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Voto: 5/10 Titolo originale: The First Purge , uscita: 04-07-2018. Budget: $13,000,000. Regista: Gerard McMurray.

La Prima Notte del Giudizio: la recensione del film prequel di Gerard McMurray

24/02/2020 recensione film di William Maga

James DeMonaco ci porta alle origini dello Sfogo, sprecando l'ennesima occasione di intavolare un discorso sociale serio in un quarto film superficiale e che ricicla idee già viste

Ricorderete probabilmente che il primo poster promozionale di La Prima Notte del Giudizio (The First Purge) si focalizzava essenzialmente su un cappellino rosso mutuato dalla campagna elettorale presidenziale del ‘Make America Great Again’, in un tentativo non troppo sottile di allineare la saga iniziata nel 2013 all’operato dell’attuale amministrazione Donald Trump. Non dovrebbe quindi sorprendere il fatto che il creatore della serie, James DeMonaco, ricorra alle paure razziali presenti oggi nella società americana come base per questo quarto capitolo – che non casualmente ha debuttato nei cinema patri il 4 luglio, giorno dell’indipendenza USA -, con Gerard McMurray (Burning Sands) che è subentrato in regia al suo posto.

Il grosso problema è che nessuno dei film fino ad oggi arrivati in sala ha mai sfruttato appieno l’affascinante idea alla base, che ci chiede di osservare attraverso lo specchio una società distopicamente vicina alla nostra, con la razza e la classe sociale che determinano da quale lato dello ‘Sfogo’ vi troverete quando inizierà a suonare la fatidica sirena, e qui non si fa eccezione.

La Prima Notte del Giudizio funziona come una sorta di storia delle origini, gettando uno sguardo – approssimativo – appunto alle prime 12 ore di esperimento circoscritto a una precisa zona degli Stati Uniti, prima che venisse esteso a tutto il resto del paese. La nazione è sovrappopolata e il governo sta cercando di trovare un modo per ridurre i ranghi delle masse. Lo Sfogo viene quindi introdotto e gli organizzatori ricorrono anche a misure drastiche per assicurarsi che l’epurazione sia un esperimento riuscito. La storia sceglie di concentrarsi su Nya (Lex Scott Davis, Superfly) e suo fratello minore Isaiah (Joivan Wade, Doctor Who).

La giovane guida le veementi proteste in piazza contro la partecipazione allo Sfogo, mentre Isaiah vuole segretamente partecipare per recuperare la faccia, dopo essere stato umiliato davanti agli amici mentre vendeva droga per strada senza che sua sorella lo sapesse. I due fratelli vivono in un appartamento fatiscente e lottano ogni giorno per far quadrare i conti.

Isaiah decide così di cominciare a marinare la scuola e vendere stupefacenti per conto dell’ex fidanzato di Nya e signore della droga di Staten Island, Dmitri (Y’Lan Noel), finendo però preda delle attenzioni del tossico psicotico noto come Skeletor (Rotimi Paul, Sleepy Hollow).

Il governo sta offrendo un compenso finanziario di 5.000 dollari a chi decidesse semplicemente di rimare a casa durante lo Sfogo invece che andarsene via, ma sono previsti dei bonus monetari a chi scegliesse anche di parteciparvi attivamente. Nya vuole salvare più gente possibile, Isaiah vuole vendicarsi di Skeletor, mentre Dmitri vuole che i suoi affari rimangano a galla.

Il governo ora è nelle mani dei Nuovi Padri Fondatori d’America (NPFA). Arlo Sabian (Patch Sabbagh, Everything Sucks!), il capo dello staff, supervisiona tutte le attività durante lo Sfogo. Coloro che hanno firmato per ricevere un compenso hanno ricevuto in cambio anche un paio di lenti a contatto che registreranno ogni loro movimento e azione. Ultimo, ma non meno importante, l’intero concept è stato progettato dalla Dott.ssa Updale (Marisa Tomei), il cui unico tratto di personalità sta nel bere caffè e negare qualsiasi coinvolgimento politico; questo è un esperimento scientifico, nient’altro.

Prima di addentrarci nell’analisi, segnaliamo due note a margine. La prima, è che James DeMonaco, che qui arretra a mero sceneggiatore, ambienta questo prequel a Staten Island, dove lui sta attualmente girando Once Upon a Time a Staten Island con la partecipazione di Frank Grillo, ovvero il protagonista di Anarchia ed Election Year.

La seconda, è che sono riusciti a infilare a un certo punto sullo sfondo un poster dell’allora imminente reboot di Halloween di David Gordon Green (la recensione), anch’esso prodotto dalla Blumhouse. Detto ciò, La Prima Notte del Giudizio punta su un cast di nomi che quasi nessuno ha probabilmente mai sentito (con una eccezione naturalmente), quindi è possibile che a molti non importerà gran che dei personaggi coinvolti.

Nessuna figura apparsa nelle pellicole procedenti ritorna e questi nuovi protagonisti sono così monodimensionali e stereotipati che si finisce per augurarsi che lo Sfogo ci liberi presto di parecchi di loro. Una cosa che però non accadrà, perchè – come ogni mediocre film che si rispetti – i ‘buoni’ (figuriamoci un gruppetto che comprende contemporaneamente donne, minoranze e ragazzine …) sono assolutamente, oltre che incredibilmente fortunati, nonché praticamente immortali.

E se Dolores (Mugga, Orange is the new black) appare e scompare solo per smorzare i toni ‘drammatici’ con battutacce che dovrebbero essere ficcanti, l’unico che alla fine si spera – rimanendone chiaramente delusi – avrà un po’ di minutaggio è Skeletor. Purtroppo infatti, il suo arco è assolutamente erratico e le sue apparizioni ‘al momento giusto’ totalmente prevedibili.

Curiosamente, Dmitri – capace giustamente di mosse speciali e agilità insospettabili che gli permettono di sgominare squadre tattiche addestratissime da solo – e la sua gang di amici/spacciatori prezzolati finiscono per diventare improvvisamente, in un terzo atto che vira completamente verso l’action impossibile alla Die Hard, i veri eroi di La Prima Notte del Giudizio, gli unici in grado di garantire Giustizia in questo mondo distorto, ma solamente perché un avido signore della droga non sa come smettere di essere innamorato di un’ex fidanzata.

La svolta più ‘politica’ arriva tuttavia quando il governo prende in mano la situazione per accelerare gli eventi – trasmessi in diretta nei notiziari nazionali e su YouTube – e rendere lo Sfogo un successo completo.

Assistiamo così a momenti random presi di peso dai titoli dei giornali di cronaca degli ultimi anni, con una banda di neonazisti che stringono torce, uomini che indossano cappucci del KKK e stemmi con la bandiera confederata che appaiono in bella vista e un tizio con una uniforme che rimanda alle SS, oltre a un omicidio di massa che ha luogo in una chiesa prevalentemente occupata da afroamericani (ogni riferimento al Massacro di Charleston è puramente voluto).

Come si diceva in apertura, l’audacia di appoggiarsi così direttamente a eventi del mondo reale certo non manca, sulla carta. Tuttavia, se l’intera pellicola è da intendersi come un attacco ben poco velato a Donald Trump, al suo motto MAGA e all’estrema destra in generale, è difficile immaginare che questi soggetti si indigneranno per come stilisticamente cool vengano fatti apparire, mentre i loro rappresentanti impazzano per le strade, armi semi-automatiche in pugno.

Lo squilibrio tra gli obiettivi sostenuti da La Prima Notte del Giudizio e il modo sanguinario e stiloso con cui vengono presentati sullo schermo è a dir poco contraddittorio, perché James DeMonaco sembra proprio volere la botte piena e la moglie ubriaca.

Se il filmmaker è seriamente turbato dai cambiamenti politici dell’America avvenuti negli ultimi cinque anni, mettere in scena un popcorn movie da 100 minuti pieno di vuota carneficina – con schizzi di sangue in orrenda CGI – non è certo il modo migliore per far valere il suo punto di vista.

Il pubblico non scoprirà certo in sala che i leader politici bianchi siano corrotti e razzisti o che le persone povere di colore siano quelle che soffrono di più, perché molti probabilmente lo credono già prima ancora di sedersi.

La Prima Notte del Giudizio, o la quarta, prova a buttare nel calderone un po’ tutti i temi caldi, dalla gerarchia delle classi sociali al movimento Black Lives Matter, ma a differenza di Jordan Peele in Scappa – Get Out (la recensione), qui DeMonaco e McMurray non affrontano questi problemi molti seri da una prospettiva innovativa o stimolante. Da qualche parte lì dentro, c’è un horror dal grande potenziale che cerca di emergere, che tuttavia si risolve in un episodio di Capitan Planet e i Planeteers in cui si prova ad affrontare la violenza delle bande. Le intenzioni saranno pure nobili, ma servono narratori molto più intelligenti per farcela. Pensate a cosa potrebbero farci con una sceneggiatura del genere due come Walter Hill o John Carpenter

In realtà, quello che c’è veramente da chiedersi è cosa possa cercare la spettatore medio di una nazione straniera a cui poco interessa della situazione interna statunitense in un film che dovrebbe comunque raccontare di come ha avuto origine una delle più controverse soluzioni al problema dei costi delle classi meno abbienti per uno Stato e lo faccia in maniera tanto superficiale e grezza.

Che poi in realtà a nessun fan basico dell’horror a cui viene presentato un concept che recita ‘per 12 ore qualsiasi crimine, omicidio incluso, rimarrà impunito’ dovrebbe fregare qualcosa di chi ha organizzato l’esperimento o di quanto assurda sia la stessa premessa (in che modo persone che si uccidono a vicenda darebbero un beneficio allo Stato?

E sarebbe davvero nell’interesse della classe governante rischiare miliardi di dollari in danni alle proprietà, oltre alla possibilità di vedere la mia forza lavoro sterminata nel corso della notte?) o tanto meno dover aspettare 40 minuti nel quarto film di una saga che sappiamo già benissimo come evolverà per vedere un po’ di mattanza.

Tutto ciò che dovrebbe importare in linea teorica sono gli omicidi, magari dettati dal risentimento verso qualcuno che si conosce (come si vedeva nel capostipite), oppure qualcuno che volesse provare la ‘nuova esperienza’ o si trovasse nella condizione di uccidere per non essere ucciso. Invece, in La Prima Notte del Giudizio non solo i killer sono circoscritti a psicopatici acclarati, gangster o membri di milizie armate (quindi tutta gente che non ha certo bisogno dello Sfogo per avere un pretesto), ma le stragi avvengono tutte fuori campo, coi protagonisti che arrivano sul luogo a sparatorie già concluse. Uccisioni e violenza mancano di originalità o creatività.

Le uniche sequenze vagamente degne di nota vedono Dmitri alle prese con un paio di avversari nella tromba delle scale, che comunque perde lo scontro diretto con quella vista in Daredevil di Netflix e un’altra con Nya ‘allacciata’ da un maniaco nascosto in un tombino che prova ad allungare le mani in un non ben chiaro tentativo di stupro e che si risolve in una battuta degna di un C-movie. Politica a parte, ancora una volta il franchise non sfrutta appieno le sue potenzialità.

Piuttosto che spingersi oltre, ci si accontenta di qualche jumpscare e di simbolismo, con l’azione che suona in gran parte riciclata dai precedenti capitoli, tra uomini mascherati che corrono in giro insensatamente – a piedi o in macchina – brandendo pistole e coltelli.

In definitiva, anche se questa storia ha luogo prima dei precedenti tre film, non c’è nulla di nuovo nel suo approccio e anzi fallisce proprio dove vorrebbe farsi notare, finendo per scontentare tutti e rivelandosi la solita opportunità sprecata. Comunque, coloro che non dovessero averne ancora abbastanza avranno presto la possibilità di cimentarsi presto con la serie TV di The Purge da settembre.

Di seguito il full trailer italiano di La Prima Notte del Giudizio:

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