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Voto: 4/10 Titolo originale: Patient Zero , uscita: 14-09-2018. Regista: Stefan Ruzowitzky.

Paziente Zero: la recensione del film bio-horror di Stefan Ruzowitzky

15/08/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Natalie Dormer, Matt Smith e Stanley Tucci sono i protagonisti di un horror post-apocalittico strampalato e senza inventiva che ruota attorno a un uomo che sussurra agli idrofobi

patient zero film 2018

Maldestro tentativo di mostrare sotto una differente prospettiva il trito scenario post-apocalittico da catastrofica epidemia (di rabbia in questo caso), Paziente Zero (Patient Zero) di Stefan Ruzowitzky (Il falsario – Operazione Bernhard) non solo non riesce a portare avanti le singolari e a tratti ridicole premesse, ma risulta anche indigesto nonostante la sua durata più che ragionevole (86 minuti circa).

Una cinematografia sin troppo nutrita ha nel tempo esplorato il celere declino della civiltà a causa di una qualche letale pandemia, capace di tramutare buona parte dell’umanità in ipercinetici predatori contro cui i pochi sparuti superstiti cercano di combattere. Siano i carnefici degli affamati zombie o solamente dei semplici infetti, lo sviluppo di tale tipo di film è pressoché sempre lo stesso: un manipolo di fuggiaschi, un gruppo di inseguitori iper-aggressivi, qualche peregrinazione, parecchi morsi, altrettanti morti e/o trasformati. In generale, comunque, viene quasi ogni volta regalato un certo intrattenimento – seppur il materiale non sia esattamente originalissimo – e qualche sano attimo di violenza.

Poi ci sono le eccezioni, filiazioni intellettualoidi del medesimo sottogenere che si discostano dall’elementare azione per dar vita a una qualche più meditata riflessione sull’argomento. Esempio interessante, seppur un po’ troppo lacrimevole e lento, è il recente The Cured di David Freyne (la recensione), in cui si ipotizzava che venissero guariti quelli che erano stati contagiati e che, tornati in loro stessi, dovessero cominciare a convivere con le terribili azioni commesse involontariamente durante lo stato di alterazione e con il seguente disprezzo della società.

Lungi dall’essere apprezzabile come il suddetto, Paziente Zero si sviluppa invece su presupposti ben meno problematici: il mondo è al tracollo e in una base segreta sotterranea i pochi scampati, un drappello di militari e un’equipe medica guidata dall’avvenente – quanto poco credibile – Dott.ssa Gina Rose (Natalie Dormer) cercano il ‘paziente zero’ (da cui il titolo) per sintetizzare una cura.

La storia è quindi ambientata quasi interamente tra le mura del laboratorio e della struttura, in cui uno alla volta vengono introdotti gli infetti – caratterizzati da vistose iridi gialle – per essere interrogati da Morgan (un petulante Matt Smith), ossia quello che potrebbe essere definito un portatore sano in cui la malattia non ha portato a spiacevoli effetti collaterali, ma solo alla utilissima comprensione del ferino lemma dei rabbiosi (!!). ‘L’uomo che parlava agli infetti’, insomma … Se l’incipit (le immagini da TG in apertura) vi avessero per sbaglio fatto pensare a qualcosa di vagamente simile a 28 giorni dopo, abbandonate subito ogni speranza dacché, a parte una scena finale mal congegnata, di inseguimenti, di azione e di splatter ce ne sono assai pochi e comunque poco edificanti.

patient zero film 2018 rattoBuona parte del minutaggio di Paziente Zero è al contrario così occupato: Morgan sceglie un disco in vinile (quanto è retro-chic!) che non solo manifesta i suoi raffinati gusti musicali, ma funge pure da ‘disturbo’ all’idrofobo di turno; poi con un gesto evocativo fa mettere in pausa l’accompagnamento sonoro e inizia l’interrogatorio, limitato a un ‘Chi sei?’ e a un ‘Quando hai contratto il morbo?’.

Per la gioia dello spettatore, a ciò si alternano convulsioni, scatti d’ira, sporadici incidenti sul campo e dipartite (giusto per far succedere qualcosa, ma l’empatia suscitata è pressoché nulla) e un’infinità di scambi di dialoghi da chiodi scritti dal ben poco ispirato sceneggiatore Mike Le (Dark Summer).

Giusto per darvi un assaggio senza incorrere in spoiler, uno dei ricercatori riesce ad alludere in una ‘battuta’ a un intrallazzo zoofilo con una scimmia come punto di origine dell’AIDS, oppure un infetto particolarmente senziente – il Professore (Stanley Tucci) – mentre fuma una sigaretta intavola un discorso in cui sostiene che gli assalti dei suoi simili poco si discostino dal cibarsi ‘di un pollo’ (il tutto con sguardo tanto serio quanto sagace) e che la rabbia sia in realtà l’espressione virale del malcontento montante nel cittadino medio (questa teoria avrebbe pure un suo fascino).

E non è finita qui. Si aggiungono alcuni dettagli da melodramma amoroso, tra cui incontri erotici clandestini, lacrimevoli flashback con frasi da Baci Perugina (del tipo, “T è per ‘tears’ [lacrime]: mi rendi talmente felice che non riesco a ricordare l’ultima volta che ho pianto”), un triangolo con due amanti – una sana e una infetta – con tanto di gelosie varie, gravidanza indesiderata e sacrificio finale.

A completare poi il variopinto panorama delineato in Paziente Zero, i rabbiosi, tutt’altro che sprovveduti, sono ben organizzati, hanno spie, sanno delle prodigiose doti di Morgan e hanno ideato un perfido piano per impedirgli di curarli (a quanto pare stanno benissimo a squartarsi a vicenda e a scorrazzare coperti di sangue e budella …). E per concludere? La ciliegina sulla torta è nientemeno un topo idrofobo e ipercinetico che saltellando minaccia la fuga dei nostri eroi!

Strampalato ensemble che in molti passaggi rasenta il surreale, Paziente Zero è in definitiva addirittura peggiore di alcuni prodotti low budget e poco fantasiosi (alla What We Become di Bo Mikkelsen per dirne uno recente a caso), col suo aspirare ad essere per forza diverso, ma non riuscendo in alcun modo a produrre un qualche spunto vagamente interessante, né tanto meno una storia avvincente o sensata.

Di seguito trovate il trailer internazionale: