Voto: 7/10 Titolo originale: In the Earth , uscita: 16-04-2021. Regista: Ben Wheatley.
In the Earth: la recensione del film fanta-folk di Ben Wheatley (Sitges 54)
07/10/2021 recensione film In the Earth di Marco Tedesco
Joel Fry è tra i protagonisti di un'opera affascinante e lisergica, che rimescola i generi secondo la tipica cifra autoriale del regista britannico
Qualunque cosa sia l’ibrido di genere lo-fi che è In the Earth, è indiscutibilmente un prodotto di Ben Wheatley al 100%. Tornando nei territori idiosincratici che più gli sono congeniali dopo il poco riuscito remake di Rebecca (la recensione), il filmmaker britannico offre un film di fantascienza / occulto capace di sconcertare che viaggia alla propria personale frequenza mentre rielabora gli stereotipi già precedentemente esplorati in Kill List (2011) e nel dramma storico estremamente bizzarro I Disertori – A Field in England (2013).
Girato durante il periodo di lockdown del Regno Unito del 2020, In the Earth si propone come un ‘cult feature’ – sia nel in riferimento al sottogenere che parla di sette misteriose, sia nel riaffermare lo status di Ben Wheatley come autore sperimentale e outsider. Indipendentemente dal fatto che il pubblico abbraccerà la sua atmosfera generale e il suo passo, probabilmente incuriosirà quegli spettatori che avranno modo di vederlo prima o poi in home video o su qualche piattaforma di streaming (difficile sperare in un’uscita nei nostri cinema).
Rivolgendosi apertamente alle ansie da Covid, In the Earth inizia in un centro di ricerca da qualche parte in Inghilterra, dove si indossano mascherine azzurre e la quarantena è obbligatoria: un virus mortale ha infatti trasformato il mondo. Il nuovo arrivato, il Dottor Martin Lowery (Joel Fry) è un ricercatore specializzato nell’efficienza delle colture, ma la sua missione immediata è quella di trovare la Dottoressa Olivia Wendle (Hayley Squires), che stava conducendo esperimenti nel profondo di una vasta foresta nelle vicinanze.
Martin inizia così un lungo viaggio a piedi, accompagnato dall’esploratrice Alma (Ellora Torchia), ma in poco tempo il loro campo viene misteriosamente vandalizzato e Martin si ritrova con un brutto taglio al piede. Un aiuto arriva dall’abitante dei boschi Zach (Reece Shearsmith), un uomo che cela i suoi piani da folle ecologista. La situazione prende allora una piega macabra e consapevolmente farsesca, per poi diventare ancora più strana quando i viaggiatori raggiungono l’errante Dott.sa Wendle.
La ricetta di funghetti, magia arcana e montaggio di Ben Wheatley produce un mix altamente speziato. La miscela eclettica del film riprende echi dei serial TV britannici e di certi film classici della fantascienza locale (Quatermass, Doomwatch – I mostri del 2001 su tutti), insieme a molteplici elementi di folk-horror (sfumature di The Blair Witch Project e persino un vero uomo di vimini, anche se eccezionalmente piccolo). Ma In the Earth si rifiuta di mantenere la sua storia coesa, mentre è chiaramente la strategia del regista sparpagliare sullo schermo filamenti di trama sciolti, essenziali per far perdere senza bussola lo spettatore nella visione.
La tensione fatta crescere piano piano culmina in modo soddisfacente nel grand guignol, anche se l’effetto viene goffamente sminuito da un tono comico faceto – che si alza ulteriormente verso il finale, quando un personaggio, orribilmente ferito con un oggetto appuntito, impassibile dichiata: “Ecco come gli incidenti accadono.” E dopo il suo efficace atto di apertura, il film inizia a sgonfiarsi intorno all’ora di orologio, quando si arriva nel campo della Dottoressa Wendle e ai suoi bizzarri esperimenti.
Un filamento di trama inesplorato – oppure una falsa posta deliberata? – coinvolge allora uno spirito femminile del folklore locale, mentre Zach racconta ai viaggiatori di una misteriosa presenza maschile “nella terra”. In effetti, In the Earth è più intrigante nella sua inversione di certe dinamiche di genere stereotipate: non solo nel contrastare l’intrepida Alma e il vulnerabile Martin, ma nel rendere Olivia l’arci-razionalista tecnocrate, mentre Zach crede nell’arte, nelle immagini e nella saggezza popolare delle “streghe”.
Le cose si ravvivano in modo mistico-ambientale, con l’azione che improvvisamente viene inghiottita da una nuvola di spore fungine, ma a questo punto Ben Wheatley ha già esagerato con la sua ‘frittata di funghi’. E il tutto non è aiutato dalla massa di spiegoni con faccia impassibile per gentile concessione della Dottoressa Wendle. Quando dice: “Ci sono molte informazioni di cui tenere traccia”, non sta scherzando.
In the Earth colpisce per il suo uso ingegnoso di risorse contenute. Il design della produzione ad opera di Felicity Hickson fa miracoli con un po’ di materiale elettronico di base e alcuni robusti teloni, e si vede come si tratti di una produzione lockdown-friendly, con il suo cast scheletrico e l’azione che si svolge quasi interamente all’aperto. La fotografia di Nick Gillespie conferisce alla foresta un’aura disorientante di labirintico infinito e carica ogni cosa di colori stravaganti e autenticamente lisergici.
Anche la recitazione è coinvolgente, il cast per la maggior parte bilancia abilmente i registri da dramma con l’assoluta assurdità. Ellora Torchia (che aveva visitato territori simili in Midsommar – Il villaggio dei dannati) trasuda energia tosta e senza fronzoli, mentre Joel Fry (Crudelia) interpreta Martin come un uomo confuso, simpatetico, spesso inutile.
Presente già in A Field in England, Reece Shearsmith (The League of Gentlemen, Inside No. 9) interpreta saggiamente il ruolo di Zach, anche nei momenti più sciocchi. Meno sicura è invece Hayley Squires (Io, Daniel Blake, Adult Material); nota per i suoi personaggi appartenenti alla classe operaia, si limita a tratteggiare monotonamente il suo personaggio come una ragazza di città che sembra aver rosicchiato troppi funghi allucinogeni.
Quando poi Ben Wheatley, che si è anche occupato del montaggio, decide di concludere In the Earth spingendo sul pedale della stravaganza assoluta, è difficile non pensare che stia ritornando alle origini – e che questo non è un I disertori – A Field in England 2.0 più sontuosamente arboreo. Qualunque sia il risultato visivo ottenuto, il finale non riesce a soddisfare in meri termini narrativi. In mezzo a una massa di disordine tematico – monoliti minacciosi, cicatrici da tigna, antichi grimori, fotografie d’arte rituale – sembra proprio che il regista inglese abbia perso le tracce della sua storia, in un esempio estremo di non riuscire a vedere cosa sta succedendo perché ci sei troppo coinvolto. Imperfetto, ma affascinante.
Di seguito trovate il full trailer internazionale di In the Earth:
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