Voto: 7/10 Titolo originale: Horse Girl , uscita: 27-01-2020. Regista: Jeff Baena.
Horse Girl: la recensione del film fanta-drammatico con Alison Brie
05/04/2020 recensione film Horse Girl di William Maga
L'attrice è protagonista - e co-sceneggiatrice - del thriller psicologico di Jeff Baena, che viaggia in bilico tra i generi giocando a confondere lo spettatore
Guardando il volutamente ambiguo Horse Girl, che può essere assimilato dallo spettatore sia come un film di fantascienza sotto psicofarmaci oppure come una dolorosa esplorazione della malattia mentale (più probabile), non possono che sovvenire alla mente due titoli degli ultimi anni, Welcome to Me di Kristin Wiig e il controverso Madre! di Darren Aaronofsky (la recensione). Allo stesso modo infatti, la reazione a fine visione si colloca da qualche parte tra l’apprezzamento del lavoro e dei rischi assunti dal registe l’altrettanto inevitabile riconoscimento che, considerato nel suo insieme, l’approccio non funzioni del tutto, in definitiva più insoddisfacente che di successo.
La storia è filtrata attraverso la prospettiva della timida Sarah (Alison Brie), non certo il narratore più affidabile del mondo. All’inizio, non capiamo pienamente quanto sia effettivamente credibile ma, piano piano che il film si sviluppa, diventa evidente che la sua versione degli eventi potrebbe non riflettere la realtà della situazione. Tuttavia, il regista Jeff Baena (lavorando su una sceneggiatura che ha scritto insieme alla protagonista) dipana un filo conduttore che non rivela mai dove si trovi la “verità”.
Alcuni rimarranno quasi certamente frustrati da questa presunzione artistica – non contribuisce sicuramente a un’esperienza ordinata o soddisfacente. Proprio come Madre!, Horse Girl è quasi una produzione più sperimentale che qualcosa destinato a un pubblico mainstream ‘tradizionale’. Ha debuttato non a caso al Sundance (prima di essere distribuito in esclusiva da Netflix in febbraio), il tipo di Festival dove trovare spettatori ricettivi a un prodotto simile.
Sarah è schiva e insicura. Lavora in un negozio di artigianato artistico accanto al suo capo materno, Joan (Molly Shannon), che è sempre pronto a rivolgerle parole gentili e affettuosi consigli. I due amori di Sarah nella vita sono un cavallo che ha cavalcato da ragazza e lo show televisivo chiamato ‘Purgatory’. Con grande dispiacere della sua estroversa compagna di stanza, Nikki (Debby Ryan), Sarah non esce quasi mai, neanche per festeggiare il suo compleanno.
Determinata a dare a Sarah un po’ di ‘visibilità sociale’, Nikki la presenta allora a Darren (John Reynolds), il compagno di stanza del suo ragazzo. Scocca la scintilla tra Darren e Sarah e le cose sembrano volgere verso i tipici territori della rom-com indipendente … almeno fino a quando Sarah non decide di aprirsi a Darren e raccontagli ciò che pensa stia realmente accadendo intorno a lei.
Esistono due possibili interpretazioni di ciò che sta accadendo alla protagonista. La prima è che, come fosse una detective, ha messo insieme tutti gli indizi atti a smascherare un allarmante scenario che ruota attorno a un’invasione aliena con tanto di clonazione e possibili viaggio nel tempo. La ragazza crede di essere o un clone di sua nonna o una versione ‘alternativa’ della donna. Sembra che ci siano prove fisiche a sostegno delle sue affermazioni: misteriosi segni di artigli sui muri e lividi su tutto il suo corpo.
L’altra possibile spiegazione è che Sarah sia profondamente disturbata (sia sua madre che sua nonna sembrano infatti aver sofferto di malattie mentali in passato), quindi quanto vedono gli spettatori è passato sotto il filtro della sua psicosi.
Il tono generale di Horse Girl – che è stata classificato Rated R – è piuttosto disperato e cupo, ma questa mancanza di energia finisce per infettare tutto. Il film, nel disperato tentativo di eludere qualsiasi cosa anche solo lontanamente melodrammatica, riduce i personaggi a degli automi.
C’è così tanta distanza tra il pubblico e Sarah che è difficile connettersi veramente con lei e la sua situazione a qualsiasi livello, tanto meno preoccuparsi se le sue visioni siano reali o meno. A un certo punto quello che avviene smette di avere un ‘senso’, ed è allora che la visione deraglia.
La prova di Alison Brie (GLOW, Community) è solida, ma si fa estrema fatica a relazionarsi col suo personaggio. Ci si riesce bene all’inizio di Horse Girl, quando Sarah sembra essere più asociale e insicura che instabile. Con il suo aspetto da ragazza della porta accanto e i modi di imbarazzati, l’attrice fa intendere che Sarah sia il tipico individuo socialmente inadatto ma di buon cuore (una sorta di Napoleon Dynamite al femminile meno dissociato). Tuttavia, le successive scelte del film di avventurarsi in un territori quasi fantascientifici rendono sempre più difficile prendere sul serio tale decisione da parte di Jeff Baena.
Il fatto che non si stato distribuito nei cinema ma sia finito direttamente nel catalogo di Netflix la dice lunga già sull’idea che potevano essersene fatti a monte, ma è probabile che solo una piccola parte degli abbonati del servizio di streaming riusciranno ad apprezzare Horse Girl. La maggior parte lo troverà piuttosto bizzarro, poco ficcante e confuso. E in effetti, a conti fatti quello che resta dopo i titoli di coda è la sensazione di aver assistito a qualcosa di ambizioso che ha sostanzialmente mancato il bersaglio grosso.
Di seguito il trailer internazionale (con sottotitoli italiani) di Horse Girl, nel catalogo di Netflix dal 7 febbraio:
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