Voto: 6/10 Titolo originale: Locked , uscita: 20-03-2025. Regista: David Yarovesky.
Locked: la recensione del film da bagagliaio con Hopkins e Skarsgård
23/04/2025 recensione film Locked di Marco Tedesco
Nonostante una premessa intrigante e il talento dei due protagonisti, fallisce nel costruire vera tensione e viene affossato da una sceneggiatura ripetitiva e priva di veri colpi di scena

Il remake in lingua inglese Locked, diretto da David Yarovesky e ispirato al thriller argentino del 2019 4×4, si presenta con una premessa semplice: un piccolo criminale, nel tentativo di rubare un’auto di lusso, resta intrappolato all’interno del veicolo dopo aver attivato un sistema di sicurezza tanto sofisticato quanto aggressivo.
Un’idea che, per quanto possa sembrare limitata per un lungometraggio (e in effetti lo è …), offre alcune possibilità di costruire tensione, specialmente quando si scopre che il proprietario dell’auto è un sadico che osserva ogni movimento del ladro dall’esterno, divertendosi a manipolarlo e a giocare con lui.
Purtroppo la sceneggiatura, fin troppo lineare, si trascina per troppo tempo, ricorrendo a dialoghi banali e prolissi, senza offrire reali colpi di scena. La regia di Yarovesky non sfrutta la claustrofobia insita nella situazione e non riesce a generare sufficiente suspense nel duello psicologico tra Eddie (Bill Skarsgard) e William (Anthony Hopkins).
La morale è chiara: il crimine non paga, almeno non per Eddie, che trascorre circa 80 dei 95 minuti del film bloccato all’interno del veicolo blindato di William. Una volta dentro, non esistono vie d’uscita: i finestrini sono specchi unidirezionali (Eddie vede fuori, ma nessuno può vederlo da fuori), sono a prova di proiettile e rendono inutile la sua pistola. Il segnale cellulare è disattivato, ma c’è un sistema di comunicazione che permette a William di vedere e parlare con Eddie. Successivamente si scopre che il proprietario può anche controllare a distanza la macchina con una precisione inquietante.
È legittimo chiedersi se Locked sarebbe stato più efficace se almeno uno dei personaggi fosse stato minimamente simpatetico. Eddie è un perdente senza qualità: padre fallito, incapace di mantenere un lavoro onesto, privo di particolari qualità redentive e tutt’altro che intelligente. William, invece, dietro una voce calma e raffinata, cela una mente sadica e deviata, pronto a usare la sua trappola per torturare psicologicamente e fisicamente Eddie.
Il materiale potenzialmente interessante occupa circa 45-50 minuti di sceneggiatura; il resto è costituito da riempitivi, sequenze ripetitive in cui Eddie cerca di distruggere l’interno dell’auto o William si perde in monologhi privi di reale sostanza. Il film avrebbe disperatamente bisogno di uno scambio di battute più tagliente (le risposte di Eddie si limitano, nella maggior parte dei casi, a insulti e parolacce).
A tratti il film ricorda In linea con l’assassino di Joel Schumacher (2002), dove Colin Farrell restava intrappolato in una cabina telefonica per circa 75 minuti. Gli elementi sono simili: un folle vendicativo che agisce quasi solo come voce fuori campo, uno spazio ristretto e giochi psicologici sempre più intensi. Ma mentre Schumacher applicava con maestria le regole del thriller hitchcockiano, Yarovesky fallisce nel mantenere alta la tensione: nemmeno il climax riesce a essere davvero emozionante. Si aspetta un twist sorprendente che dia senso a tutto, ma questo non arriva mai.
Anche l’apparizione finale di William in carne e ossa è deludente, e il film non riesce mai a farci interessare davvero alla sorte dei personaggi, anche a causa di evidenti buchi di trama.
Le interpretazioni sono solide: Bill Skarsgard riesce a recitare senza maschere prostetiche e Hopkins si affida alla sua voce riconoscibile. Dispiace che, una volta in scena, non attinga maggiormente al suo lato “Lecter”. Il conflitto tra i due sembra spesso forzato e Eddie risulta difficile da percepire come una vera vittima, anche quando il film cerca di sfruttare in modo piuttosto discutibile la figura della sua giovane figlia (un espediente che risulta particolarmente sgradevole).
Girare un film con tali vincoli è un’impresa adatta solo a chi possiede una visione cristallina e una grande capacità di estrarre tensione da una situazione tanto forzata. Yarovesky, già autore dell’insuccesso Brightburn, sembra aver preteso troppo da sé stesso. I semi di un piccolo thriller ad alta tensione ci sono, ma non germogliano mai del tutto. Il risultato finale è profondamente deludente e non basta qualche momento ben riuscito a salvarlo.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Locked:
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