del destino truce che l’aspetta. Al suo funerale, la madre non solo indossa un abito scarlatto, ma anche il suo rossetto è dello stesso colore. Il dettaglio cromatico è ripreso dalla scatola con all’interno la videocassetta – che svelerà il mistero -, che è avvolta nel velluto rosso. Il personaggio, vestito in maniera così singolare per un evento funebre, salta subito all’occhio e al contempo suscita in noi il sospetto che qualcosa in lei non quadri.
Tuttavia, rispetto ad Anna, il significato sotteso dietro l’uso del colore è differente: sta ad indicare il truce ruolo da lei giocato nella morte della figlia. Il suo rapporto con l’Aldilà, implica non il legame con un congiunto, ma l’omicidio. Così, il tono di rosso usato per caratterizzarla è assai più acceso di quello che contraddistingue la moglie di Malcom – almeno il più delle volte.
Il colorismo simbolico non determina, però, solo la caratterizzazione di alcuni dei personaggi principali di Il Sesto Senso. Ci sono anche diversi dettagli che soccombono alla medesima regola. Tra gli altri troviamo, la maniglia rossa della porta della cantina, la penna rossa che Cole usa per scarabocchiare le voci dei fantasmi, l’abito rosso della donna impiccata e il casco rosso di un’altra defunta ciclista verso fine.
In tutti questi casi, si tratta di un richiamo piuttosto al mondo degli spiriti e alle interferenze di esso nel mondo reale. Se quindi consideriamo quanto detto finora, è facile dimostrare che il rosso sia il colore del mondo spirituale, o meglio connoti i fantasmi intrappolati nel limbo. Dunque, la loro rabbia e frustrazione culminano nella nostra realtà come vampate di toni brillanti, che traducono la loro disperazione e il loro tentativo di essere ascoltati e compresi. Allo stesso tempo, i toni accesi evidenziano alcuni aspetti fondamentali, rivelando il desiderio dei defunti di renderli visibili.
L’uso del rosso in Il Sesto Senso: il luogo sacro, il culto e il rifugio
Tuttavia, c’è anche un secondo insieme di elementi filmici di natura opposta, meno negativa, nello specifico religioso e magico. Il piccolo Cole difatti cerca di fuggire dalle entità che lo ossessionano in due spazi da lui ritenuti sicuri. La chiesa che vediamo all’inizio del film di M. Night Shyamalan, le cui porte sono di un rosso brillante, e la tenda in cui si nasconde quando ha paura. In particolare, quest’ultima assume quasi un valore magico, delimita l’azione dei defunti, li tiene all’esterno. Inoltre, ad un certo punto, Cole ruba una statuetta che raffigura Gesù, e anch’essa è avvolta in un mantello rosso.
Quindi, in maniera piuttosto ambigua, il rosso è collegato sia al pericolo, all’apparizione di fantasmi, sia ai rifugi che permettono di sfuggirgli. La chiave per comprendere tale apparente contraddizione risiede probabilmente nella religione e nelle sue stesse intrinseche contraddizioni. La concezione della sacro da parte Cole è semplice, infantile. Vede la chiesa come un baluardo contro le presenze ‘maligne’ che lo perseguitano.
Tuttavia, si tratta di un luogo in cui il culto dei morti e la spiritualità sono centrali (in cui si celebrano tra l’altro tradizionalmente i funerali religiosi). Similmente, la sua tenda è un santuario domestico, eppure è di un colore che attira sicuramente gli spiriti. Vuole nascondersi dietro la barriera spirituale della religione e del cristianesimo, di cui però la morte e l’Aldilà sono componenti fondamentali.
Solo quando accetta la duplicità della vita e del suo credo e impara a affrontare positivamente la morte – aiutando i fantasmi a trapassare, invece di negare la loro esistenza. Proprio questa svolta determina anche una minor attrazione verso la chiesa e la tenda. Nella scena conclusiva di Il Sesto Senso lo vediamo difatti in una chiesa, ma stavolta davanti a una vetrata colorata in cui dominano il giallo e il rosa, mentre il rosso è assente. Ciò sta ad indicare che il ragazzino ha finalmente trovato un suo equilibrio, e ciò si traduce in una tavolozza cromatica senza più colori appariscenti come in precedenza.
Ci sono poi due altri contesti significativi in cui compare il rosso. Il primo è quando Cole si esibisce in una rappresentazione scolastica di La spada nella roccia, in cui incarna Artù. In un momento topico della recita, lo vediamo estrarre l’arma del titolo, sulla cui elsa è incastonato un rubino rosso brillante. L’atto, come l’oggetto, è altamente simbolico.
Dopo un lungo e tortuoso percorso interiore, il piccolo protagonista è infine riuscito a comprendere come sfruttare appieno la sua dote unica (come Artù è il solo a poter estrarre la spada), quella di parlare con i morti, a cui il rosso del gioiello ancora una volta rimanda. Tale capacità continuerà a svolgere un ruolo importante nella sua vita, ma finalmente è in grado di controllarla e sfruttarla in maniera positiva.
In ultimo, il rosso ha un ruolo fondamentale nella descrizione del rapporto tra Cole e sua madre Lynn (Toni Collette). Durante tutto Il Sesto Senso, la donna non è praticamente mai vestita di rosso. C’è una sola eccezione indicativa che costituisce non a caso uno dei momenti più toccanti e di maggiore intimità con il figlio, quando siamo ormai arrivati vicino all’epilogo ‘a sorpresa’.
Lungo tutto il minutaggio, la relazione con la figura materna è problematica. La donna è incapace di comprenderlo o sostenerlo come dovrebbe. Quando, perciò, il ragazzino è angosciato e cerca un appoggio, non può rivolgersi a lei. Non che Lynn non sia condotta da buone intenzioni, ma visto che non gli crede si tratta solo di un sostegno superficiale.
Poi, arriviamo ad un momento del noto twist. Alla fine il ragazzino le rivela il suo segreto mentre sono in macchina. Proprio in tale frangente sfoggia l’indumento del rosso più acceso che le vediamo indosso lungo tutto il film. Ciò perché nella sequenza non rimane una presenza passava, che si limita a guardare Cole mentre scappa in chiesa o nella sua tenda senza però capirne davvero le motivazioni.
Il rosso traspone visivamente il cambiamento nell’atteggiamento di lei e, di conseguenza, nel loro rapporto. Ora che finalmente lo ha compreso, la donna può essere per lui un nuovo rifugio. Con lei finalmente è al sicuro, come si desume dal loro abbraccio conclusivo.
Di seguito la celebre scena del ‘vedo la gente morta’ da Il Sesto Senso:
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Fonte: SM