Voto: 7/10 Titolo originale: 未来のミライ , uscita: 16-06-2018. Regista: Mamoru Hosoda.
Mirai | La recensione del film animato di Mamoru Hosoda
26/09/2018 recensione film Mirai di William Maga
Il regista giapponese torna sulle scene dopo tre anni per un racconto intimo ed emotivo bagnato di fantasy, incentrato sull'importanza della famiglia e della comprensione di coloro che ci stanno accanto
Mentre la – momentanea (e prolungata) assenza dalle scena dello Studio Ghibli ha visto Mamoru Hosoda regolarmente incoronato come il nuovo re dell’animazione giapponese, è piuttosto alla Disney-Pixar che si guarda nel montaggio di apertura di Mirai (未来 の ミ ラ イ), presentato in anteprima mondiale nella sezione Quinzaine des Réalisateurs all’ultimo Festival di Cannes. Raffigurando la gioiosa nascita di un bambino attraverso una serie di fotografie, il 51enne inizia un altro racconto multi-generazionale di una famiglia giapponese attraverso la lente della fantasia e dell’immaginazione. In un certo senso si tratta del suo film più diretto, ma forse anche uno dei più personali.
Kun, un bambino di quattro anni capriccioso e ossessionato dai trenini (doppiato in originale dalla 18enne Moka Kamishiraishi) è stupito dall’arrivo di una sorellina, che i suoi genitori (Gen Hoshino e Kumiko Aso) hanno deciso di chiamare Mirai (che significa “futuro”). Non più al centro del mondo, il piccolo inizia così a lottare con il nuovo posto che dovrà da lì in avanti assumere all’interno della famiglia.
Il giardino sul retro della casa diventa presto un luogo magico, capace di aprirgli nuovi e fantastici mondi, permettendogli di vedere – e comprendere – la prospettiva dei suoi genitori e dei suoi antenati quando anch’essi erano più giovani. Tra questi inaspettati ‘visitatori’, ci sarà anche una versione di sua sorella minore proveniente addirittura dal futuro (Haru Kuroki).
Non troppo diversamente da un maestro del passato come Yasujirō Ozu o, più recentemente, Hirokazu Kore-eda, l’abilità di Mamoru Hosoda è sempre stata quella di creare racconti che esaminassero le intersezioni del Giappone contemporaneo con i valori tradizionali della famiglia. Soltanto che, al contrario dei due colleghi, lui getta nella mischia anche viaggi nel tempo e regni esotici.
Come ha spiegato lo stesso regista in una recente intervista, Mirai combina effettivamente un certo numero di temi trattati già in precedenza, come la “gioventù” (e il viaggio nel tempo) di La ragazza che saltava nel tempo, gli aspetti “familiari” di Summer Wars, la “maternità” di Wolf Children – Ame e Yuki i bambini lupo e la “paternità” di The Boy and the Beast.
Si tratta chiaramente anche di una storia personale/autobiografica per Mamoru Hosada stesso, seguita alla nascita del suo secondo figlio. Se apparentemente segue Kun, il film vede anche il regista lavorare su alcune delle sue riflessioni sull’essere padre. Per conferire maggiore autenticità, Hosoda ha utilizzato dialoghi e frasi pronunciate da sua moglie per quella che a tutti gli effetti è il di lei avatar sullo schermo, ritraendola stressata e sopraffatta dalla mancanza di supporto. La stessa controparte di Hosoda, ovvero il padre / architetto, incline alle distrazioni dal troppo lavoro, gradualmente arriva a comprendere che tutti quegli elementi di angoscia famigliari “si sommano per arrivare a renderci ciò che siamo“.
Mentre Kun impara che i suoi genitori hanno avuto problemi simili ai suoi, e trova altri modelli di riferimento maschili in una versione giovane di suo nonno (l’incomparabile Kōji Yakusho), il team di animatori di Mirai cambia il proprio stile per abbinarli. Per cominciare, Kun è uno dei più adorabili ed energici giovani protagonisti mai visti in un film d’animazione, con un catalogo di espressioni facciali che rispecchiano le innumerevoli emozioni che si provano a quattro anni. L’abitazione della famiglia, progettata con severi criteri architettonici e di design, è uno spazio complesso ed elegante, dove l’attenzione ai dettagli non è certo stata trascurata. I libri del periodo Bauhaus riempiono gli scaffali e anche il software sul MacBook appare autentico.
Quando Kun entra nel giardino, gli animatori danno invece sfogo a tutto il loro catalogo. Il bambino prima si trasforma in un cane, poi si tuffa in un paesaggio acquatico e infine vola sopra la città. Ogni epoca che Kun visita è caratterizzata da una palette di colori ben distinti, come si vede bene dall’ambientazione post-bellica della timeline del nonno. Mirai culmina in una miscela abbagliante di CGI e animazione tradizionale in una sequenza prolungata nella stazione di Tokyo, un labirinto escheriano di orologi e treni.
Potrebbe forse risultare un po’ terrificante per il pubblico più giovane, dato che Kun e Mirai sono attratti dal bagliore rosso di un ‘treno proiettile’ vivente. Eppure è rapidamente seguito da un innovativo viaggio lungo l’ ‘album di famiglia’, un albero genealogico digitale che ricorda l’estetica di Summer Wars, in cui ogni linea si connette a una foglia che rappresenta uno stadio della vita. Takagi Masakatsu torna qui a collaborare con Mamoru Hosoda per la vivace colonna sonora, catturando bene il mistero e la meraviglia della gioventù.
In definitiva, Mirai potrebbe essere letto come un aggiornamento di un racconto morale di Charles Dickens, ma uno di quelli incredibilmente affascinanti. Il regista giapponese non si prende troppe possibilità narrativamente, ma trova comunque un modo accessibile e universale di esplorare la complessa relazione tra bambini e genitori. Se non altro, potrebbe semplicemente ricordarci di essere un po’ più gentili nei confronti dei nostri genitori e fratelli, poiché non si può mai sapere quando uno di loro potrebbe venirci a fare visita dal futuro.
In attesa di vederlo nei nostri cinema il 15, 16 e 17 ottobre prossimi (segnatevi queste date perchè non avrete altre occasioni prima dell’uscita di DVD e Blu-ray), di seguito trovate il trailer italiano di Mirai:
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